Passa la linea dei difensori che avevano chiesto l'inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche e la Cassazione annulla le condanne
La Corte di Cassazione ha annullato, senza rinvio, tre condanne dell’operazione Patti e Affari, l’inchiesta sulla gestione dei servizi sociali in alcuni comuni del distretto zonale nebroideo nel decennio scorso. In particolare sono state annullate le condanne di Salvatore Colonna, Luciana Panassidi e Salvatore Giuttari, difesi dagli avvocati Nino Favazzo, Antonio Amata, Alberto Gullino e Alessandro Pruiti. La Sesta sezione della Corte di Cassazione non ha poi ammesso il ricorso della Procura sull’assoluzione, decisa in appello, di Michele Cappadonna, per il quale l’assoluzione resta confermata quindi.
Cancellate, quindi le condanne a 3 anni per Colonna, un anno e mezzo per la Panissidi e Giuttari, emesse dalla Corte d’Appello di Messina nel settembre 2020, che aveva ridimensionato le condanne, decidendo ulteriori assoluzioni e prescrizioni rispetto alla sentenza di primo grado, confermando infine soltanto 2 condanne in toto.
“Censura comune ai tre ricorsi – spiega l’avvocato Favazzo – era la inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche, disposte nell’ambito della medesima indagine, ma in relazione a reati diversi da quelli per i quali la attività captativa era stata autorizzata. Tale vizio genetico, da sempre inutilmente denunciato dai difensori nel giudizio dì merito, è stato finalmente riconosciuto dai giudici della Corte di Cassazione, che hanno così annullato una decisione adottata in palese violazione di legge”.
