Ato3, il consiglio comunale chiede il ritiro del bando. E la giunta Buzzanca ne esce a pezzi

Ato3, il consiglio comunale chiede il ritiro del bando. E la giunta Buzzanca ne esce a pezzi

Ato3, il consiglio comunale chiede il ritiro del bando. E la giunta Buzzanca ne esce a pezzi

venerdì 26 Novembre 2010 - 15:10

Battuta tre volte la maggioranza, schiacciata dalla supremazia di Pd, Udc, Fli e Mpa, che approvano l’ordine del giorno presentato dall’opposizione. Il sindaco, più volte invocato in aula, non si è presentato. “Impallinato” il commissario dell’Ato Ruggeri, con i lavoratori di Messinambiente ad assistere a una seduta durata quasi cinque ore

Quasi cinque ore di consiglio e due verdetti. Il primo: il consiglio comunale chiede il ritiro del bando

di gara indetto dall’Ato3 per individuare il nuovo gestore dei rifiuti, approvando l’ordine del giorno presentato dal Pd. Il secondo: l’amministrazione Buzzanca esce politicamente a pezzi da questa seduta, col Pdl che va sotto per tre votazioni consecutive, schiacciato dai numeri del cartello già formatosi a Palermo e formato da Pd, Udc, Fli e Mpa (ha votato, infatti, anche il presidente del Consiglio Pippo Previti), con l’aggiunta occasionale del Pid. Bastino due dati: solo sei i consiglieri del Pdl presenti in aula; solo un intervento dal partito di cui Giuseppe Buzzanca è “guida” non solo come sindaco, ma anche come co-coordinatore provinciale. Un Buzzanca la cui presenza è stata più volte invocata dai banchi dell’aula, compresi quelli del Pdl, ma che s’è guardato bene dal partecipare ai lavori, abbandonando Palazzo Zanca all’ora di pranzo e lasciando che a farsi “impallinare” rimanesse il fido Antonio Ruggeri, commissario liquidatore dell’Ato3, andato via poco prima della votazione finale.

Ruggeri ha provato a difendere, come il suo ruolo imponeva, il bando indetto dalla società da lui amministrata (ma come commissario liquidatore, qualifica con la quale, secondo molti, non avrebbe potuto indire un bando). «E’ un bando che risponde a principi di legalità e trasparenza – ha detto Ruggeri nel corso del suo intervento durato oltre tre quarti d’ora – non è una questione politica, ma prettamente tecnica. E risponde ai dettami della legge, la legge Bersani. Il bando punta tutto sulla qualità dei servizi, sulla raccolta differenziata: siamo i primi in Sicilia ad introdurre un meccanismo penalizzate, in questo senso. E’ un’inversione di tendenza rispetto a chi afferma invece che “la raccolta differenziata non serve”. I lavoratori? Il bando ne garantisce la continuità occupazionale, come la legge prevede». Punto, questo, tra i più controversi.

Cos’ha votato il consiglio: un ordine del giorno, presentato dal Pd, con cui si chiede all’amministrazione di far ritirare il bando all’Ato3, di mettere a gara il 40 per cento delle azioni di Messinambiente per individuare un partner privato e creare, dunque una società mista, e dare seguito all’iter già avviato per la realizzazione della discarica e dell’impianto di biostabilizzazione. «Con questo voto – ha commentato alla fine dei lavori il segretario comunale del Pd, Giuseppe Grioli – il consiglio comunale dimostra di avere una linea completamente opposta a quella del sindaco». Linea evidentemente condivisa dai lavoratori di Messinambiente, che hanno assistito alla seduta dai banchi riservati al pubblico, facendo partire ogni tanto degli applausi e assistendo quasi increduli ad una serie continua di interventi in cui la linea comune era smontare il bando, ritenuto «illegittimo» dai più (il primo a definirlo così Marcello Greco dell’Udc), che «non sta in piedi» (Felice Calabrò, Pd).

Interventi che hanno finito per prendere di mira il sindaco, pesantemente attaccato da Pippo Trischitta, Fli («Buzzanca, non venendo, dimostra di essere il sindaco più “coniglio” degli ultimi anni»), da Nello Pergolizzi, sempre di Fli («un sindaco despota, che non dà garanzia di democrazia, l’unico modo per farci sentire è occupare la sala giunta»), da Giuseppe Melazzo, dell’Udc, che ha spostato il mirino pure su Ruggeri («è inadeguato ai ruoli che ricopre»). Altro comune denominatore, come detto, le preoccupazioni per la continuità occupazionale dei lavoratori, la cui presenza massiccia in aula ha certamente inciso sul tenore di certi interventi. Lo stesso Melazzo ha spiegato: «Con questo bando verranno licenziate almeno 100 persone, perché non c’è copertura finanziaria». E per Tani Isaja (Pd) «Messina non è città che si può permettere di perdere così tanti posti di lavoro». C’è chi evoca il “convitato di pietra”, l’amministratore unico Antonino Dalmazio, come Gaetano Gennaro del Pd: «Perché non spiega le sue dimissioni?». Dimissioni, tra l’altro, rimaste ancora presunte, non formalizzate.

Ma la lamentela comune è l’assenza di confronto, lamentela giunta proprio dal centrodestra. Da Tanino Caliò (Pid), ad esempio. O dal capogruppo dell’Udc Bruno Cilento: «E’ complicato, in questa fase, fare maggioranza, il sindaco dovrebbe venire in aula a fare chiarezza». Lo stesso capogruppo del Pdl Pippo Capurro ha osservato: «Questo bando ci ha presi alla sprovvista, ci ha spiazzati. Ma voglio ricordare che questa è una materia regolata anche dalla Regione, dove il Pd fa maggioranza». Così la proposta, avanzata da Melazzo e Capurro: interrompere i lavori in attesa di un intervento del sindaco. Proposta bocciata due volte, perché per il Pd, cacciatore la cui preda era ormai sotto tiro, l’occasione di far cadere la maggioranza era troppo ghiotta. E la maggioranza è effettivamente caduta, anzi, ha fatto un tonfo, un crollo clamoroso. Che non potrà non avere ripercussioni politiche.

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