Patrimoni criminali, protocollo GdF - procure del messinese per facilitare le confische

Patrimoni criminali, protocollo GdF – procure del messinese per facilitare le confische

Alessandra Serio

Patrimoni criminali, protocollo GdF – procure del messinese per facilitare le confische

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sabato 04 Dicembre 2021 - 07:30

Più strumenti alla Gdf per confiscare tutti i patrimoni illeciti, anche quelli che si prova a far "sparire" dopo i primi provvedimenti giudiziari. Ecco il protocollo tra le procure della provincia e le fiamme gialle di Messina

Spesso la giustizia riesce ad individuare i patrimoni messi in piedi illecitamente ed a far scattare sequestri e confische. Più difficile è mettere sotto chiave effettivamente tutti i patrimoni confiscati, per tutta una serie di ragioni, tecniche e di procedura.

Proprio per evitare che una parte dei capitali sottratti alla mafia e alla criminalità, o frutto di evasione fiscale, restino in mano ai criminali o comunque non riesca ad entrare nella disponibilità dello Stato, nasce il protocollo siglato ieri a Messina, alla Procura Generale della Repubblica di Messina, tra i capi degli uffici distrettuali e la Guardia di Finanza.

A siglare sono stati il Procuratore Generale Vincenzo Barbaro e i procuratori capo di Messina Maurizio De Lucia, Emanuele Crescenti di Barcellona, Angelo Cavallo di Patti ed il Comandante regionale delle Fiamme Gialle, il Generale Riccardo Rapanotti.

Obiettivo del memorandum operativo è appunto aggredire meglio i patrimoni criminali, una volta diventata definitiva la confisca. Col memorandum operativo ora siglato la Guardia di Finanza potrà avvalersi oltre che delle banche dati a disposizione del Corpo, anche di tutte le potestà ispettive riconosciute per legge alle Fiamme Gialle, per esempio gli accessi, così da poter recuperare anche i beni che, per evitare il provvedimento della magistratura, sono stati “occultati” o dissipati, sono cioè passati di mano o sottratti alla titolarità delle società sequestrate ma non ancora confiscate.

Ancora oggi succede per esempio che tra la condanna e l’esecuzione della confisca effettiva passi un certo lasso di tempo, durante il quale più di una volta sono stati fatti “sparire” i beni finiti nel mirino degli inquirenti.

Nella foto il procuratore generale Barbaro e il Generale Rapanotti.

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