Crack Demoter, scarcerato il commercialista Benedetto Panarello

Crack Demoter, scarcerato il commercialista Benedetto Panarello

Alessandra Serio

Crack Demoter, scarcerato il commercialista Benedetto Panarello

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venerdì 30 Gennaio 2015 - 23:45

Dopo 4 mesi ai domiciliari torna libero il professionista coinvolto nell'indagine suo fallimento pilotato dell'impresa di Carlo Borella, ex presidente dell'Ance. Aperto l'incidente probatorio.

Il Giudice per le indagini preliminari Maria Luisa Materia ha concesso la libertà al commercialista Benedetto Panarello, coinvolto nell’inchiesta Buco Nero sul fallimento dell’impresa Demoter. Il Giudice ha revocato i domiciliari disposti per il professionista alla fine del settembre scorso, quando andó in carcere il patron della società, il costruttore Carlo Borella.

Panarello è accusato in particolare della redazione di una perizia giurata sulla base della quale è avvenuto uno dei passaggi chiave, dalla Demoter alla Brik prima e la Cubo poi. Passaggi che secondo la Procura di Messina hanno soltanto fittiziamente spostato i beni della Demoter, rimasti in capo alla famiglia Borella, con l’unico obiettivo di far fallire la società madre vuota, e continuare a lavorare con le altre, alle quali venivano ceduti rami d’azienda attivi. Passaggi, peró, e questa è la contestazione al commercialista Panarello, realizzati sulla base di stime gonfiate rispetto al reale valore delle quote.
Una tesi che il legale del professionista, l’avvocato Nino Favazzo, ha sempre respinto.

Adesso il Gip Materia ha revocato la misura cautelare disposta 4 mesi fa. In questi giorni si è aperto infatti l’incidente probatorio che servirà a “cristalizzare” le prove, in particolare proprio le stime delle operazioni finanziarie incriminate. E a tal fine tra un mese circa il giudice sentirà il perito incaricato di dire la sua. Intanto, sulla base del primo deposito degli atti, Panarello è tornato libero.

In precedenza erano state revocate tutte le misure disposte anche per un altro indagato, Benito Borella, difeso da Isabella Barone, fondatore del gruppo e padre dell’ex presidente dell’Ance Messina, la sigla dei costruttori.

8 commenti

  1. Finalmente qualcuno sta iniziando a ragionare e a capire che hanno preso un abbaglio a stravolgere la vita a gente che si è fatta il mazzo lavorando sodo da sempre! Chi risarcirà queste persone per questa ingiusta misura cautelare subita da quattro mesi ad oggi?

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  2. Finalmente qualcuno sta iniziando a ragionare e a capire che hanno preso un abbaglio a stravolgere la vita a gente che si è fatta il mazzo lavorando sodo da sempre! Chi risarcirà queste persone per questa ingiusta misura cautelare subita da quattro mesi ad oggi?

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  3. puzza di bruciato 31 Gennaio 2015 09:43

    Si ma i soldi vengono restituiti??!! Mi chiedo come mai in questa vicenda neduno si e schierato parte civile… Ne sindacati ne banche ne associazione di categoria ne albi professionali ne enti pubblici. Se e’ cosi significa che non hanno intaccato nessuno quindi liberiamoli!!!!

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  4. puzza di bruciato 31 Gennaio 2015 09:43

    Si ma i soldi vengono restituiti??!! Mi chiedo come mai in questa vicenda neduno si e schierato parte civile… Ne sindacati ne banche ne associazione di categoria ne albi professionali ne enti pubblici. Se e’ cosi significa che non hanno intaccato nessuno quindi liberiamoli!!!!

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  5. ecco appunto, liberiamo tutti e pazienza se giudici non avranno più lo scoop necessario su cui basare l avanzamento di carriera!!!!!!

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  7. Quanti ne vedremo. ancora…
    Fino a quando gli arresti “eccellenti” serviranno per gli avanzamenti di carriera, non avremo mai uno stato di diritto.
    I diritti dei cittadini non contano nulla, si possono calpestare impunemente. Tanto, i danni che lo Stato sarà costretto a pagare per questi “scoop mediatici”, li pagherà sempre la collettività, non certo chi, con leggerezza adotta provvedimenti abnormi.
    Di contro, la città è in mano alla delinquenza e chi dovrebbe tutelare la serenità e la tranquillità dei cittadini, rimette in libertà delinquenti abituali dopo processi ridicoli.
    Se questa è la giustizia….

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  8. Quanti ne vedremo. ancora…
    Fino a quando gli arresti “eccellenti” serviranno per gli avanzamenti di carriera, non avremo mai uno stato di diritto.
    I diritti dei cittadini non contano nulla, si possono calpestare impunemente. Tanto, i danni che lo Stato sarà costretto a pagare per questi “scoop mediatici”, li pagherà sempre la collettività, non certo chi, con leggerezza adotta provvedimenti abnormi.
    Di contro, la città è in mano alla delinquenza e chi dovrebbe tutelare la serenità e la tranquillità dei cittadini, rimette in libertà delinquenti abituali dopo processi ridicoli.
    Se questa è la giustizia….

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