Quel che resta del Pd di Genovese nell'ora della resa dei conti

Quel che resta del Pd di Genovese nell’ora della resa dei conti

Rosaria Brancato

Quel che resta del Pd di Genovese nell’ora della resa dei conti

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sabato 22 Marzo 2014 - 10:12

Per Genovese il capitolo Pd è finito. A Messina è finito anche il capitolo del Pd "genovesiano", coinciso con i 7 anni dalla nascita avvenuta per fusione fredda tra Margherita e Ds. Resta da capire quel che resta del partito finito sotto i calcinacci, nel corso dell'ultimo anno, di scontri interni, inchieste, scandali, sconfitte elettorali. Tra ipotesi di commissariamento e primarie, c'è un partito da costruire senza tentazioni da liste di proscrizione e caccia alle streghe ma anche con lucidità e serenità

Un anno fa, marzo 2013, la richiesta di proroga alle indagini sui Corsi d’oro, e di lì a poco le primarie per il candidato sindaco, scandite da divisioni e polemiche. Come quelle piccole crepe sul soffitto, all’inizio “invisibili” ma che pian piano si estendono a ragnatela, allo stesso modo, nel marzo 2013, le crepe nel soffitto del Pd nessuno voleva vederle, né tantomeno intervenire. Un anno dopo, tra inchieste, scandali, le amministrative vissute dalla città come un referendum su Genovese, scontri feroci al’interno del partito, una batosta elettorale divenuta causa di lotte fratricide piuttosto che di invito a riflettere, quelle crepe hanno fatto crollare il soffitto e sul pavimento del Pd cittadino ci sono le macerie di un sistema costruito in sette anni solo sulla forza dei numeri e su una gestione monocratica. Un cerchio magico oltre al quale nessuno è cresciuto, non un delfino, non un numero due all’altezza di prendere in mano l’eredità politica. Solo numeri quattro, cinque e sei. La richiesta di arresto e il ciclone di un’inchiesta che coinvolge gran parte della famiglia e dei fedelissimi lasciano in campo un partito dilaniato che non riuscirà facilmente a trovare l’unità e che rischia la deriva tra tentazioni da piazzale Loreto, liste di proscrizione da un lato e difesa del fortino assediato dall’altro. Senza voler fare prigionieri in entrambe le fazioni.

Per Genovese il capitolo del Pd è finito. Per Renzi il caso Messina è la prima vera grana di tipo giudiziario che gli esploderà in Aula proprio alla vigilia delle Europee ed è certo che il Pd non si farà crocifiggere sulla vicenda. Il partito, attraverso il portavoce della segreteria Lorenzo Guerini e il leader renziano in Sicilia Davide Faraone, ha fatto capire che non farà sconti. In sintesi “se la richiesta d’arresto risulterà legittima voteremo per l’autorizzazione a procedere”. Il Presidente della giunta per le autorizzazioni a procedere è il siciliano Ignazio La Russa, Fratelli d’Italia mentre relatore del caso è stato nominato Antonio Leone, Ncd. Un anno fa, alla vigilia delle Politiche, infuriarono le polemiche sul parlamentare che alle primarie di dicembre aveva incassato oltre 19 mila preferenze risultando il più votato d’Italia, e che, secondo alcuni, era da inserire tra gli “impresentabili”. La polemica si chiuse lì, ma un anno dopo, i nodi tornano a galla. Se per Genovese il capitolo Pd è finito, resta da capire quale sarà il destino del Pd cittadino. E’ finito anche il capitolo di questo Pd, che, per coincidenze temporali, è stato concepito, partorito e allevato “genovesiano”. Il Pd infatti è nato nel 2007 dalla fusione fredda di Margherita e Ds. E nel 2007 Genovese, eletto sindaco nel dicembre 2005 e rimasto a Palazzo Zanca per quasi due anni, alla nascita del Pd ne diventò il leader naturale e lanciò l’opa sul partito regionale diventandone il primo segretario regionale e determinando anche il segretario successivo. Quello “genovesiano”, per forza di cose è l’unico Pd che Messina ha conosciuto. Genovese è stato, per così dire il Pd messinese, un’identificazione anche fisica, basti pensare alla segreteria del deputato, che ha coinciso con quella del partito. Del resto non esiste nessuno, qualsiasi ruolo abbia oggi, che non sia passato da quella segreteria e dal via libera del leader. Qualsiasi fortuna o sfortuna di un singolo veniva decisa lì. Consigliere di quartiere, di cda, deputato regionale, staff esperto, consulente, posto in lista, assunzione, tutto veniva deciso lì con tempi e rituali ben individuati. Il sistema ha finito inevitabilmente con il riguardare tutti, nessuno escluso, anche chi, con il passare degli anni,è stato emarginato o ha iniziato una battaglia contro. Nel 2001, con la Margherita, Francantonio Genovese è diventato deputato regionale sfiorando i 14 mila voti, riuscendo a costruire con il passare degli anni un serbatoio di voti che poteva spostare a piacimento su chi voleva. Lentamente si è pensato che il sistema fosse l’unico possibile, tutti, come dice un mio collega, hanno finito con il credere che quell’acquario fosse il mare. La forza dei numeri, quelli delle urne e quelli degli oltre 60 circoli, ha finito con il prevalere su qualsiasi altra logica.

