Centri commerciali naturali, Messina resta a bocca asciutta

Centri commerciali naturali, Messina resta a bocca asciutta

Centri commerciali naturali, Messina resta a bocca asciutta

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giovedì 01 Dicembre 2011 - 10:05

I negozi boccheggiano sotto i colpi della crisi e, nel frattempo, con il disinteresse delle istituzioni e della politica si perdono importanti opportunità di rilancio.

Mantenere vive, rinnovandone i contenuti, le ragioni di quel patto storico che lega la città al commercio. Ecco, in sintesi, il significato dei Centri Commerciali naturali (C.C.N.) il cui obiettivo è quello di coordinare ed integrare fra loro gli esercizi del commercio, dell’artigianato e i servizi in genere, attraverso una politica comune di sviluppo e di promozione del contesto cittadino. La collocazione ideale dei Centri Commerciali naturali è, generalmente, in quegli ambiti che presentano realtà commerciali che si affacciano su strade e piazze che si caratterizzano per il dinamismo di negozi, botteghe, bar, servizi e centri ed organismi culturali. È il tentativo di dare vita ad una rete che, da una lato, possa meglio reggere il confronto con la grande distribuzione e, dall’altro, offrire un servizio alla clientela, promuovendo un marchio e mettendo sul mercato un prodotto che sia perciò completamente diverso. Nell’Elenco regionale, pubblicato lo scorso Giugno, sono 134 i Centri riconosciuti dalla Regione Siciliana. Questi infatti hanno presentato entro il 30 novembre 2009, istanza di accreditamento e ora possono accedere a un bando *di finanziamento *da 20 milioni di euro. Messina è l’unica città capoluogo a non apparire. Tutta un’altra storia nella provincia dove sono ben 28 i centri riconosciuti. Gli altri centri siciliani sono così suddivisi: 30 in provincia di Palermo, 15 nell’agrigentino, 14 nel catanese, 12 a Ragusa e altrettanti a Siracusa, 8 nella provincia di Trapani e in quella di Enna e 6, infine, nel nisseno.

Tali Centri, secondo quanto stabilisce la normativa regionale (Norme di Attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 9 della legge regionale n. 10 del 15/09/2005 modificata dall'articolo 4 della legge regionale n. 21 del 08/11/2007), sono l'insieme di attività terziarie private fra loro vicine e comunque ricadenti in un ambito urbano definito che, agendo in rete come soggetti di un'offerta commerciale integrata, hanno lo scopo di: a) riqualificare l'immagine e migliorare la vivibilità urbana negli spazi in cui il Centro Commerciale Naturale opera; b) accrescere le capacità attrattive delle attività che ne fanno parte; c) migliorare il servizio offerto ai consumatori ed ai turisti. L’avviso pubblico, volto al reclutamento dei Ccn siciliani, era stato approvato nell’aprile del 2009 dall’assessorato regionale alla Cooperazione, Commercio, Artigianato e Pesca. Necessari, al tal proposito, almeno venti componenti, secondo quanto previsto dalla stesso decreto attuativo in cui si menzionano anche le specifiche attività che i Centri Commerciali Naturali sono autorizzati a svolgere, tra le quali: eventi, creazione e registrazione del marchio, promozioni-fidelity card, realizzazione delle vetrofanie, pieghevoli, calendari fotografici, registrazione del dominio internet, feste in occasione del Natale o di altre occasioni religiose e civili. Da sottolineare, inoltre che i Centri commerciali naturali, una volta accreditati, possono ricevere *per le loro iniziative* incentivi, sia economici che di supporto tecnico dalla Regione siciliana, dallo Stato, dall’Unione europea e anche dagli altri enti locali e territoriali con i quali hanno la possibilità di stipulare accordi per il perseguimento delle loro finalità, elaborando e realizzando iniziative per un comune marketing territoriale.

In una fase così critica per i negozi messinesi , come si è potuto farsi sfuggire un’opportunità del genere? «In quella fase, – ci risponde il dott. Michele Sorbera, direttore provinciale di Confesercenti Messina -, un’attenzione c’è stata. Noi abbiamo sollecitato diverse realtà commerciali della città, Via dei Mille, Provinciale, Via Palermo per esempio, però alla fine non è stato possibile portare a compimento questo percorso. Penso ci sia stata una notevole indifferenza del Comune, ente che, invece, in altre realtà, ha fatto da traino ai consorzi. Nessuno ha mai convocato alcuna riunione, nessuno se n’è interessato. C’è stata, però, anche una straordinaria *esitazione* da parte dei negozianti, una loro forte timidezza. Non hanno insistito davanti alla sordità della politica. E questo discorso vale soprattutto per realtà che già hanno sviluppato esperienze di richiamo, e l’isola pedonale di Via dei Mille ne è la prova, e che avrebbero potuto far valere un punteggio maggiore. E’ impensabile che paesi come Alcara, con 600 abitanti, siano riusciti a farsi riconoscere un Centro Commerciale Naturale e la città di Messina, con 250.000 abitanti non ce l’abbia fatta».

I negozianti di Via dei Mille, che dal 2003 sono riuniti nell’associazione MilleVetrine, sono concordi nell’affermare che, non partecipando, il centro cittadino ha perso molto. «Complice un brusco passaggio di direzione dell’associazione che presiedo solo da poco tempo, – ci racconta Mimmo Bruno, presidente di MilleVetrine – non si è potuto trovare un’intesa fra i tanti commercianti presenti nella zona. Va detto, però, che molto sinora è stato fatto per rendere la zona più appetibile. La pedonalizzazione della via e la promozione di numerosi eventi, nel periodo natalizio, vanno in tale direzione. Anche se nostro obiettivo, non ne facciamo mistero, è rendere Via dei Mille isola pedonale tutto l’anno. Quando si parlava di aderire o meno al progetto in questione, non è stato facile trovare un compromesso tra tante idee e nel frattempo i termini erano scaduti. Stiamo già lavorando, però, per aderire, nel prossimo anno ad altri bandi e già i progetti sono pronti». Resta scontato che i Centri commerciali naturali siano una boccata d’ossigeno per le piccole e medie realtà commerciali dell’Isola che attraverso questa iniziativa, già sperimentata con ottimi risultati in altre parti d’Italia, potranno trovare una nuova strada di guadagno in tempi di crisi. Quando si dice l’unione fa la forza. Sì, ma altrove. (CLAUDIO STAITI)

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