“Novecento”: un'originale versione corale della storia del pianista sull’oceano

“Novecento”: un’originale versione corale della storia del pianista sull’oceano

Tosi Siragusa

“Novecento”: un’originale versione corale della storia del pianista sull’oceano

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mercoledì 28 Giugno 2023 - 10:15

Merito della versione adattata e diretta da Daniele Gonciaruk. La prima al "Caio Duilio" di Messina

Nel cortile dell’istituto “Caio Duilio” è stato messo in scena “Novecento”, in una versione adattata e diretta dal messinese Daniele Gonciaruk. A recitare i 14 allievi della sua officina teatrale.

La recensione

Domenica 25 giugno, ultima replica serale della empatica, convincente e (per la prima volta) corale versione sulla leggenda del rifulgente “Novecento”, che il monologo teatrale omonimo, assai asciutto, datato 1994, di Alessandro Baricco, ha consegnato alla vita di finzione, con connessa consacrazione, specie dopo il fortunato lungometraggio del 1998, diretto da Giuseppe Tornatore, opera monumentale ispirata allo script citato, con la colonna sonora del compianto Ennio Morricone, che ne ha costituito l’anima.

Tante anche le successive riduzioni teatrali messe in scena, tutte più o meno intrise dell’atmosfera magica dell’opera di Baricco e della celeberrima opera filmica: il comune denominatore è comunque stato sempre la rappresentazione con pochi personaggi.

La performance in trattazione, invece, pur non avendo pretesa di realizzare una trasposizione integrale del testo, e consistendo peraltro in un “primo percorso di studio” ha colpito nel segno per l’originalità della versione corale, in uno all’accuratezza di ogni componente, dalla pregevole scrittura, alla sapiente direzione, entrambe riferibili a Daniele Gonciaruk, dalle interpretazioni, passando per la scenografia, i costumi e le musiche, elementi tutti con rimando ad uno scenario fiabesco.

Di precipuo pregio la location prescelta, davvero consona, il cortile interno dell’Istituto Nautico “Caio Duilio”, dotato di imponente albero maestro (ad evocare le pregiate tradizioni marinare della nostra Città), ambientazione attorno alla quale hanno preso corpo le scene.

Lodevole la resa degli attori non professionisti, allievi dell’”Officina Gonciaruk” che, guidati dal Maestro, hanno ben espresso,attraverso particolari congegnati meccanismi, le suggestioni connesse al Virginian, fra la fine degli anni 20 e gli anni 30, conducendoci, però, attraverso i ricordi, fino all’inizio del secolo breve, per rievocare l’esistenza surreale del neonato “Novecento”, abbandonato in fasce all’interno di una cassetta di limoni sul pianoforte del salone del transatlantico,e rammentandone la fine nel secondo dopo guerra in seguito alla causata esplosione del Virginian.

Una sorta di anime-fantasma quelle rappresentative dei passeggeri del transatlantico, appartenenti a varie classi (prima, seconda, terza) abbigliate in modo davvero appropriato con riferimento ai differenti ceti dell’epoca, e dunque in grado di attraversare il tempo, rendendo le mille sfumature dei personaggi, ma riuscendo al contempo a mantenere, attraverso la convergenza sull’incredibile leggenda del pianista, una dimensione unitaria.

La sapiente regia di D. Gonciaruk ha saputo imprimere l’alone magico opportuno alla storia di Danny Boodmann T. D. Lemon “Novecento”, preso in carico dal fuochista D. Boodmann, e, alla sua morte, accudito dal personale di bordo e ben voluto da tutti, anche con il passare del tempo, in ispecie dal trombettista Max Tooney, con il quale instaura un forte legame amicale. Gli anni trascorrono e Novecento, divenuto famoso quale esecutore di musiche affascinanti, mai sentite prima di allora, continua a far la spola sul transatlantico fra America e Europa, senza mai scendere sulla terra ferma. Invero, solo una volta ha provato a sbarcare dal Virginian, ma si è arrestato sulla passerella e, lanciando il cappello in acqua, è risalito. Avrebbe voluto vedere il mare dalla terra..in realtà ha però realizzato che il mondo fuori non è limitato come la tastiera del pianoforte o gli spazi di una pur imponente nave.

Last but not least, le belle musiche, che non hanno per lo più ricalcato quelle filmiche, come nel famoso passo della gara di Novecento con il supposto inventore del jazz, l’arrogante e esibizionista Jelly Roll Morton, messo in scacco, ove la spettacolare musica eseguita dal protagonista è il terzo movimento della Sonata “Al chiaro di luna” di Beethoven, o in “Una furtiva lacrima” da “Elisir d’amore” di Donizetti, o altre musiche, jazz e non.

In conclusione, la prima nazionale messinese della incisiva pièce, nella versione con adattamento e regia dell’artista concittadino D. Gonciaruk è stata meritatamente accolta da ripetuti applausi del numeroso pubblico presente.

Si è appreso che sarà in programmazione una seconda tipologia dell’opera, un altro studio con trasposizione integrale dello script, ma pensato più quale percorso solitario, pur inglobando le forti suggestioni dell’esperienza corale.

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