Paradossalmente il PD si trova ad affrontare questo terremoto nel pieno caos che riguarda la guida del partito. Quando il soffitto crolla restano solo macerie. Il Pd si trova a dover cercare tra i calcinacci le basi di un Pd altro, in uno dei momenti più difficili della sua breve storia politica. Dalla sconfitta elettorale in poi il partito è stato al centro di una guerra coincisa con la lunga stagione congressuale. C’è un intero partito da ricostruire a Messina e, al di là del dibattito sterile su quanti seguiranno Genovese e quanti resteranno, il problema è quello della “gestione”. Il rischio è che si scateni una caccia alle streghe arrivando a rovistare nei cassetti, recuperare foto in bianco e nero e scambiare il rancore e le vendette per la ricostruzione. Dall’altro lato c’è la necessità di azzerare e rinnovare, ma farlo con lucidità, serenità, senza buttare, come si dice “il bambino con l’acqua sporca”. La segreteria provinciale di Basilio Ridolfo, frutto di un accordo con l’area Genovese, definito dai più una sorta di peccato originale, non regge più l’urto dei fatti. La segreteria cittadina, che fino a pochi giorni fa era destinata ad andare, in virtù della forza dei numeri, ad un genovesiano come Felice Calabrò, è al centro di uno scontro. C’è chi parla di primarie, chi di commissariamento, chi reclama le dimissioni di Ridolfo (che ci sta seriamente pensando). Il segretario regionale Fausto Raciti e il segretario provinciale Ridolfo hanno diffuso un comunicato congiunto che è degno della migliore scuola Dc: “La vicenda che ha coinvolto Francantonio Genovese impone una svolta immediata per il Pd Di Messina che, spingendosi oltre l’analisi politica, compia un primo significativo passo attraverso la verifica dell’azione e degli organismi territoriali del partito. Al di là dell’aspetto giudiziario, nell’ambito del quale auspichiamo che Genovese potrà chiarire la sua posizione, non è possibile sottovalutare la gravità del contesto delineato dagli inquirenti. La nostra attenzione va a tutti quei dirigenti, iscritti ed elettori messinesi che hanno sempre lavorato con passione e impegno per il bene di un partito che, anche a Messina, ha intrapreso un nuovo percorso Soprattutto nei loro confronti è doveroso avviare un confronto che consenta al Pd, sia strutturalmente che politicamente, di ritrovare la serenità per lavorare tutti nel miglior modo possibile”.

Domani, all’Assemblea regionale Pd che sancirà ufficialmente la nuova segreteria Raciti il caso Messina sarà in primo piano. Tra le ipotesi c’è quella del commissariamento. Ma a chi sarà affidato il ruolo per non ricadere nelle stesse vecchie dinamiche? La scorsa estate, dopo la sconfitta elettorale, il Pd venne commissariato dallo stesso segretario regionale Giuseppe Lupo, vicinissimo a Genovese che aveva contribuito anche alla sua elezione alla guida del partito regionale. E Lupo, appena un mese fa, alle primarie regionali, ha ottenuto oltre il 73% a Messina. Un commissario non può essere una delle parti in causa. Dimissioni, commissariamento o primarie che siano, nell’ora della resa dei conti c’è da chiedersi cosa resta del Pd. Oggi solo calcinacci e macerie. C’è chi dice che senza Genovese il Pd messinese tornerà in mano “ai comunisti” ed avrà percentuali da prefisso telefonico. C’è chi replica che un partito non è fatto solo di numeri, soprattutto se i numeri sono figli di un sistema malato.

