Inquietudine e rinascita nell'ultimo libro di Gianrico Carofiglio

Inquietudine e rinascita nell’ultimo libro di Gianrico Carofiglio

Laura Giacobbe

Inquietudine e rinascita nell’ultimo libro di Gianrico Carofiglio

giovedì 05 Dicembre 2013 - 10:21

Un romanzo dalle tinte forti perché, afferma l'autore, “le buone storie ed i buoni personaggi si incontrano nelle zone oscure della coscienza”.

Ci sono squarci a volte, ferite aperte e mai sanate, acquattate in fondo all’anima, che di tanto in tanto si palesano, con un dolore acuto e inaspettato, che ci immobilizza. Il passato è ciò che siamo, e per quanto ciecamente lo si desideri non si può scappare da qualcosa che è dentro di noi e che è parte della nostra stessa essenza. Tanto vale fermarsi ad affrontare i propri fantasmi, e provare magari a trarne qualcosa di buono.
Questa è solo una sintesi del messaggio che Gianrico Carofiglio trasmette al pubblico con il suo ultimo romanzo, “Il bordo Vertiginoso delle cose”, un viaggio vorticoso e affascinante nelle memorie di un uomo, che prova a ricostruire se stesso. L’autore, a quasi un anno dalla sua ultima visita a Messina, nel Marzo 2012, durante la quale presentò “Il silenzio dell’onda”, è stato ospite ieri del Cineauditorium Fasola per parlare del suo ultimo libro. Ad organizzare l’evento, la libreria Bonanzinga in collaborazione con il Rotary Club Messina.
Enrico Vallesi, il protagonista, è un uomo sconfitto, o più precisamente che si sente tale. Autore di un unico romanzo di successo, non ha saputo più mettere a frutto le sue doti e la sua carriera si è presto arenata. Da anni vive solo, lontano dalla sua città, che ha rinnegato in blocco insieme a quegli affetti dai quali non si è mai sentito capito né apprezzato. Ha un lavoro che gli da da vivere, ma non lo gratifica e anzi lo mortifica. Così, miseramente si trascina, giorno dopo giorno, giudice severo e implacabile di se stesso, e pure incapace di risollevarsi. Ma una mattina come tante, accade qualcosa. Un bar, un caffè, l’occhio buttato a caso su di un quotidiano, due pagine dispettosamente attaccate tra loro, a non volersi schiudere, e quell’insensata ostinazione a volerle scollarle. E poi di colpo quel dolore acuto, che parte dal fondo dell’anima. E’ il passato che torna a tormentarlo, con quei ricordi scomodi, opprimenti che gli piovono in testa e lo sommergono, e lo schiacciano. Così si muove, esce a cercare aria, comincia a vagare senza meta, per ripulire i pensieri e improvvisamente si ritrova in mano un biglietto di sola andata per Bari. Casa. Anche se lì una casa non ce l’ha più. Ha un fratello che non vede da anni, tante memorie e poche speranze di venirne a capo. Tuttavia, ormai il danno è fatto. Così comincia il suo percorso di guarigione, attraverso i luoghi testimoni della sua infanzia, un po’ cambiati eppure sempre uguali, dove passato e presente sembrano sovrapporsi. Enrico, moderno figliol prodigo, tra l’intimorito e il curioso va alla ricerca di quelle persone che, senza un vero motivo, aveva allontanato da sé, commosso di trovare calore dove si aspettava freddezza o indifferenza. Un percorso faticoso, “in parte eroico, in parte disperato”, che lo aiuterà a capire le cause di quel senso di inadeguatezza che non l’ha mai abbandonato ed ha condizionato l’intero corso della sua esistenza: l’appoggio mancato dei genitori, l’eterno confronto con il fratello, l’essersi sempre sentito il secondo figlio, l’altro, quello che non è venuto tanto bene; le sue passioni mai condivise per la paura di un rifiuto; l’incapacità di esprimere questi disagi; il desiderio spasmodico di ritrovare altrove quel calore e quell’approvazione, di cui comunque non può fare a meno. E da qui le scelte sbagliate fatte un po’ per caso, per istinto forse, alle quali comunque allora non avrebbe saputo dare una spiegazione e che ora scopre essere frutto delle delusioni che, più o meno consciamente, ha subito. Tutto questo salta fuori dalla voragine del tempo, insieme con i fantasmi di due incontri che, nel bene e nel male, hanno segnato in modo permanete l’animo del protagonista: quello con Salvatore Scarrone, il compagno più grande, che lo inizia al mondo della violenza e degli scontri armati tra fazioni politiche; quello opposto e parallelo con Celeste Belforte, la giovanissima insegnante di filosofia, attraverso il quale Enrico scopre la duplice forza dell’amore, inebriante e rinvigorente quanto violenta e distruttiva. Solo alla fine di questo cammino, qua e la popolato da strane, benefiche figure di passaggio, che appaiono a dispensare qualche buon consiglio per poi immediatamente dileguarsi, Enrico potrà gettare finalmente la maschera, venire fuori da quella corazza di ostentata sicurezza che si è tenuto addosso per tanti anni, ed essere finalmente se stesso.

Un romanzo dalle tinte forti perché, afferma l’autore, “le buone storie ed i buoni personaggi si incontrano nelle zone oscure della coscienza”. Carofiglio, con i suoi eroi imperfetti e tormentati, scava nelle crepe dell’esistenza, nei meandri della psiche. Va alla ricerca di quell’inquietudine che, a suo dire, è l’essenza della buona letteratura. L’essere umano è una creatura contraddittoria, afferma. Pertanto una storia, per essere credibile, deve essere capace di raccontare questa contraddittorietà, perché è proprio qui che si cela tutta l’umanità e la verosimiglianza del personaggio. Eppure questa cupezza nelle sue storie non è mai ostentata, ma sempre ben calibrata e illuminata dal sentore di una redenzione, dall’auspicio che tutti i pezzi del puzzle si ricompattino, anche se spesso, come in questo caso, viene lasciato a chi legge il compito di tirare le somme.
Cosa succede poi, dopo l’ultima pagina, quando il romanzo finisce?

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007