Messina. Un'esibizione apprezzata per i concertt estivi dell'asssociazione musicale Filarmonica Laudamo
Come ormai da tradizione consolidata, grazie alla collaborazione della rete Amur “Le Dimore del Quartetto” e “Musica con Vista”, associazione che tende a favorire la formazione dei giovani quartetti d’archi e, al contempo, a valorizzare il patrimonio artistico del Paese con l’utilizzo di dimore storiche, l’Associazione musicale Filarmonica Laudamo, oltre ai numerosi concerti programmati durante la stagione, anche quest’anno ha incluso alcuni concerti estivi presso la “Villa Pulejo”, splendida location, di fine ‘800, ove dietro i musicisti si può ammirare il superbo e imponente ficus Magnolia piantato nel 1860 in onore dello sbarco garibaldino in Sicilia.
Per tale rassegna, mercoledì scorso, si è esibito il Quartetto d’archi “New Era Quartet”, composto da Kristina Mlinar e Teodora Kalicanin al violino, Daniele Valabrega alla viola e Alessandro Pietro Dore al violoncello.
Il concerto è stato preceduto da un piacevolissimo aperitivo (su prenotazione), nel giardino della Villa.
Il monumentale Quartetto in fa maggiore op. 59 n.1, il primo dei tre quartetti che Ludwig Van Beethoven dedicò al conte Andrej Rasumovskij, previsto originariamente in programma, è stato sostituito con il Quartetto op. 77, n. 1, in sol maggiore, di Joseph Haydn.
Si tratta di uno degli ultimi dei circa 80 quartetti composti dal “Padre del Quartetto” come giustamente viene definito Haydn, il primo a definire compiutamente questa forma di musica da camera, nel senso dell’indipendenza dei quattro strumenti che dialogano fra loro.
Il primo tempo del quartetto, “Allegro moderato” si basa su un elegante tema a ritmo di marcia, magistralmente sviluppato in forma di sonata, ove sovente il primo violino assume il compito di strumento concertante sempre ricco di piccole sorprese, sia ritmiche che strutturali, tipiche di Haydn.
Anche nel secondo movimento “Adagio”, il Primo violino ha una funzione predominante, nello sviluppo assai complesso del brano.
Il terzo movimento, “Menuetto. Presto e Trio” è caratterizzato da una notevole velocità, che lo avvicina più allo “Scherzo” beethoveniano che non al classico minuetto.
Il “Finale. Presto” è una sorta di rondò, dal ritmo frenetico e dal carattere virtuosistico, di difficile esecuzione.
Confermato per il resto il programma, che ha previsto brani assai intensi e drammatici, tutti in tonalità minore, appartenenti alla musica cameristica del romanticismo musicale tedesco.
Dopo Haydn i giovani musicisti hanno eseguito il celebre “Quartettsatz” in do minore D. 703 di Franz Schubert. Si tratta del primo movimento di un quartetto rimasto incompiuto, come tante altre opere di Schubert, ma basterebbe da solo a darci un’idea dell’eccezionale ispirazione del musicista austriaco. Angosciante e drammatico, grazie anche alla tonalità di do minore, presenta due meravigliosi temi principali, il primo sottilmente inquieto e misterioso, il secondo più lirico e affettuoso. I due temi sono trattati in maniera assai libera, con un insistito utilizzo del tremolo, che gli conferisce quel carattere febbrile, di grande potenza espressiva, tale da doversi considerare senz’altro uno dei grandi capolavori di Schubert.
Infine gli artisti hanno eseguito il Quartetto n. 2 in la min. op. 13 di Felix Mendelssohn. Spesso si dimentica che Mendelssohn, forse più di Mozart e Schubert, fu un eccezionale “enfant prodige”, che già in giovanissima età compose alcuni dei suoi capolavori, come ad es. l’Ottetto per archi e l’Overture del “Sogno di una notte di mezza estate”. Il Quartetto n. 2 in la min. fu composto all’età di 18 anni, e vede il musicista tedesco addentrarsi con successo nel difficile ambito del quartetto d’archi. Nel primo movimento l’”Allegro vivace” viene preceduto da un “Adagio” tratto da un lied di sua composizione: “Ist es wahr?” (è vero?), il cui tema verrà ripreso nell’ultimo movimento. L’”Allegro vivace”, ove arde l’inconfondibile spirito romantico del compositore, lascia il posto, nel secondo movimento, ad un “Adagio non lento”, caratterizzato soprattutto da un malinconico tema sviluppato in forma di fugato, ove il giovane musicista si trova perfettamente a suo agio nell’arte del contrappunto alla maniera di Bach (proprio in quel periodo Mendelssohn ebbe il merito di far rivivere la Passione secondo San Matteo di Bach).
Il terzo movimento, “Intermezzo: Allegretto con moto”, ha la forma di un lied cantabile, alternato ad un tempo più brillante e veloce
Il “Presto” finale è un movimento dal ritmo frenetico, che però, quasi in forma ciclica, contiene anche i temi del secondo movimento – il fugato – e del primo, in particolare l’adagio, introduttivo del primo movimento, con il quale, in maniera quasi enigmatica, si conclude questo giovanile capolavoro.
Buona la prova dei giovani artisti, molto immedesimati nei brani, eseguiti con rigore ma anche con una notevole personalità, considerata la giovane età, e con quella “gioia2 di fare musica, così importante nella musica da camera.
Molto applauditi dal numeroso pubblico, il quartetto ha eseguito una canzone popolare bosniaca, paese originario del primo violino Kristina Mlinar, che ha anche intonato a voce la melodia, brano incluso in un progetto futuro dei musicisti, incentrato sulla musica popolare slava.
