Il comitato "Vogliamo l'acqua dal rubinetto!" invoca la mobilitazione "contro le intenzioni della Regione siciliana". Critiche anche all'Amam
MESSINA – “I sindaci del territorio messinese si sono già espressi contro la privatizzazione dell’acqua. E devono reagire. Esprimiamo la nostra preoccupazione per la notizia che la commissaria regionale dell’Ati di Messina stia lavorando al terzo bando per la ricerca del socio privato di Messinacque spa ed all’aggiornamento del piano d’ambito. Nonostante la posizione contraria espressa più volte dai primi cittadinia e dalla popolazione del messinese, la Regione insiste con la privatizzazione del servizio idrico del nostro territorio, che esautorerebbe i Comuni dalla gestione della propria risorsa idrica”. A sostenere questa posizione è il comitato “Vogliamo l’acqua dal rubinetto!”.
“Ma cosa stanno facendo il sindaco di Messina e gli altri primi cittadini contro la privatizzazione dell’acqua?”
E ancora: “Le nostre preoccupazioni aumentano inoltre nel pensare che l’aggiornamento del piano d’ambito potrebbe significare un aumento dei costi e quindi un aumento della tariffa a carico dei cittadini.
Per non parlare del destino di Amam, destinata alla liquidazione con l’avvio di Messinacque spa e con inevitabili conseguenze per i lavoratori dell’azienda comunale. Ma cosa stanno facendo il sindaco di Messina ed i primi cittadini del messinese per scongiurare tali rischi e opporsi decisamente a quella privatizzazione contro cui per anni si sono battuti a fianco del Movimento per l’acqua pubblica?”.
“Amam non rende noti i dati sulla qualità dell’acqua a Messina”
Il comitato “Vogliamo l’acqua dal rubinetto!” è “deciso ad alzare nelle prossime settimane il livello della mobilitazione per il mantenimento in mani pubbliche della gestione dell’acqua e per garantire un servizio idrico adeguato alle necessità della popolazione. Al riguardo siamo purtroppo costretti a evidenziare che non sono stati ancora resi pubblici dall’Amam i dati sulla qualità dell’acqua distribuita in città, che avevamo richiesto lo scorso dicembre con pec, e con un sit-in davanti ad Amam a metà gennaio.
Ci riserviamo di ricorrere all’Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, n.d.r.) per fare rispettare un obbligo di legge e a organizzare un ulteriore momento di protesta davanti la sede di Amam”.

Sarà la fine, perché con un privato
(Uno solo, e che ha anche fatto cambiare le condizioni economiche, cioè più guadagno per lui o non partecipava), pagheremo tantissimo per avere l’acqua.
Mentre in altre città e paesi, hanno cacciato, letteralmente, le società private e rimesso una società comunale, pubblica. Risultato: ridotto del 100%, il prezzo pagato.
L’acqua e’ un bene pubblico e non puo’ e non deve essere privatizzato.