Rosaria Brancato

23 commenti

  1. Un servo resta tale.
    Un padrone lo troverà sempre.
    Uno o ventimila è lo stesso.
    Prevedo un aumento dei voti di Forza Italia.
    George

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  2. Forse l’allontanamento di Genovese dal PD messinese porterá gente nuova in quel partito, gente che finora si era tenuta lontana proprio per l’intreccio politico affaristico di stampo familistico e clientelare che ha caratterizzato finora la gestione del PD messinese. Finalmente un po’ aria pura!
    Al buon Calabrò: meglio incompetenti onesti come gli attuali amministratori che ladroni del denaro pubblico che ci hanno portato alla situazione attuale! O no?

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  3. MessineseAttento 22 Marzo 2014 11:54

    Cara Rosaria, a mio avviso è fuorviante dire che i messinesi hanno vissuto le ultime amministrative come un referendum contro Genovese, quasi a voler giustificare la sconfitta dell’altro candidato.
    Piuttosto, credo sia più corretto parlare di amministrative vissute come un referendum contro un SISTEMA, di cui il Genovese era l’apice ed il convogliatore di voti. Quelle primarie BARZELLETTA sono l’esempio lampante di quanto da me asserito ed è inconfutabile che colui che ha attinto a piene mani, e consapevolemente, da quel bacino di voti, di cui conosciamo bene l’origine (che non è di certo “la luna”), non può che essere considerato parte integrante ed attiva del SISTEMA di cui sopra.
    Sorvoliamo sui soliti galoppini che tentano di confondere l’opinione pubblica, facendo passare giudizi prettamente politici, per considerazioni sulla persona del sindaco sconfitto. La triste realtà è, purtroppo (o per fortuna), davanti agli occhi di tutti e racconta di un SISTEMA architettato ad hoc, di cui FANNO (e non facevano) parte diversi politici sia di DESTRA che di “SINISTRA”, ed il cui obiettivo era portare Calabrò (che dobbiamo ricordare ha sempre difeso il suo mentore ed i suoi interessi affaristici) a Palazzo con i voti di cui, ripeto, conosciamo bene l’origine.
    Oggi non saremo nelle mani di politici esperti e capaci, spero onesti, ma, di sicuro, possiamo affermare che Messina è salva, anche dal pericolo di vedere la massoneria sdoganata, prendere ufficialmente parte all’amministrazione della città.

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  4. Cara Rosaria hai pensato proprio le conseguenze per tutti della caduta del grandissimo Francantonio e del suo diletto cognato. A proposito come si chiama oppure si chiamava?
    Non hai pensato soltanto ai sussidiati del sistema genovesiano. Come faranno adesso, in attesa di trovare il nuovo padrone? Chi li aiuterà a comprare il pane ed il companatico? Saranno costretti a vendere le barche?

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  5. Non ho nulla da aggiungere alle riflessioni di MESSINESEATTENTO, le condivido pienamente. Voglio ringraziare Rosaria BRANCATO e TempoStretto per il coraggio e l’indipendenza di fronte a un aggressivo sistema di interessi, che abbia propaggini nella borghesia delle professioni, accademica, imprenditoriale, burocratica. Voglio evidenziare dell’articolo una frase molto significativa, ed è bene che lo faccia chi come MARIEDIT non vota e non voterà PARTITO DEMOCRATICO, per rispetto verso i tanti militanti onesti e leali con noi messinesi: UN PARTITO NON E’ FATTO SOLO DI NUMERI, SOPRATTUTTO SE I NUMERI SONO FIGLI DI UN SISTEMA MALATO. Farebbero bene ad affidare immediatamente la segreteria cittadina al renziano Francesco PALANO QUERO, il giovane presidente di Circoscrizione ha dalla sua l’elezione diretta dei messinesi.

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  6. L'Osservatore 22 Marzo 2014 18:45

    “PD” chi?

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  7. invelatosempre 22 Marzo 2014 19:16

