Nicolosi: Sirina di Taormina. Una sfida per diventare ciò per cui era stato ideato

Nicolosi: Sirina di Taormina. Una sfida per diventare ciò per cui era stato ideato

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Nicolosi: Sirina di Taormina. Una sfida per diventare ciò per cui era stato ideato

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venerdì 16 Aprile 2021 - 09:18

La riflessione dell'esperto in progettazione di strutture sanitarie complesse Stefano Nicolosi

Una recente esperienza personale presso l’ospedale San Vincenzo di Taormina, UTIC – Cardiologia, mi induce a qualche considerazione, aiutato in ciò da una lunga pratica professionale di Esperto in progettazione di strutture sanitarie complesse. Il tutto senza tacere sulle luci e le ombre di tale ospedale e, tuttavia, in una visione costruttiva e prospettica senza volere dare giudizi offensivi per nessuno. Una testimonianza insomma.

La struttura sanitaria in Sicilia presenta ormai lacune ed approssimazioni che vanno corrette in tempi rapidi e certi. La pandemia del Covid – Sars 19 ha acuito il disagio dei reparti di normale assistenza e cura ed ha fatto emergere le deficienze strutturali della rete ospedaliera già ampiamente presenti prima della pandemia.

In questo quadro si inseriscono i vari punti di eccellenza nella diagnostica e cura presenti in Sicilia e non adeguatamente sostenuti dalla politica che viceversa utilizza la sanità come campo di battaglia politica ed elettorale anche con un ingressi a “gamba tesa” negli equilibri di primariato dei Dipartimenti, della unità operative complesse e funzionali, sicchè spesso le professionalità emergenti sono il frutto di impegno personale, utilizzate ma mantenute ai margini dei primariati e delle posizioni apicali. Da qualche anno, infatti, si intrecciano alleanze scellerate tra la politica ed i baronati in perenne lotta fra di loro.

Si i baronati! che qualcuno aveva dato per morti ed invece oggi sono più vivaci di prima, e con l’ausilio del sistema politico, di fatto condizionano l’assetto operativo/funzionale delle ASP e dei presidi ospedalieri. Chi scrive non ha alcun interesse allo “scandalismo di maniera” ma ad evidenziare un percorso costruttivo per la sanità Siciliana.

Orbene fra le eccellenze nella sanità siciliana occorre annoverare il presidio ospedaliero San Vincenzo di Taormina, ormai unico punto di riferimento tra Catania e Messina e parte del loro entroterra, per tale ragione merita una considerazione particolare in termini di dotazione finanziaria e di rafforzamento delle professionalità esistenti e questo ora non domani.

Il bacino di utenza dell’ospedale Sirina di Taormina è ormai paragonabile a quello di un grande ospedale metropolitano, la composizione delle patologie presenti nel territorio necessitano di un rafforzamento interdisciplinare e interdipartimentale di vasto orizzonte, riprendendo i criteri posti a base, agli inizi degli anni ottanta dalla Commissione sanità dell’ARS integrata da alcuni tecnici, fra i quali immodestamente il sottoscritto, in sede di “ Recepimento della Legge 883 e del conseguente piano di “territorializzazione delle strutture ospedaliere e sanitarie “.

Già in quella sede si individuarono i criteri ispiratori della organizzazione innovativa dei c.d. “presidi ospedalieri generali” che a molti innovatori suona come un termine obsoleto e viceversa introduceva il principio dell’aderenza dell’attività di un presidio ospedaliero in rapporto a tutte le patologie presenti nel territorio di riferimento: E’ questo il futuro del Sirina di Taormina!:

I primi a dover condurre con forza tale rivendicazione dovranno essere proprio i sanitari del Sirina, tenuto conto che è oramai evidente che il cronico sottofinanziamento del Ssn sta lentamente determinando una pericolosa centralizzazione delle politiche sanitarie regionali in Sicilia finalizzate al “controllo” degli erogatori di spesa del Ssn, a ciò si aggiungano gli enormi sprechi in termini strumentali e perfino sprechi nascosti nella c.d. spesa corrente.

I medici ed i dirigenti del Sirina abbiano uno scatto di orgoglio e si propongano come Cluster ospedaliero di alta specializzazione e cura con diramazioni nel territorio per quanto concerne la prevenzione.

Il territorio di riferimento dell’ospedale Sirina di Taormina conta ben 79 Comuni con una popolazione di circa 237/250 mila abitanti una città metropolitana!, che in estate raddoppia per via del carico antropico turistico. Non accada più, come 2 anni orsono, per testimonianza personale, che 13 turisti olandesi decidano dopo 5 ore di attesa al Pronto Soccorso di chiamare un taxi e farsi portare a Catania!

