L'origine dell'inseminazione artificiale delle nubi: il sogno di modificare il tempo

L’origine dell’inseminazione artificiale delle nubi: il sogno di modificare il tempo

Daniele Ingemi

L’origine dell’inseminazione artificiale delle nubi: il sogno di modificare il tempo

lunedì 27 Marzo 2023 - 11:30

Ecco perchè ancora oggi, dopo oltre 70 anni di studio, è un progetto affascinante quanto impossibile

Da sempre il controllo del tempo è stato uno dei sogni nel cassetto dell’essere umano. Quello che inizialmente sembrava impossibile inizio a diventare quasi realtà nella metà del Novecento, quando il chimico americano Vicent Joseph Schaefer, con il prezioso aiuto dello scienziato Bernard Volnnegut concepì il metodo di semina delle nuvole (cloud seeding in inglese).

Inizialmente testato con successo in laboratorio, iniziò a essere messo in pratica nell’atmosfera reale, con risultati pero contrastanti.

Da dove nasce l’idea di inseminazione delle nubi?

Tra il 1932 e il 1939 gli Stati Uniti furono colpiti da una gravissima fase siccitosa. I terreni inariditi favorirono lo sviluppo di gigantesche tempeste di sabbia che provocarono molti danni all’agricoltura e carestie. La scarsità d’acqua durante questo periodo, noto come Dust Bowl segnò un’intera generazione di americani.

Allo stesso tempo, un gruppo di talentuosi meteorologi, guidati da Vilhem Bjerknes presentò una teoria, la cui premessa principale è che la coesistenza di gocce d’acqua superraffreddata (in stato di subfusione) e cristalli di ghiaccio nelle nubi, in determinati intervalli di temperatura, favorisce la crescita di questi ultimi grazie alla maggiore evaporazione dei primi. Il risultato è la formazione di embrioni di ghiaccio, generatori di fiocchi di neve o gocce di pioggia.

Questo processo era noto a Vincent J. Schaerfer quando, a partire dagli anni 40 si interessò alla questione. Lavorò presso il Laboratorio di ricerca della General Electric, diretto da Irving Langmuir, che lo incoraggiò a indagare sulla nucleazione del ghiaccio nelle nubi che contenevano acqua in stato di subfusione (un elemento chiave nel processo). Prima di effettuare esperimenti in laboratorio, Schaefer iniziò a svolgere test casalinghi, testando, senza molto successo, la capacità di stimolare i cristalli di ghiaccio in un congelatore, introducendovi sostanze come talco, sale e polvere.

Trasferì i suoi esperimenti al General Electric Laboratory, iniziandoli in una calda giornata del luglio 1946, in cui la camera di refrigerazione non si raffreddava abbastanza per gli scopi che stava perseguendo. Per abbassare ulteriormente la temperatura all’interno della camera, vi introdusse un pezzo di ghiaccio secco ossia anidrite carbonica allo stato solido, che si raggiunge sotto i -78,5 ºC. Dopo questo esperimento osservo’ come in breve tempo appariva una nuvola dall’aspetto lattiginoso, formata da una miriade di cristalli di ghiaccio. Aveva realizzato la prima “inseminazione delle nubi” della storia. Poche settimane dopo, il suo assistente Vonnegut scoprì che lo ioduro d’argento (un sale con una struttura cristallina molto simile a quella del ghiaccio comune) era anche un efficace elemento nucleante.

Incoraggiati da un entusiasta Langmuir a ripetere gli esperimenti e a farli conoscere al mondo, iniziarono a metterli in pratica fuori dal laboratorio, con l’ausilio di piccoli aerei, che nei loro voli attorno ad alcune nuvole (in genere cumuli), precedentemente selezionate, disperdevano la sostanza. Si scoprì presto che gli effetti risultanti duravano più a lungo con lo ioduro d’argento che con il ghiaccio secco. I promettenti risultati suscitarono l’interesse delle forze militari degli Stati Uniti, in particolare l’aviazione.

Proprio quest’ultime decisero di avviare il progetto “Cirrus”, con lo scopo di modificare il tempo. L’entusiasmo sconfinato di Irving Langmuir è stato frenato dai meteorologi del Servizio meteorologico statunitense, che hanno messo in dubbio i meriti del metodo. I meteorologi americani già sapevano che il progetto non avrebbe mai potuto dare i risultati sperati.

La semina di ioduro

Nonostante lo sforzo profuso da Langmuir nel tentativo di dimostrare che l’inseminazione delle nubi effettuata nelle diverse campagne aveva alterato il comportamento atmosferico in diverse regioni degli Stati Uniti, l’analisi dettagliata delle registrazioni meteorologiche non ha certificato un tale fatto. Non è stata negata l’indubbia capacità di nucleazione di una sostanza come lo ioduro d’argento, ma la portata del metodo di semina e la sua efficacia. Ciò è dovuto alla complessità dei processi che avvengono all’interno delle nuvole, alle tantissime variabili in gioco e alle difficoltà del metodo di semina.

Pensare che per far precipitare pioggia o neve o, al contrario, per inibire le precipitazioni (una grandinata, ad esempio, nel caso di una nuvola temporalesca) sia sufficiente che un piccolo aereo sorvoli l’ambiente circostante liberando ioduro d’argento, o fare lo stesso con un cannone o una batteria di razzi, da terra, è davvero ingenuo. Le nuvole non sono oggetti “congelati” nel tempo e nello spazio che consentono un’analisi preliminare approfondita di tutto ciò che accade in esse. Sono processi dinamici che avvengono nell’atmosfera, in continuo rimescolamento.

Ci sono ancora limitazioni tecniche per sapere in quale area di un ambiente nuvoloso e a che ora la semina può essere completata con successo. Sono passati più di 70 anni da quando Vincent J. Schaefer e Bernard Vonnegut hanno scoperto le capacità di nucleazione del ghiaccio rispettivamente delle nubi di neve di anidride carbonica e dello ioduro d’argento. Da allora, sono stati fatti grandi progressi nelle tecniche di semina delle nuvole, ma la capacità di modificarle a piacimento e alterare le condizioni meteorologiche rimane tuttora fortemente limitata. Le grandi campagne avviate in alcuni paesi come la Cina o gli Emirati Arabi Uniti, dove sono stati spesi milioni di dollari, non hanno portato alcun tipo di effetto.

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