Per la modifica dello Statuto, necessaria per l’eliminazione della figura a palazzo dei Leoni, serve una procedura di deliberazione particolare. La prima commissione ha bocciato la delibera approvata qualche settimana fa in giunta. Gli autonomisti dicono no
La vicenda ha tenuto banco per diverse settimane a palazzo dei Leoni. Manco se dalla stessa dipendesse l’intero futuro della Provincia. L’Amministrazione punta a tagliare la figura del difensore civico, per ridurre le spese. Il primo passo è stato compiuto con la delibera di giunta, motivata dalla «necessità di contenimento e razionalizzazione della spesa e nell’attuazione della recente normativa nazionale».
Ma il passaggio ufficiale che sancirebbe la cancellazione definitiva della figura tra gli organi della Provincia è la modifica dello Statuto dell’Ente, nello specifico l’art.25, da parte del consiglio provinciale, che per sciogliere il nodo dovrebbe approvare la scelta presa con una procedura particolare: esprimendosi cioè favorevolmente con i 2/3 dei componenti per le prime due votazioni ed eventualmente la maggioranza assoluta.
I segnali arrivati in tale direzione non sono positivi. La bocciatura dalla prima commissioni testimonia che tra i consiglieri non c’è unità d’intenti. La poca certezza sulla trattazione del punto all’ordine del giorno e i continui rinvii confermano l’impressione. E poi c’è la difficoltà di arrivare al necessario numero di trenta consiglieri, come detto necessari per deliberare.
Una direzione chiara è stata presa dall’Mpa e dal centro studi cittadino ad esso vicino, che insieme al sindaco Ugl, ha promosso una raccolta firme per chiedere il mantenimento del ruolo del difensore civico provinciale: «Ribadiamo con forza che il percorso di razionalizzazione della spesa è dovuto e doveroso – spiegano gli autonomisti -, da parte di un’Amministrazione attenta ed efficace, ma tra l’eliminare il ruolo del difensore civico completamente ed eliminare solo le eventuali spettanze, garantendo il mantenimento del servizio per l’utenza provinciale, soprattutto alla luce delle nuove direttive Governative Nazionali, che prevedono l’eliminazione del difensore civico nei comuni, a favore del potenziamento del ruolo nelle Province, ne passa veramente tanto».
La legge 191/2009 (Finanziaria) all’art 2 comma 186 lettera a) della Legge decreta la soppressione del difensore civico comunale, ma al contempo prevede la possibilità di convenzione del Comune con la Provincia di riferimento per l’utilizzo del difensore civico provinciale (che in questo caso, così facendo, sarebbe assente), che dovrebbe assumere la denominazione di difensore civico territoriale. Anche un emendamento governativo alla Finanziaria 2010 presentato in Commissione Bilancio, che sancisce l’abrogazione dell’articolo 11 del D.Lgs. 267/2000 T.U. enti locali, conferma il trasferimento delle funzioni dai difensori civici comunali ai difensori civici della Provincia ove ricade il Comune.
«Importante invece, a nostro avviso, sarebbe iniziare a fare economia nelle pubbliche casse – concludono -, iniziando con l’eliminazione di altre figure non indispensabili all’interno della macchina amministrativa provinciale, come ad esempio il “collegio di difesa” che annualmente costa decine e decine di migliaia di euro per mantenere i tre componenti, che al massimo si limitano, considerando che il loro ruolo parrebbe non essere neanche previsto nelle forme regolamentari e statutarie dell’Ente, ad esprimere pareri non vincolanti, che tranquillamente potrebbe dare un qualsiasi professionista legale inserito tra i tanti esperti gratuiti del Presidente». (E.Rigano)
