Vi propiniamo le riflessioni di Rosaria Brancato sulla vicenda del deputato del Pdl, che segna un vero e proprio spartiacque con il passato
Stavo guardando il Televideo ieri a mezzogiorno, quando nell’ultimora ho letto che la Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera ha detto sì alla richiesta avanzata dalla magistratura per l’arresto del deputato del Pdl Alfonso Papa, coinvolto nell’inchiesta sulla P4. Ho pensato ad un colpo di caldo, visto che a Messina si son superati i 30 gradi, invece avevo letto bene. Addirittura nel suo consueto parlare colorito Bossi ha detto, a proposito di Papa “In galera!!”. Alcune premesse sono d’obbligo: la Giunta non autorizza automaticamente l’arresto, che spetta alla magistratura, che nel caso di persone normali, che so, Pippo Rossi, arresta e basta, senza tanti preamboli. La Giunta dice che non esiste da parte dei giudici alcun “fumus persecutionis” nei confronti del deputato e che pertanto si può procedere con i procedimenti a suo carico. Nel caso di uno sconosciuto Pippo Rossi, ugualmente innocente, non c’è nessun “pari a lui” che possa bloccarne l’arresto adducendo che è un perseguitato dai magistrati. In secondo luogo il solo voto della Giunta non basta, occorre quello dell’intera Aula, fissato per mercoledì 20. Solo allora tutti i deputati, con voto segreto, potranno decidere se Papa è un perseguitato dai giudici o meno. Alcuni dati: in questa Legislatura la Giunta si è dovuta esprimere su 22 casi di autorizzazione a procedere e l’ha sempre negata. Perché, come ha spiegato il relatore del caso Papa, l’onorevole Francesco Paolo Sisto “come dice il Vangelo, non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”, singolare applicazione della legge degli umili al manuale Cencelli degli indagati. E infatti destra e sinistra si son scambiati negli anni il favore sul fumus persecutionis salvandosi gli uni con gli altri, in nome della fratellanza universale. Con il caso Papa si pone un precedente clamoroso, e Berlusconi lo ha ben compreso, al punto di chiedere a Bossi di cambiare idea in aula e votare per il no all’arresto. Il premier ha poi aggiunto “Così si crea un precedente, perché dopo Papa c’è Milanese e si torna al clima del ‘94”. Paradossalmente Berlusconi scorda che il clima di Mani pulite del ’94, iniziato due anni prima, a lui ha portato fortuna, perché sulle ceneri di quel “clima” lui ha posto le basi della sua ascesa. Ieri la casta ha autorizzato, per la prima volta dal 1994, inizio della Seconda Repubblica, un’autorizzazione a procedere. E’ un sì della sola opposizione, perché il Pdl ha lasciato la Commissione protestando e i 2 leghisti si sono astenuti. Vedremo cosa farà la casta mercoledì nel segreto dell’urna. In ogni caso il primo sì dopo quasi 20 anni di no fa notizia, se pensiamo, che, ad esempio, nella tanto vituperata Prima Repubblica le autorizzazioni concesse sono state 4 (il comunista Moranino, nel 1952, il missino Sandro Saccucci nel 1956, Toni Negri nell’83, Massimo Abbatangelo nell’84). Tornando all’attuale legislatura, iniziata nel 2008, finora le richieste dei giudici sono state 22, tutte negate. C’è una perla che merita di essere citata, il caso di Alberto Tedesco, senatore Pd. L’ex assessore regionale alla sanità della Giunta pugliese finì indagato per concussione, corruzione e falso. A indagini in corso giunse il paracadute salvaTedesco lanciato dal senatore Pd Paolo De Castro che si candidò alle Europee lasciando libero il posto al primo dei non eletti, guarda caso Alberto Tedesco, per il quale pende da febbraio la richiesta d’arresto. Il primo no del Parlamento italiano fu nei confronti di Concetto Gallo, del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia. Arrestato nel dicembre del 1945 dopo uno scontro a fuoco con i Carabinieri e accusato d’aver ucciso un sottufficiale, nel giugno del ’46 fu eletto deputato nell’Assemblea Costituente e scarcerato il 1 luglio. A settembre fu richiesta la prima autorizzazione a procedere nei confronti di un onorevole della neonata Repubblica. La Camera negò l’arresto. Concetto Gallo lottava per l’Indipendenza della Sicilia, per quello che era un suo ideale e per il quale era disposto anche a morire. Nessuno vuol giustificare i suoi gesti né entrare nel merito del suo caso. Ma c’è da notare come, 60 anni dopo, sono cambiate,e di molto, le tipologie delle richieste d’autorizzazione a procedere: si va dal traffico d’armi al terrorismo e i capi d’imputazione corrispondono al mutare dei costumi e dell’etica.Oggi le richieste sono per concussione, corruzione, abuso, falso, peculato. Non ci sono ideali, valori,dietro queste ipotesi di reato, perché dietro la concussione non c’è alcun nobile ideale se non l’accaparramento personale e lo svilimento dell’alta missione della politica. Non ho alcun dubbio sull’innocenza dell’onorevole Papa, come non ho alcun dubbio sull’innocenza del signor Pippo Rossi. L’unico dubbio che ho mi viene quando gli amici di Pippo Rossi non hanno alcun mezzo per impedire che la giustizia faccia serenamente il suo corso. Gli amici di Papa sì.
ROSARIA BRANCATO