    Sarà, ma io la vedo in un altro modo.
    Quando due schieramenti politici opposti,invece di farsi l’opposizione portano una città, mano nella mano, verso il dissesto economico vuol dire un’unica cosa: Dipendono e ubbidiscono ad un terzo padrone!
    La situazione cittadina e dei due maggiori partiti sono l’espressione piena di quella politica parrocchiale (senza eufemismi, ma nel vero senso della parola) che ha distinto nella piena felicità di tutti la conduzione cittadina.
    E , a coronamento di tutto, c’è un UDC, che con il suo indifferente schierarsi ora con l’uno ora con l’altro, sancisce quanto vera sia questa teoria.
    In questa città una sola Istituzione non ha mai perso le elezioni: La Curia. E tutti i partiti cittadini hanno corso politicamente per lei.
    A questa logica non si salvò neanche il M5S nelle elezioni regionali e nazionali, tant’è che alle comunali, quando l’appoggio mancò, il Movimento affondò, dimostrando i veri numeri che possiede in città.
    Perché alle Comunali la Curia levò l’appoggio al M5S? Facile. In gioco c’erano i progetti del Tirone, di Montalto, di Pompei e chissà che altro. Troppo rischioso dividere i voti, vista la presenza pericolosa di Accorinti. E per quel pelo o quella manciata di voti il Partito Clericale Messinese ha perso le prime elezioni cittadine, da Giolitti in poi.

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  8. Come aveva detto bene Felice Calabro’, non era importante che la formazione la facesse il mitico pinco o il leggendario pallo, ma che la si facesse bene.
    Da ciò che emerge in questi giorni. sembrerebbe che la formazione non fosse fatta per niente bene, anzi…. ma è doveroso aspettare il responso dei tribunali.
    Il refrain, purtroppo, di chi non ha avuto il coraggio di votare Felice Calabro’ è stato questo : ” E’ una brava persona, ma dietro c’è Genovese”.
    E’ stato anche un voto antigenovesiano , trasversale da destra a sinistra passando per il “grande” centro, che ha visto, per ora, soccombere Felice Calabro’.
    Ricordo a me stesso, soltanto a me stesso, che Felice Calabro’ è stato uno di coloro che si è battuto perchè si svolgessero le primarie mentre il ruolo di candidato del centro sinistra a sindaco veniva offerto ad alcuni esponenti della società civile da parte di colui che decideva le sorti del partito;ricordo, soltanro a me stesso, che Felice Calabro’ aveva apertamente dichiarato che avrebbe presentato una sua lista ed avrebbe corso da solo nel caso di mancato svolgimento delle primarie.
    Alla fine, come da primarie o calata dall’alto- fate voi- la scelta è ricaduta su Felice Calabro’.
    Una persona integra dal punto di vista morale ed intellettuale, che avrebbe fatto del bene al centro sinistra.
    Non so se l’on. Genovese, ritenesse di poter usare a proprio piacimento felice Calabro’, ma se lo pensava avrebbe commesso uno sbaglio.
    Come già scritto, chi è servo di un “padrone” non ha difficoltà a sottostare ad altro “padrone” per raggiungere il proprio obiettivo: in altre parole, non ci sarebbe stato un travaso di voti fra il primo ed il secondo turno da parte di una formazione politica ed alcun ricorso ci sarebbe stato.
    Che la battaglia politica sia feroce, che la bramosia di arrivare sia altrettanto forte, ma arrivare a fare allusioni sull’onestà , sull’integrità di Felice Calabro’ è di una bassezza ……. inqualificabile

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  9. Ma dopo un commento lucido e attento ti perdi nel solito luogo comune della massoneria ?
    Ancora con la caccia alle streghe? Avevate la realtà d’avanti tutti e nessuno osava dire niente e ora mi parli di massoneria sdoganata? Ma che nic e nacchi … come diceva mia nonna …
    Ancora non lo volete capire che la massoneria non ” conta” un fico secco ?

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  10. Non si puó certo negare che Calabrò fosse espressione di Genovese e tutti lo sapevamo. Si voleva continuare per interposta persona a curare i propri interessi!
    Ma di che parliamo?
    mille volte meglio l’attuale Sindaco e compagnia cantante che con tutti loro difetti devono rendere conto non a un ras ma a noi cittadini.

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  11. Seeeeeee… E’ inqualificabile avere dubbi su chi mette in giunta massoni e difende tale scelta… E’ inqualificabile mettere in dubbio chi ha fatto campagna elettorale in locali chissà di chi… E’ inqualificabile sostenere che è lecito dubitare di chi, a precisa domanda sullo scandalo formazione agli inizi, risponde in modo quanto meno equivoco…

    Inqualificabile… Invece lei è il suo intervento siete qualificabilissimi… Ma davvero non si vergogna neppure un po’?

