“Orlando Ferito - Roland Blessé” di Vincent Diutre

“Orlando Ferito – Roland Blessé” di Vincent Diutre

Tosi Siragusa

“Orlando Ferito – Roland Blessé” di Vincent Diutre

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giovedì 29 Maggio 2014 - 09:27

Sulla rotta della decima musa: la Sicilia diviene protagonista, con la sua dualità, con bellezza e dolore indissolubilmente legati, con bellezza della natura isolana e caos urbano, desiderio di autonomia e asservimento a fili invisibili e intrecci di potere

Consistente produzione francese, nutrita in Sicilia, in collaborazione tra Enti ed Istituti, per “Orlando Ferito – Roland Blessé”, pellicola di elevata levatura internazionale, diretta dal regista francese Vincent Dieutre, su sceneggiatura, oltreché dello stesso (con approfondimento a Parigi) di Giulio Minghini e Camille da Toledo. Trattasi di un genere fra documentario e autofinzione, impreziosito da pittura barocca e musica classica, importante fin dal titolo, non solo per l’ellissi temporale–intertestuale, che conduce dai Canti dell’Ariosto – celebre poema cavalleresco, di linea epica – al teatro dei Pupi, ma anche per l’inchiesta amorosa, che scandaglia il tema dell’omosessualità e la riflessione sulla fine di un’epoca per cogliere segnali del presente, in un luogo come la Sicilia. Il 14/10/2013 si è svolta la prima mondiale al Festival di Roma, sezione Maxxi ed il film è stato poi presentato il 9/12/2013 presso il cinema Vittorio De Seta di Palermo, a seguito sinergie fra il Sicilia Queer Filmfest e l’Institut Français di Palermo. Il 19/05/014 è stata effettuata proiezione dal Cineforum Don Orione presso l’auditorium Monsignor Fasola di Messina.

In un ripostiglio di un piccolo teatro Palermitano le marionette piangono sul proprio destino: nell’era del turismo di massa i pupi non sono certo al centro dell’attenzione e le cose in Europa sono proprio messe male. Il film ruota intorno alla ricerca delle poche lucciole sopravvissute, è come un diario di viaggio nella notte delle lucciole, e si crea anche un parallelo fra le pressioni sociali sui cittadini (ad esempio omosessuali) e l’immagine dei pupi siciliani animati dal puparo al riparo nel buio. La Sicilia diviene protagonista, con la sua dualità, con bellezza e dolore indissolubilmente legati… con bellezza della natura isolana e caos urbano, desiderio di autonomia e asservimento a fili invisibili e intrecci di potere. La tradizione, dunque, che convive con la modernità, è dualità ancora più visibile in Sicilia rispetto al resto del mondo post-moderno… la Sicilia è, perciò, contaminata, come ogni altro luogo del nostro Paese, dalla globalizzazione e da quasi 20 anni di Berlusconismo… la Sicilia è metafora dell’Europa moderna, immersa nella contemporanea complessità, che ha generato l’irruzione dei sociali network nei rapporti umani e l’immigrazione clandestina sulle coste turistiche del Sud dell’Isola. Siamo in presenza di un moderno entrelacement di linguaggi e temi e di un cinema sospeso, sempre in equilibrio estetico fra diario intimo e saggio, in cui il visivo ed il sonoro appaiono quasi scollegati, e Palermo e Lampedusa, location Siciliane privilegiate, sono metafore della società occidentale fra crisi sociale, morale, economica, ma anche forte voglia di riscatto.

Fra gli attori si annoverano nel cast Mimmo Cuticchio, Massimo Milani, Giuseppe Provinzano, Salvatore Borsellino, Emilio Perna, Martina Cardella, Rosaria Esposito, Gigi Malaroda, Francesco Gannalia, Paola La Rosa, Fleur Albert, Sandeh Veet. Direttore della fotografia, estremamente sapiente, è Arnold Pasquier. Il finale è stato girato durante “la notte delle lucciole” al Teatro Garibaldi aperto, con il coinvolgimento del pubblico e del filosofo George Didi- Huberman ed è di assoluta contemporaneità, attraverso un flash-mob meta teatrale (il titolo deriva da uno degli scritti corsari di Pier Paolo Pasolini). Già nel 1975 Pasolini aveva infatti denunciato la scomparsa delle lucciole, unitamente al trionfo imminente del “castello delle menzogne”: 40 anni dopo ecco che un regista francese cerca in Sicilia una poetica speranza, che l’odierna realtà smentisce… ma questa è altra storia.

Tosi Siragusa

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