Nel braccio di ferro tra sindaco e Consiglio comunale perde la città

Nel braccio di ferro tra sindaco e Consiglio comunale perde la città

Danila La Torre

Nel braccio di ferro tra sindaco e Consiglio comunale perde la città

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venerdì 31 Agosto 2018 - 10:02

Messina non può permettersi un sindaco ed un Consiglio che vivacchiano per 5 anni. Messina ha bisogno di soluzioni a problemi decennali, per risolvere i quali ognuno deve fare la sua parte con responsabilità e senso di appartenenza, non politica ma territoriale.

Il Consiglio comunale fa melina, il sindaco Cateno De Luca minaccia le dimissioni. Sulla costituzione dell’Agenzia del Risanamento e approvazione del relativo Statuto si consuma il primo strappo tra i due organi di Palazzo Zanca. E potrebbe essere uno strappo definitivo, se le annunciate dimissioni (VEDI QUI) dovessero diventare un atto formale da parte di De Luca.

Dalla seduta aperta di ieri sera è emerso chiaramente che Sindaco e Consiglio corrono a due velocità diverse sul tema del risanamento, che la città attende da ben 28 anni: il primo cittadino, promotore da deputato regionale dell’emendamento approvato dall’Ars che ha dato via libera alla costituzione dell’Agenzia, è convinto dell’assoluta bontà dell’operazione e vorrebbe tutto e subito per poter procedere allo sbaraccamento entro le due date da lui stesso fissate del 31 ottobre e del 31 dicembre; dal canto loro, i consiglieri pretendono garanzie sulle risorse economiche che la Regione dovrebbe erogare nell’immediato, vale a dire 500 mila euro, e manifestano non poche perplessità sulla creazione di quello che considerano l’ennesimo carrozzone politico, a loro dire utile più ad assegnare poltrone che non a gestire la definitiva liberazione di Messina dalle baracche.

Tuttavia, i consiglieri comunali, che pure hanno ricevuto la delibera sull’Agenzia di Risanamento lo scorso 17 agosto (VEDI QUI), ieri non si sono presentati in Aula annunciando emendamenti migliorativi, integrativi o cassativi del provvedimento sottoposto alla loro attenzione, ma con un ordine del giorno condiviso in maniera trasversale (firmato da 27 su 32 consiglieri), che sa tanto di atto politico, con cui il Consiglio ha voluto mandare un messaggio chiaro a De Luca: i tempi li dettiamo noi. E infatti hanno respinto anche la richiesta del primo cttadino di mettere a votazione la delibera sull'Agenzia di risanamento entro il 7 settembre.

Stando ai numeri di ieri, la prova di forza è stata vinta dal Consiglio Comunale. Ma la domanda che bisogna farsi è se in questo braccio di ferro tra sindaco e consiglieri comunali è la città a vincere o perdere. Secondo noi, la città perde. Così come il Consiglio comunale ha perso una buona occasione per dimostrare che – al di là della distanza politica dal sindaco – in quell’Aula si lavora per il bene di Messina e dei messinesi. In tempi celeri.

Dal 17 agosto, i consiglieri comunali – che a cavallo di ferragosto hanno sospeso l’attività per due settimane nonostante fosse iniziata da pochi giorni – avrebbero potuto studiare la delibera proposta dalla giunta De Luca, “smontarla” e “rimontarla” con gli emendamenti che la legge consente loro di proporre ( al momento non ne risultano agli atti della commissione competente, che si è già riunita due volte sull'argomento)). E invece l'unico atto prodotto sino ad oggi è un ordine del giorno (che non ha alcun effetto esecutivo né vincolante) per avanzare richieste al Governo regionale.

La momentanea situazione di stallo creata dal dibattito di ieri sull'Agenzia di risanamento (il Consiglio dimostrerebbe più coraggio politico a respingere il provvedimento se non pienamente convinto della legittimità o utilità dello stesso senza dilungare oltremodo i tempi del dibattito) ha provocato la reazione di Cateno De Luca, che nelle prossime ore dovrà dire alla città se le sue annunciate dimissioni sono frutto della rabbia del momento o se invece diventeranno effettive, spiegando eventualmente quando.

