“Omaggio a Tindari” con l’insolita coppia Ovadia-Caccamo

“Omaggio a Tindari” con l’insolita coppia Ovadia-Caccamo

Tosi Siragusa

“Omaggio a Tindari” con l’insolita coppia Ovadia-Caccamo

giovedì 07 Agosto 2025 - 14:00

Sonorità, canzoni e parole d’eccellenza a Patti in una splendida perfomance

PATTI – Tindari Festival. Il 2 agosto, in Piazza Niosi, nel centro storico pattese, a cura di A.P.S. “Officine delle idee” (come spin off dell’evento XVI° Notte per la Cultura), si è tenuta la splendida performance di Moni Ovadia e Giovanni Caccamo, inserita nella Sezione “Tindari Special”, nel solco della 69sima Edizione del “Tindari Festival”. Nomina Sunt Consequentia Rerum, con direzione artistica di Mario Incudine.

I compagni di palcoscenico, l’istrione Ovadia e il brillante Caccamo, inscenando un armonico palinsesto – ideato con selezione dei testi da Nicola Tindaro Calabria, stimato studioso e depositario della memoria storica di Patti, che ha altresì curato la regia –  hanno offerto momenti di impagabile qualità, alternandosi nella resa di melodie canore e letture, che, come “ab initio” messo in luce dall’autore stesso, hanno avuto comune denominatore e trovato convergenza nella esaltazione della storia di Tyndaris, oggi frazione di Patti, che da un promontorio dei monti Nebrodi offre lo sguardo ai laghetti di Marinello; gli abitanti furono chiamati tindaridi o tindaritani in omaggio a Tindaro, re di Sparta e sposo di Leda, genitori di Castore e Clitemnestra, con Polluce ed Elena, avuti da Leda con Zeus, e dunque figli putativi di Tindaro. Tindari inizia la sua storia dal quarto secolo A.C. colonia greca, famosa per la battaglia navale della guerra punica del 257 A.C. e fulgida espressione anche in epoca romana fino al primo secolo D.C., e ad oggi con il Santuario della Madonna Nera, una Theotòkos bizantina Odigidria, rappresentata come Regina, Basilissa. Distrutta da una frana e due terremoti. è stata parzialmente riportata alla luce per mezzo di scavi dal 1838 e poi dal 1960 al 1998. Ammirevoli i resti delle antiche mura cittadine e lo splendido teatro.

Si è reso parimenti omaggio a studiosi e letterati che nei secoli hanno fatto a tale territorio pregiato rimando.

Alle ore 17, intanto, Moni Ovadia aveva previamente incontrato giovani e associazioni pattesi presso il mitico caffè Galante, di pregiato gusto Liberty, per un costruttivo dibattito e una consona condivisione del sentire in relazione agli accadimenti sconvolgenti che si continuano a dispiegare sullo scenario mondiale, ove quanto si sta consumando, soprattutto nella striscia di Gaza, si impone con carattere assolutamente emergenziale.

E uno dei più combattivi protagonisti dell’universo culturale del nostro Paese ha fortunatamente trovato modo di porsi, come sempre, quale esemplare espressione delle coscienze più illuminate.

Quanto alla rappresentazione ho trovato particolarmente valida l’articolata congerie di rimandi al territorio tindaritano, di ascendenze greche, (fondato da Dionisio I di Siracusa nel 396 A.C.) e altresì importante sotto il dominio romano. Voglio con ciò significare che il momento altamente culturale ha trovato peculiare “ratio” in questa nostra contemporaneità, che, come già messo in luce da Leonardo Sciascia, vede l’isola di Sicilia quale “metafora del mondo odierno”, facendosi espressione di una tendenza tragica – ancor più in una terra che ha dato i natali a Verga, Pirandello, Tomasi di Lampedusa, Sciascia e Camilleri, solo per citare alcuni fra i principali esponenti in ambito letterario – che vede la nostra regione ultima quanto alla lettura, in una sorta di isolamento desertificato, con rinuncia al primato in tale ambito. Leggere sembra non essere più reputato quale strumento culturale con il libro che ha cessato di essere a buon titolo sostanziale allocato nel solco del patrimonio culturale, quale espressione esponenziale di tale tipologia di demanio in guisa di variante “bibliografica”, e come tale con carattere di infungibilità e quale portatore di valori immateriali in termini di benessere (cfr. il giurista Salvatore Pugliatti).

Ben vengano allora serate in grado di dosare sapientemente la divulgazione e l’accurata ricerca delle fonti per venire incontro a quella domanda culturale ancora sussistente, che si confida continui ad essere opportunamente stimolata e nutrita in modo appropriato, per essere accresciuta in quantità e qualità.

Quanto a Giovanni Caccamo non si può che lodare per la poliedrica personalità di indiscussa versatilità, che è affiorata nel corso della intera esibizione: si sono frammiste sonorità e canzoni, ove l’artista è apparso in veste di cantautore, con le ben note melodie canore, ed altre che hanno visto lo stesso Caccamo imporsi quale autore o interprete, sovente di brani reputati mitici, quale l’omaggio al suo mentore, il compianto pigmalione Franco Battiato che dal 2012 (e per un decennio) lo ha posto sotto le sue ali protettrici, riconoscendone ed incentivandone la bravura. Caccamo ha anche con dovizia espressiva di navigato imitatore ripercorso la genesi del fatale incontro riproducendo fedelmente le battute del grande Battiato in tale contesto. La carriera dell’artista siciliano, con laurea in Architettura conseguita brillantemente, ma con la connessa professionalità mai esercitata per il prevalere della passione musicale e canora, non disgiunta da quella autoriale – come per le composizioni per Andrea Bocelli e Alice – è ad oggi oramai consolidata sulla scena nazionale, anche in virtù della vittoria sanremese.

La serata (ventosa) ha avuto altissimo indice di gradimento da parte del foltissimo pubblico presente, che non ha smesso di tributare applausi a questo “strano” duo, del tutto ben assortito, alla presenza anche dell’assessore alla Cultura dell’amministrazione pattese Salvatore Sidoti.

Questi antichi e contemporanei richiami per omaggiare la terra tindaritana hanno lasciato segno indelebile negli astanti.

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