Il Pronto Soccorso ospedaliero è una Struttura clinica fondata su un’organizzazione altamente complessa che garantisce esclusivamente il trattamento specializzato delle emergenze/urgenze ovvero quelle condizioni patologiche che richiedono una risposta rapida, a volte immediata, che necessitano cioè di interventi diagnostici e terapeutici in tempi veloci. In atto il pronto soccorso del Sirina è molto lontano da questa capacità operativo/funzionale

La programmazione dei posti lettoLa Legge Balduzzi del 2012 indica l’obiettivo di portare gradualmente al 3,7‰ abitanti il numero di posti letto per pazienti acuti e post-acuti (lungodegenze e riabilitazione). Il dato è preoccupante perché rappresenta una delle dotazioni più basse nella realtà europea (Media EU 27= 5,5 per mille abitanti).

È noto dalla letteratura scientifica che indici di occupazione dei posti letto superiori all’80-85% ed un elevato turnover dei pazienti incrementano la diffusione delle malattie infettive e la mortalità intraospedaliera per la minore attenzione rivolta ai casi complessi da parte delle équipe mediche ed infermieristiche che lavorano sotto stress.

Per quanto sopra l’ospedale Sirina di Taormina dovrebbe in posti letto, tarati al 3,7 per mille della popolazione di riferimento, non inferiore a 800 complessivi in degenza e non meno di 120 posti in terapia intensiva e rianimazione.

Monitoraggio – verifica e correzione laddove occorre dell’aderenza ai LEA. Occorre un confronto dinamico con il Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza come previsto dal decreto del ministro della Salute , cui è affidato il compito di verificare l’erogazione dei LEA in condizioni di appropriatezza e di efficienza nell’utilizzo delle risorse, nonché la congruità tra le prestazioni da erogare e le risorse messe a disposizione dal Servizio Sanitario Nazionale e regionale.

1)Uno studio serio sulla morbilità nel territorio di riferimento con il conseguente rafforzamento delle discipline esistenti e la creazione di nuovi reparti il tutto organizzato in Unita Operative Complesse ed in Dipartimenti di indirizzo coordinamento e cura.

In particolare andrebbe rafforzato il già ottimo reparto di oncologia poiché da un’osservazione della realtà territoriale si registrano forme tumorali rare, asincrone rispetto al resto della Sicilia, tranne le aree interessate da impianti industriali di lavorazione chimica.

Sempre sul piano delle discipline andrebbe rafforzato il reparto, già di eccellenza di cardiochirurgia pediatrica attraverso la creazione di un Dipartimento integrato di cardiologia, cardiochirurgia adulti e pediatrica, cardiologia interventistica e non e chirurgia toracica.

Quest’ultimo Dipartimento merita un approfondimento: L’invecchiamento della popolazione di riferimento ha visto aumentare le patologie legate al sistema circolatorio ed a quello polmonare. L’attuale struttura di cardiologia, opera con livelli molto alti di risoluzione delle patologie riguardanti le aritmie cardiache e quanto ad esse connesse.

Andrebbero rafforzate le funzioni di diagnosi e cura concernenti inerenti fra le altre l’ictus, l’Infarto del miocardio, l’Ipertensione arteriosa, tutte le malattie connesse alle valvole cardiache,ecc.

Il tutto dentro un dipartimento che includa la chirurgia toracica con tutte le patologie ad essa connesse. Orbene una ristrutturazione così complessa non può non avere dei “costi”, in primo luogo l’assoluta qualità professionale dei primari e dei dirigenti medici con un’inserimento di figure professionali di riconosciuta capacità.

Un passo indietro dei sanitari non adatti ad una struttura così complessa senza innescare pretese di scalata di posizioni apicali. Una profonda e radicale ristrutturazione e riqualificazione del personale infermieristico, vero tallone d’Achille, di molti reparti, quelli che conosco personalmente, la valorizzazione di alcune figure di coordinatori infermieristici (ex capisala) , ve ne sono alcune di grande valore professionale. Il personale infermieristico in atto lavora non per sempre missione professionale tralasciando spesso la dedizione, il garbo, la professionalità, la capacità di assistere con competenza i sanitari impegnati nei reparti.

In conclusione l’attuale Sirina di Taormina deve superare la concezione che piccolo è bello basta fare incetta di D.R.G, (diagnosis-related group), tanto caro alla politica, e proiettarsi lungo un percorso che lo renda punto di riferimento interdisciplinare e di ricerca applicata, un sito,insomma, dove non vi è spazio per i mediocri.

Non pretendo di avere una visione esaustiva, ma la pandemia ci sta insegnando che tutto non può restare come prima. Non pretendo che si sia d’accordo con l’impostazione postulata, ma ricordo che la pandemia ha interrotto un processo di occupazione della sanità italiana da parte di potenti gruppi stranieri, se vogliamo questo……………

Dott. Stefano Nicolosi

Esperto in progettazione di strutture sanitarie complesse. Consulente giuridico d’impresa

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