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  12. MessineseAttento 23 Marzo 2014 10:44

    Come volevasi dimostrare, ecco che si tenta di far passare il giudizio su un politico, giovane all’anagrafe, ma datato nella sua sua carriera all’interno del Palazzo, che si è reso protagonista di una delle stagioni politiche più nefaste e dannose degli ultimi 40 anni.
    Caro signore, il suo Calabrò “aveva dichiarato”, “aveva proposto”, ma poi, com’è andata? Glielo ricordo io, il SISTEMA di cui faceva parte lo ha riportato in riga, magari ricordandogli chi era il capo e chi portava i voti.
    Per ciò che concerne le primarie, poi, aspettiamo che le indagini si spostino sulla pratica del voto di scambio e sul bacino di voti rappresentato dalla formazione professionale, avrà la terribile sorpresa che era ben chiaro a tutti da dove provenissero i voti e dove andassero a finire.
    Infine, con una mossa nemmeno troppo abile, tenta di far passare la famigerata frase di Calabrò, sulla formazione professionale cittadina, come un’affermazione generica e riferita a nessuno. Ed anche qui, come nel goffo tentativo di spostare l’attenzione dall’incapacità politica all’onestà personale, tenta di confondere le idee dei lettori. Caro signore, quella infelice (tanto per rimanere in tema) risposta scaturiva da una precisa domanda su chi, allora, gestiva la formazione in città e non certo da una domanda sulla formazione professionale in generale.
    E’ sua facoltà portare acqua al suo mulino, ma lo faccia con onestà intellettuale e senza insultare l’intelligenza di chi la legge.

    Aspettando le indagini sul voto di scambio.

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  13. MessineseAttento 23 Marzo 2014 10:55

    Beh, rispetto la sua opnione.
    Però le voglio dare una cattiva notizia: Messina è una delle città più massoniche d’Italia e sostenere che si tratta di un luogo comune è, quantomeno, azzardato.
    In passato ha sempre agito nell’ombra, mentre, alle ultime amministrative, il SISTEMA aveva deciso di sdoganarla, offrendo all’avv. Versaci (che ricordiamo fare parte del colleggio difensivo di Genovese & Co.) una comoda poltrona da assessore.
    E’ risaputo che uno dei principi su cui si basa la massoneria, è lo SCAMBIO RECIPROCO di FAVORI tra gli adepti. Come dire: piove sul bagnato!!

    P.S. lei non sa quanto vorrei che lei avesse ragione, quando afferma che “la massoneria non conta un fico secco”.
    Questo può essere vero nel resto d’Italia, ma, purtroppo, non a Messina. Almeno non ancora.

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  14. Ritorni sempre a quegli appestati della massoneria. Ma sai cos’è?
    Oppure sei invidioso di non poterne fare parte perchè non hai numeri?

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  15. Chi ha tradito una volta tradirà sempre.
    Non gli affiderei una busta di caramelle.

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  16. L'Osservatore 23 Marzo 2014 11:36

    Si, oltre che ricordare a te stesso cerca di convincerti che le liste che “appoggiavano” Felice Calabrò lo facessero solo per “simpatia” verso l’avvocato, ricorda però a te stesso che molti degli eletti di queste sigle non sono altro che riciclati, trombati e acrobati della politica: insomma quanto di peggio si puo’ immaginare!!!
    E infine immagina (sogna) pure che questi signori non avrebbero “preteso” nulla in cambio.
    Nessuno aveva dubbi sull’onestà, integrità morale di Calabrò ed è proprio per questo che mi(CI)sarei (saremmo) aspettato da lui una netta e chiara presa di distanza dai ricorsi e dai “ricorrenti”, cosa che non è avvenuta…sinceramente e personalmente mi ha deluso al riguardo…

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  17. Già… Odio e disprezzo massoni e massoneria… E’ un reato?

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  18. E di cosa dovrei vergognarmi?
    Ma sta scherzando?….
    Se fossi stato io candidato a sindaco , non avrei scelto un massone, ma non perchè questi rappresenti la peste ma perchè si sarebbe trattato di un autogol a porta vuota : a me, personalmente, che ci fosse un massone non me ne fregava niente; non sarebbe stata una nomina magari opportuna nel senso che ci sarebbe stata la possibilità di scegliere una persona non iscritta alla massoneria.L’importante era che fosse una persona onesta e competente : se fosse massone , non me ne poteva fregare di meno.Il suo comportamento sarebbe stato attenzionato con molta cura da avversari politici, opinione pubblica etc..Scorrendo le cronache, quanto malaffare è da ricondurre a persone che non sono massoni e che hanno operato ” ufficialmente” magari nel mondo della legalità per eccellenza e poi si sono rivelate delle mele
    marce?
    Lei è libero di interpretare le parole di Felice Calabro’ sulla formazione come meglio crede , per Lei possono essere equivoche : per me non lo sono affatto.
    Ci vuole ricamare sopra? Contento Lei….
    Se il candidato sindaco del centro sinistra fosse stato qualche altro, sicuramente avrebbe gridato in piazza che lui non avrebbe accettato alcun voto di matrice genovesiana, anzi mi immagino che avrebbe fatto fuoco e fiamme per non essere votato dall’area genovesiana .
    A proposito, avrebbe anche rifutato i voti del grande centro.
    Questo, Felice Calabro’ l’ha fatto.

