Conflitti istituzionali e interessi privati: quali mani sulla zona falcata?

Conflitti istituzionali e interessi privati: quali mani sulla zona falcata?

Conflitti istituzionali e interessi privati: quali mani sulla zona falcata?

venerdì 12 Febbraio 2010 - 09:09

Messaggio sibillino del governatore Lombardo, che durante il suo intervento all’Ars sull’Ente Porto tira in ballo la Comecam, impresa del trio Franza-Cuzzocrea-Mobilia nata per operare nell’area del porto. Ma ci sono trattative avviate anche con due gruppi esteri, uno inglese e svedese. Che strizzano l’occhio all’imprenditoria catanese. Interviene anche D’Alia

Il dibattito Ente Porto sì, Ente Porto no, la diatriba con l’Autorità portuale, le considerazioni sul Punto franco: sono questi gli argomenti che veramente sono al centro delle discussioni nelle stanze che contano? Lo chiediamo perché l’impressione è che, dietro la facciata del conflitto istituzionale sulle competenze circa l’area portuale di Messina (o meglio una parte di essa), si stia giocando una partita molto più grossa con in palio quello che dovrebbe, e potrebbe, essere il fiore all’occhiello della nostra città: la zona falcata. Il presidente della Regione Raffaele Lombardo, uno degli assoluti protagonisti di questa storia, è uno che quando dice certe cose non lo fa mai per caso. Così due giorni fa, nel corso del suo intervento all’Ars sull’Ente Porto e sul suo dietrofront nell’iter di scioglimento, a molti sono drizzate le orecchie: «Diverso è il discorso su tante altre cose – ha detto Lombardo circa la zona falcata – sulle comprensibili rivendicazioni, ad esempio, di una società, stavolta non pubblica che si chiama Comecam, che si prefigge di valorizzare quell’area. Per carità, da prendere in considerazione!».

La Comecam (Compagnia Mediterranea per la Cantieristica e l’Ambiente) era una società nata negli anni ’90, dopo la creazione dell’Autorità portuale, dalla sinergia tra tre imprenditori messinesi, Vincenzo Franza, Aldo Cuzzocrea e Filippo Mobilia. Tra i progetti a cui mirava la società: attività nel settore del turismo, della cantieristica navale, e gestione privata del Punto Franco. Perché Lombardo la tira in ballo? Forse è una sorta di “scudo” nei confronti di chi, invece, nei giorni scorsi aveva parlato di trattative ben avviate dallo stesso governatore con due società straniere, leader nel settore del bunkeraggio. L’inglese “Channoil Consulting Limited” e la svedese “Nordic Storage”, particolarmente interessate al Punto franco. Società che, a quanto pare, troverebbero supporto locale nell’imprenditoria catanese. Ecco, allora, che si delinea uno scenario ben lontano dal campo della politica e dell’interesse pubblico, con uno scontro più che istituzionale diremmo privato, imprenditoriale.

Sull’argomento è intervenuto anche il capogruppo al Senato dell’Udc, Gianpiero D’Alia, che in un’interrogazione al ministro dell’Ambiente, oltre a chiedere la soppressione dell’Ente Porto, ha sottolineato che «è necessario istituire un punto franco in una zona diversa da quella della Falce: prima di tutto perché non esistono i requisiti per ospitare attività di lavorazione e commercializzazione dei prodotti, ma soprattutto perché, quell’area, oggi maltrattata e ridotta a vera e propria pattumiera della città, va bonificata data l’importanza culturale e la forte vocazione naturalistica. Mi auguro – conclude D’Alia – che i ministri si adoperino scongiurando la collocazione di attività che si rivelerebbero dannose, non solo per la pubblica incolumità, ma anche per l’ambiente».

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