Palagiustizia Bis: quel "sassolino" che rischia di far saltare il banco

Palagiustizia Bis: quel “sassolino” che rischia di far saltare il banco

Rosaria Brancato

Palagiustizia Bis: quel “sassolino” che rischia di far saltare il banco

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giovedì 25 Luglio 2019 - 10:22

Messina- L'ex consigliere comunale Daniele Zuccarello ricorda il nodo della gara del 2009 mai revocata e lasciata in un cassetto....

Messina- C’è un granello di sabbia che rischia di far inceppare la grande macchina del Palagiustizia bis. C’è un sasso negli ingranaggi che per molti anni nessuno ha voluto vedere ma può far saltare l’intero iter. A ricordarlo, per la verità periodicamente senza che nessuno presti attenzione al fatto, è l’ex consigliere comunale Daniele Zuccarello, presidente di Missione Messina.

Il “sassolino”

C’è  un grande buco nero sulla procedura che deve portare alla realizzazione del secondo Palazzo di giustizia- scrive Zuccarello- De Luca, così come aveva fatto la giunta Accorinti, continua ad ignorare la gara espletata nel 2009 per l’ individuazione dei locali del nuovo Palazzo di giustizia e la delibera approvata dai consiglieri del tempo dopo la sentenza del Cga.Se  vuole risolvere il problema deve prima affrontare una questione che l’amministrazione Accorinti ha lasciato in un cassetto

La gara del 2009

L’ex consigliere comunale sintetizza quindi quanto accaduto dopo il 2009, quando il Comune bandì un procedimento per l’acquisto di un immobile da destinare al Palasatellite in base al finanziamento ministeriale di quasi 18 milioni di euro. La Commissione di valutazione nominata dall’Amministrazione Comunale stilò una graduatoria che indicava come aggiudicataria, l’offerta del Gruppo G.M.C., seconda quella della Neptunia S.p.A. e terza quella dell’Arcidiocesi, che riguardava un edificio già sede dell’I.T. Marconi.

I ricorsi

L’aggiudicazione però è stata impugnata dinanzi al Giudice Amministrativo e la vicenda giurisdizionale si è conclusa con la sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa dell’11 ottobre del 2011 che ha accolto il ricorso dell’Arcidiocesi (che riguardava l’ex sede del Marconi) e rigettato o dichiarato improcedibili tutti gli altri.

La delibera del 2013

 Il Consiglio Comunale dopo 2 anni di dibattiti approvò l’8 febbraio del 2013 una delibera, immediatamente esecutiva,  con la quale si stabiliva, per non perdere i finanziamenti ministeriali ed in applicazione della sentenza del Cga di “rinnovare la procedura per l’acquisto dell’immobile da destinare a secondo Palazzo di Giustizia nel suo atto finale, nominando eventualmente la nuova Commissione Giudicatrice ed un nuovo R.U.P., affinchè effettui la valutazione delle offerte”. La Delibera aveva quindi recepito quanto disposto della sentenza del C.G.A., poi passata in giudicato.

Che fare?

A mio giudizio la strada dell’annullamento della delibera del Consiglio e quindi della gara è dubbia- spiega Zuccarello- Se l’Amministrazione De Luca dovesse procedere alla revoca dovrebbe dimostrare che nel 2009 non vi erano le ragioni di richiedere che il finanziamento del Ministero fosse impiegato per l’acquisto di un immobile esistente o che l’uso del finanziamento Ministeriale non fosse allora o non sia divenuto oggi indispensabile per dotare la città della struttura. Il tutto in una condizione nella quale si lamentano i costi delle molte e diverse locazioni”.

Secondo l’ex consigliere l’ipotesi dell’utilizzo di caserme dismesse è collegata anche alla questione dei tempi per la disponibilità dell’immobile che rischiano, come si è visto finora, di essere invece lunghi. Per non parlare dei costi aggiuntivi.

Rischio risarcimenti

L’unica soluzione che non comporta costi ed è abbastanza celere è quella scelta dal Consiglio Comunale nel 2013 di rinnovare la graduatoria per l’aggiudicazione della gara. Il Comune se vuol cambiare idea deve revocare i propri precedenti provvedimenti, correndo il rischio di pagare ingenti risarcimenti, perché c’è una sentenza del Cga ed una delibera di consiglio. De Luca non faccia come Accorinti che ha messo nel cassetto la questione e dica invece chiaramente cosa vuole fare. A meno che il secondo palazzo di giustizia non sia solo uno spot”

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