Per gli scienziati il 2023 sarà l’anno più caldo di sempre. Ma come fanno a saperlo?

Per gli scienziati il 2023 sarà l’anno più caldo di sempre. Ma come fanno a saperlo?

Daniele Ingemi

Per gli scienziati il 2023 sarà l’anno più caldo di sempre. Ma come fanno a saperlo?

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lunedì 13 Novembre 2023 - 12:10

Ecco da dove arriverebbero i cosiddetti dati proxy che ci aiutano a capire come si è evoluto il clima sulla Terra negli ultimi millenni

Dopo aver dichiarato che l’ultimo mese di ottobre è stato il più caldo mai registrato dal periodo preindustriale (1850-1900), gli scienziati dell’agenzia Copernicus dell’Unione Europea hanno dichiarato che è “praticamente certo” che il 2023 sarà il più caldo mai registrato. Un record: il più caldo da 125mila anni.

La temperatura media dell’aria nei primi 10 mesi del 2023 è stata la più alta mai registrata, essendo 1,4°C superiore alla media della temperatura preindustriale. Ciò significa che il 2023 supererà di 0,1°C il precedente anno più caldo mai registrato, il 2016.

Possiamo affermare con quasi certezza che il 2023 sarà l’anno più caldo mai registrato e che attualmente sarà di 1,43°C superiore alla media preindustrialeSamantha Burgess, di Copernicus.

sole

Quando combiniamo i nostri dati con quelli dell’Ipcc (Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici), possiamo dire che questo è l’anno più caldo degli ultimi 125.000 anni”, ha affermato Samantha Burgess, vicedirettrice del Copernicus Climate Change Service. Ma questa affermazione ha generato non pochi dubbi e controversie, del resto come possono gli scienziati stabilire la temperatura media della Terra centinaia di migliaia di anni fa?

L’area della meteorologia che effettua analisi e confronti con il clima della Terra da un passato molto lontano, dell’ordine di decine fino a centinaia di migliaia di anni, si chiama paleoclimatologia. Attraverso la paleoclimatologia possiamo fare questo tipo di confronti con periodi molto antichi della storia della Terra.

La paleoclimatologia è la scienza che studia le condizioni climatiche delle ere geologiche passate sulla Terra, attraverso dati proxy, estratti da documenti naturali ben conservati.

Ma come fanno gli scienziati a studiare i dati di un periodo sulla Terra in cui non esistevano civiltà o strumenti meteorologici? Non è davvero un compito facile ricostruire il clima passato e per effettuare simulazioni numeriche con modelli di super computer abbiamo bisogno di alcune informazioni o dati osservati da inserire come input al modello. E che dati sono questi?

caldo

Poiché i paleoclimatologi non possono fare affidamento sui dati ottenuti direttamente, si affidano a fonti di informazione indirette, i cosiddetti proxy. I dati proxy sono segni o impressioni lasciati nella natura durante i climi passati, che sono stati preservati nel corso degli anni. Queste impressioni sono conservate sul fondo degli oceani e dei laghi, nei fossili di piante e animali, congelate nei ghiacciai, impresse nei nuclei degli alberi, conservate nelle stalagmiti all’interno delle caverne, tra gli altri luoghi. Spieghiamo brevemente alcuni di essi:

  • Carote di ghiaccio: le carote di ghiaccio profonde, estratte dai laghi dell’Antartide o dalla calotta glaciale della Groenlandia, ad esempio, contengono diversi strati, ciascuno formato in un periodo diverso sulla Terra. Questi strati contengono gas, isotopi di ossigeno, polline, polvere e altri tipi di documenti che possono descrivere il clima del tempo in cui furono intrappolati, oltre a fornire indizi su eruzioni vulcaniche e incendi boschivi avvenuti nel passato;
  • Anelli degli alberi: gli anelli individuati all’interno dei tronchi degli alberi, oltre a poterci dire l’età degli alberi, possono darci informazioni sulla temperatura e sulle precipitazioni per ogni anno di vita dell’albero, attraverso lo spessore di ciascun anello. Questo perché la crescita delle piante dipende fortemente dalle variazioni climatiche;
  • Carote di sedimenti: strati di sedimenti di diverso tipo, come carbone e resti di organismi (come le diatomee), conservati sul fondo di oceani e laghi, possono fornirci informazioni sugli incendi passati (nel caso del carbone) e sulle condizioni climatiche che in passato sono stati inclini a un certo tipo di organismo.
  • Coralli: anche i coralli, come gli alberi, formano anelli di crescita che possono darci informazioni sulla temperatura e sui nutrienti presenti nell’oceano al momento della loro formazione.
ondata di calore

Alcuni di questi proxy hanno la capacità di conservare informazioni di centinaia di anni fa, altri di migliaia di anni fa e altri ancora possono darci indizi sul clima di milioni di anni fa. Ad esempio, la scoperta di ceppi fossili di palma in Alaska e di resti di alligatori nel circolo polare artico suggeriscono che questa regione polare fosse un paesaggio tropicale 52 milioni di anni fa.

Con queste informazioni fornite dalla natura stessa e le nostre attuali capacità di simulazione numerica, possiamo creare un profilo non solo della temperatura, ma anche della concentrazione di gas (come l’anidride carbonica), di centinaia di migliaia di anni fa, che ci consente di fare confronti con il clima attuale.

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