Non sappiamo cosa deciderà De Luca, ma di una cosa siamo assolutamente convinti: Messina non può permettersi un sindaco ed un Consiglio che vivacchiano per 5 anni. Messina ha bisogno di soluzioni a problemi decennali, per risolvere i quali ognuno deve fare la sua parte con responsabilità e senso di appartenenza, non politica ma territoriale. Siamo tutti su questa barca in mezzo a un mare in tempesta. Se affonda, affondiamo tutti.

Il Consiglio non si limiti a voler dimostrare di potere dettare i tempi del dibattito politico, solo per ribadire la propria forza numerica contro un sindaco che non ha neanche un consigliere comunale. E’ uno spettacolo desolante già visto nei cinque anni precedenti, e che ha fatto comodo a tutti a danno della città: ex sindaco, ex assessori ed ex consiglieri sono rimasti attaccati alle poltrone fino all’ultimo giorno senza dare risposte concrete ai messinesi su temi che attendono soluzioni ormai da troppo tempo.

Se il copione dev’essere lo stesso, allora è meglio che il sindaco De Luca passi dalle parole ai fatti e si dimetta. E lo facciano anche i consiglieri comunali (che comunque decadrebbero anche se fosse il solo il sindaco a presentare le dimissioni).

Danila La Torre

8 commenti

  1. La “colpa” è dei dipendenti fannulloni del Comune. Troviamo gli attacchini…. Che è meglio.

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  2. Giovanninachiti 31 Agosto 2018 13:02

    Come al solito in questa città quando qualcuno vuole fare qualcosa per il Bene della comunità c’è sempre qualcuno che ti mette il bastone tra le ruote.
    Sig. Sindaco non molli sappia che sta facendo un grande lavoro purtroppo la città è morta tanti anni fa è lei sta provando a farla rivivere, la strada è lunga ma non impossibile dobbiamo solo a mio dire amarla un pò di più e non sempre e solo criticarla è pur sempre la nostra terra perchè dobbiamo arrivare al punto di doverla abbandonare?

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  3. Non è più tempo di giocare… Messina è nel fango sotto più svariati aspetti e i nostri “signori del Palazzo” continuano a beccarsi solo perchè “servi sciocchi” di vecchi poteri nascosti. Cari “eletti”, finitela di danneggiare i messinesi solo perché le vostre “maglie” sono di colori diversi da quelle del sindaco De Luca. Non ascoltate i vostri “vate” politici, fare ragionare il vostro cervello. E’ giunto il tempo di collaborare, tutti, per cercare di rendere più vivibile Messina. Le “battaglie di colore” servono solo ai vecchi “tromboni”. Messina sta affondando ancor di più. I messinesi cercano risposte ai problemi “veri” di ogni giorno. Non perdete il vostro tempo, “signori eletti”, a litigare come le comari al mercato… senza cervello

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  4. La città aveva comunque già perso con i risultati delle ultime elezioni amministrative. Non si può sostenere un sindaco senza consiglieri. I consiglieri comunali non possono sotenere un sindaco che vuole decidere tutto da solo e subito. Qualcuno ha detto “Bisogna fare in fretta… ma non subito”

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  5. A conti fatti dimettendosi adesso il signor sindaco ci lascerebbe senza scuole e con ATM notevolmente depotenziata. Sarebbe un capolavoro di egoismo.

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  6. E’ assolutamente sbagliato il piano di sbaraccamento del sindaco; completamente slegato dal contesto socio-economico e dall’emergenza-urgenza. Le case da acquistare vanno ricercate con criteri minimi; se si trovano in edifici troppo vecchi, questi vanno demoliti immediatamente altrimenti vanno ristrutturate per consegnarle a norma di legge.

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  7. Chiaramente impossibile da rispettare i tempi dettati dal Sindaco….ma questo consiglio comunale non è migliore del precedente che ha bocciato a tutti noi l’allungamento del debito a vent’anni invece che a dieci….solo per fare un dispetto ad Accorinti…la storia squallida si ripete sulle nostre spalle….interessi personali o di partito che vengono prima degli interessi della gente….che però non dimentica più quando va a votare….consiglieri di professione non sono stati più rieletti e hanno dovuto cercarsi un lavoro vero…..accadrà anche per voi

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  8. Il buon Gioveni che ha ritrovato improvvisamente la via del voto, dopo averla smarrita a favore dell’assenteismo di parte, purtroppo la smentisce in parte. Adesso cime San Paolo sulla via per Damasco si è riscoperto presente e votante. Quando le direttive vengono dall’alto il buon discepolo risponde alla chiamata.

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