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  19. E torna con sti massoni …
    Ma non sapete di che si parla … e quando mancano argomenti concreti ( perché la verità ė sempre più semplice e prosaica di quello che si pensi, i politici ed amministratori in questione sono semplici ruba galline… o tacchini ) ve ne uscite col complotto giudaico- massonico di secolare ciarlume. Sempre una cosa, come il ponte sullo stretto… ( che andava fatto )
    L’intolleranza finalizzata al discredito ė solo mediocre e volgare luogo comune

    “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

    e fui contento, perché rubacchiavano.

    Poi vennero a prendere gli ebrei

    e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

    Poi vennero a prendere gli omosessuali,

    e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

    Poi vennero a prendere i comunisti,

    e io non dissi niente, perché non ero comunista.

    Un giorno vennero a prendere me,

    e non c’era rimasto nessuno a protestare.”
    Bertold Brecht

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  20. “Tenta di confondere le idee dei lettori ?”
    Sto sorridendo alla grande, se ci fossero le faccine o le emoticons mi potreste vedere.
    Forse non si capacita dell’esistenza di un pensiero libero e diverso dal suo ed arriva al punto di far intendere che sotteso all’espressione del mio pensiero, che ribadisco libero, ci sia la finalità ( non capisco se diretta o incidentale) a confondere le idee dei lettori.
    A questo punto, non so tra chi di noi, se io o se lei o se entrambi insultiamo l’intelligenza di chi legge….
    Figurarsi quanto gliene puo’ importare alle persone del mio pensiero…
    Sicuramente mai sono arrivato ad intaccare l’onorabilità delle persone che ho menzionato, non sono mai andato sul piano personale ne’ ci andro’ per cui ritengo di muovermi su un piano diverso rispetto a chi invece , più volte, ha fatto apprezzamenti sulla persona di Felice Calabro’ , magari celendosi dietro un nick……

    Cordialmente

    pandorino

    p.s.: a proposito di mulino, per sgombrare il campo dagli equivoci , magari qualcuno potrebbe pensarlo, non devo niente, nè direttamente nè indirettamente, a Felice Calabro’.

    Adesso forza Messina , ho perso un paio di minuti della partita :-((

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  21. Mah… Non mi convince… Comunque poco importa…

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  22. MessineseAttento 23 Marzo 2014 16:57

    Io non conosco Calabrò se non nella misura in cui ha contribuito ha rovinare questa città, da POLITICO.
    Soprattutto, proprio perchè lo ritengo una persona intelligente e capace di intendere e volere, sono certo fosse al corrente di certe dinamiche che ha anche ampiamente, ed inconfutabilmente, difeso.
    Le ripeto, cerchi di smetterla di spostare l’attenzione su giudizi personali che, almeno nei miei post, ha letto solo lei.

    La lascio con un detto latino che si addice al suo p.s.: “excusatio non petita, accusatio manifesta”.
    Per “suo mulino” intendevo la sua parte politica, nulla di più.

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  23. MessineseAttento 23 Marzo 2014 17:07

    Calabrò ha difeso la formazione professionale nella misura in cui veniva gestita, all’epoca di quella nefasta intervista, dal SISTEMA Genovese.
    “La formazione professionale la fa Pinco o la fa Panco (ha sbagliato anche il detto ndr), l’importante è che sia fatta bene ed oggi, secondo me, è fatta bene”.
    Non siamo noi a ricamarci sopra, ma lei a raccontarla a modo suo, volendo fare intendere che Calabrò parlasse della formazione in generale e non in riferimento a quella gestita dal suo mentore.
    Le fa onore continuare a difendere il candidato sconfitto, ma, le ripeto, lo deve fare con onestà intellettuale.
    Può confutare il mio ritenerlo un politico incapace che ha contribuito a ditruggere la città, ma non che facesse parte, attiva ed integrante, della corte di Genovese.

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