L'opera del compositore catanese riletta dal jazzista sardo e dall'Orchestra del Mediterraneo per il Bellini Context a Messina
MESSINA – “La Norma è già un’opera jazz, perché vive di respiro, di silenzi e di improvvise aperture. Non ho fatto altro che darle una voce diversa, senza tradirla”. Così Paolo Fresu sintetizza lo spirito del lavoro eseguito al teatro Vittorio Emanuele insieme al maestro Paolo Silvestri e l’Orchesta jazz del Mediterraneo, per la serata clou messinese del Bellini Context 2025.
Opera e jazz

Un progetto che parte da lontano, quello che getta un ponte tra jazz e opera attraverso la ripartitura della più celebre opera di Vincenzo Bellini. “L’idea – spiega Fresu – nasce in Sicilia, dal contrabbassista catanese Nello Toscano, allora direttore dell’Orchestra. Insieme a Silvestri pensammo a un lavoro sul repertorio belliniano e alla fine scegliemmo di dedicarci alla “Norma”. Ci accorgemmo che era perfetta per il jazz: “Casta diva” ha una cantabilità che sembra scritta per la mia tromba”.
Lungo applauso del teatro messinese
Gremito dalla platea alla galleria, nonostante la caldissima serata, il pubblico del Vittorio tributa un lungo applauso ai virtuosismi di Fresu, che alterna la tromba al flicorno e dialoga in perfetta armonia con l’orchestra. Anche l’orecchio meno educato riconosce negli arrangiamenti di Silvestri gli echi della tradizione popolare, cui lo stesso maestro dichiara di aver attinto, a esaltazione dell’universalità dell’opera del compositore catanese.
Così come la disinvolta bravura del trombettista sardo lascia emergere l’impronta lirica dell’opera, a tratti enfatizzata nelle sue principali caratteristiche operistiche, a tratti trascinata nel canone jazz degli anni ’50.

In circa due ore di spettacolo, Fresu e Silvestri cavalcano letteralmente le arie della Norma: “Casta diva”, “Ite sul colle o druidi”, “Va’, crudele, al dio spietato”, “De! proteggimi, o dio: perduta io sono” e “Qual cor tradisti” e concedono un bis.
“Questa manifestazione ricorda che questa musica è jazz. Lo ripetiamo spesso col maestro Silvestri, ci sentiamo a casa. Il jazz è innamorato dell’opera, si capisce che i grandi jazzisti ascoltavano e amavano Bellini, Rossini… Si racconta che Amstrong si scaldasse in camerino, in canottiera, come se cantasse la Cavalleria Rusticana”, spiega Fresu prima di chiudere il concerto in cui, con la tromba, prende il posto della druida protagonista della partitura belliniana.
Un ponte tra generi musicali
Il riferimento dichiarato è il leggendario “Porgy and Bess” di Gershwin, reinterpretato da Miles Davis e Gil Evans. “Quel disco – confessa Fresu – mi ha insegnato che opera e jazz non sono mondi separati. Possono incontrarsi e creare un linguaggio universale. Con Bellini ho voluto dimostrare lo stesso: che la sua musica può respirare nel presente”.
Prodotto dal Teatro di Messina, con il sostegno dell’assessorato regionale al Turismo, “Norma in Jazz” vuole essere un atto di amore verso Bellini. “La musica non è un museo – conclude Fresu -. È un corpo vivo che cambia ogni volta che qualcuno la suona. Se anche una sola persona, ascoltando la mia tromba, sentirà Norma più vicina, allora il nostro lavoro avrà avuto senso”.

Bella serata, musica di alto livello……ma al Teatro pensano di risparmiare non accendendo l’aria condizionata e costringendo il pubblico a morire di caldo, incuranti della salute anche di persone avanti con l’età o magari cardiopatici che per amore della musica sono li’ presenti a gremire la platea. Peccato…