De Domenico replica a Beninati: "Chi è causa del suo male pianga se stesso"

De Domenico replica a Beninati: “Chi è causa del suo male pianga se stesso”

De Domenico replica a Beninati: “Chi è causa del suo male pianga se stesso”

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venerdì 13 Luglio 2018 - 11:15

Il deputato Pd risponde all'affondo mosso ieri da Nino Beninati che ha parlato di accordo indecoroso tra centrosinistra e Movimento 5Stelle per l'elezione di presidente e vicepresidenti in consiglio comunale. De Domenico ricorda quanto accaduto sei mesi fa all'Ars.

Sono passati pochi giorni dalla prima ufficiale del consiglio comunale e il clima resta teso. Botta e risposta fuori dall’aula, prese di posizione su quanto è accaduto al momento dell’elezione dell’ufficio di presidenza. L’affondo che ieri l’ex parlamentare e assessore regionale Nino Beninati ha recapitato alla coalizione di centrosinistra e al Movimento 5Stelle (VEDI QUI) non è passato inosservato al deputato regionale del Pd Franco De Domenico.

«È incredibile come a seconda delle circostanze una stessa azione o comportamento possa essere definito in modi diametralmente opposti. Leggo con stupore le affermazioni dell’ingegnere Nino Beninati che definisce ‘fuori dai dettami della democrazia’ la votazione di martedì scorso che ha visto l’esclusione del centro destra dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio comunale di Messina. Vorrei solo ricordare a Beninati che appena sei mesi addietro, al pari di quanto è accaduto a Messina, i consiglieri regionali del centro destra hanno riservato unicamente al centro destra e al Movimento 5 Stelle la Presidenza e le due Vicepresidenze dell’Assemblea Regionale Siciliana. In quell’occasione non ho sentito il grido di dolore per il grave attentato alla democrazia da parte dell’ingegnere Beninati, uomo così attento alle vicende politiche locali e regionali, per l’esclusione del centro sinistra da quelle cariche. Forse a Beninati sfugge che l’attuale scenario si caratterizza per la presenza di tre schieramenti per cui appare normale che in un sistema non più bipolare possa verificarsi l’esclusione di una delle forze politiche in campo dagli uffici di presidenza, senza che questa debba essere interpretata come violazione della democrazia».

Obbligata la replica di De Domenico che, insieme a Navarra, è stato il fautore di quell’alleanza con i 5Stelle che ha garantito al centrosinistra ben due incarichi su tre dell’ufficio di presidenza e che infatti martedì è stato nell’aula consiliare a seguire con attenzione cosa accadeva tra gli scranni.

«Entrando nel merito delle vicende messinesi e della insolita situazione di un consiglio comunale senza consiglieri di riferimento del sindaco e per il quale parlare di "maggioranze consiliari" tra gruppi politici tutti teoricamente di opposizione appare del tutto improprio, è appena il caso di ricordare che il centro destra stesso –che anche dopo l’elezione del sindaco ha continuato a proporsi in modo frammentato e senza una leadership in grado di rappresentarlo unitariamente – ha, con il suo voto, sostenuto un candidato eletto nelle liste del centro sinistra per la Presidenza del Consiglio Comunale». Il deputato Pd contesta dunque la scelta del centrodestra di sostenere il rivale che lo stesso Pd si è ritrovato in casa: Felice Calabrò.

«Con questa scelta e quella successiva di uscire dall’aula consiliare –anche questa non unitaria – al momento del voto per le due vicepresidenze, il centro destra ha rinunciato a sostenere un proprio candidato nell’Ufficio di Presidenza del Consiglio comunale e di questo non può attribuire la responsabilità a nessun altro, se non alla sua stessa rappresentanza consiliare. Per cui è proprio il caso di dire che chi è causa del suo male pianga se stesso».

Un commento

  1. serra salvatore 13 Luglio 2018 11:32

    sicuramente il deputato regionale DE DOMENICO non ricorda che la composizione del consiglio comunale non vedeva una maggioranza ed una opposizione ma soltanto tre schieramenti che per un equilibrio dei lavori d’aula al fine di poter garantire al sindaco e giunta una maggioranza variabile era il caso di garantire la presenza dei tre schieramenti nell’ufficio di presidenza, proprio perchè non c’era fino quel momento una maggioranza ed una opposizione ma soltanto possibili minoranze. Alla regione sicilia la questione è stata diversa di fatto esisteva una maggioranza del presidente della regione ed una opposizione, a messina fino a poco prima, lo ricordo ancora, della votazione, non esisteva una maggioranza ed una opposizione.

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