Il vicesindaco ha rimesso le sue deleghe, probabilmente lo seguirà l’assessore alla Protezione civile. E Buzzanca dovrà decidere se e come colmare i due vuoti in giunta. Il consigliere Saglimbeni: «I tre riferiscano in aula»
Gli equilibri politici sono sempre più delicati, a Palazzo Zanca. L’annunciata sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato il legittimo il doppio incarico amministratore – parlamentare regionale ha mescolato le carte e non poco ai piani alti del Comune. Se da una parte il sindaco Giuseppe Buzzanca ha già fatto sapere che non rinuncerà alla possibilità di invocare la “leggina” studiata a tavolino all’Ars proprio per prevenire la Consulta e dunque rimarrà in sella aspettando i tre gradi di giudizio (di fatto fino alla fine tanto della sindacatura quanto della legislatura regionale), il suo vice Giovanni Ardizzone stamattina ha rassegnato formalmente le proprie dimissioni (domani terrà una conferenza stampa “d’addio”) e simile pare l’orientamento di Fortunato Romano, assessore alla Protezione civile, che prima, però, ha detto di volersi confrontare col partito e col sindaco stesso.
Il punto è: cosa succederà adesso, alla luce di uno o probabilmente due poltrone vuote rimaste in giunta? Le strade sono essenzialmente tre. Nella prima, Buzzanca nomina due sostituti attingendo dagli stessi partiti di provenienza di Ardizzone e Romano, l’Udc e l’Mpa: secondo questa eventualità i favoriti sarebbero Bruno Cilento nel primo caso, con subentro in consiglio comunale (nel costituendo gruppo unico dell’Udc) di Santino Gulletta, e Alessandro La Cava nel secondo caso, che però potrebbe prendere anch’egli il posto di qualcuno degli attuali consiglieri comunali dell’Mpa, che farebbe il salto in giunta (potrebbe essere lo stesso presidente del Consiglio Pippo Previti). Seconda strada: Buzzanca lascia i due posti vacanti, giustificando la sua scelta col fatto che, mentre Ardizzone e Romano, essendo deputati, non percepivano indennità dal Comune, i loro eventuali sostituti causerebbero una nuova uscita dalle casse comunali. Questa seconda ipotesi, però, è resa difficoltosa dagli inevitabili problemi che causerebbe ai già delicati equilibri politici con Udc e Mpa, che si ritroverebbero con un esponente in meno in giunta. Terza strada: Buzzanca opta comunque per ridurre di due unità la sua giunta, ma opera un rimpasto generale (di cui si parla da tempo), dal quale potrebbe uscir sacrificato anche qualcuno del Pdl e, al tempo stesso, si potrebbe recuperare qualcuno dei primi non eletti. Staremo a vedere.
Chi vuol capirne di più è il consigliere comunale del Gruppo Misto Paolo Saglimbeni, che ha chiesto «l’immediata convocazione del consiglio comunale, invitando il sindaco, il vicesindaco e l’assessore Romano perché riferiscano in merito alle decisioni che intendono assumere a seguito della sentenza. E’ opportuno pertanto nella sua sede legittima, il massimo consesso cittadino sia adeguatamente informato sulle intenzioni degli interessati non solo nel breve periodo (Buzzanca affronterà i tre gradi del giudizio per mantenere le due cariche il più possibile), ma anche nel medio – lungo periodo, per capire se l’amore di rappresentare la città è ancora forte a meno di due anni dalle elezioni o si vogliono inseguire altre ambizioni. Messina, in una fase così difficile, ma ricca di grandi opportunità (non solo il Ponte), ha la necessità di avere una guida responsabile che, con grande abnegazione, si pone a servizio della città per il suo definitivo rilancio. Buzzanca – conclude Saglimbeni – ha dalla sua la legittimazione del voto popolare e le doti; dobbiamo sapere se ha anche la voglia».
(nelle foto: Ardizzone e Saglimbeni)
