Truffe all’Inps, sette rinvii a giudizio e tre proscioglimenti

Sono stati decisi sette rinvii a giudizio, tre richieste di giudizio abbreviato, una di patteggiamento e tre proscioglimenti nell’udienza preliminare dell’inchiesta sulle truffe all’Inpdap di Messina e ad alcune finanziarie. Il gup Antonino Genovese ha rinviato a giudizio al 4 luglio prossimo Carmelo Iaria, Mario Miceli, Mara Gazzignato, Domenica Oliveri, Simonetta Oco, Maria Cucinotta e Francesca Mangiapane. Le accuse sono a vario titolo di associazione a delinquere, truffa, e falso.
Hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato, Angelo Genitore, Rosario Grasso e Tommasa Bonna. L’udienza è stata fissata al prossimo 29 maggio. Ha chiesto, invece, di patteggiare Antonina Miceli. Il gup Genovese su questa richieste deciderà mercoledì prossimo. Proscioglimento totale per i promotori finanziari coinvolti nell’inchiesta e cioè Epifanio Antoci e Tommaso Carbonaro, e del collaboratore Giuseppe Coletta. La formula è “per non aver commesso il fatto. I 12 arresti della sezione di PG della Polizia scattarono il 26 gennaio scorso. Con una serie di stratagemmi venivano assegnate pensioni di reversibilità a persone che non avevano titolo e inoltre cedevano il quinto dello stipendio senza i necessari presupposti.
Ma il sistema, sebbene studiato minuziosamente, non aveva grandi possibilità ripassare inosservato. E, infatti, l’organizzazione è stata tradita da alcuni errori che sono stati scoperti dal procuratore temporaneo dell’Inpdap di Messina. Il responsabile ha subito presentato una denuncia alla Polizia facendo scattare le indagini sulla truffa messa a segno ai danni dell’istituto di previdenza e di alcuni istituti finanziari.
Secondo l’accusa a capo dell’organizzazione c’era il 56enne messinese Angelo Genitore, dipendente dell’Inpdap, licenziato nel febbraio dell’anno scorso. Genitori, grazie alla sua posizione all’interno dell’istituto, avrebbe convinto alcuni complici a presentare false autocertificazioni con pensionati ormai defunti, quasi tutti uomini, non coniugati. In questo modo si aveva la certezza che la pensione di reversibilità, dopo il decesso, poteva essere riscossa dal falso consorte. Complici di Genitori sarebbero stati Rosario Grasso, 57 anni, Mario Miceli, 42 anni e Nicolina Buda, 49 anni.
Ma c’era anche un’altra tranche della truffa che consisteva nello stipulare contratti con delle finanziarie, che prevedevano la trattenuta del quinto dello stipendio sulle singole rate della stessa pensione di reversibilità.