Fassino e la Finocchiaro sfidano il “cuffaro-lombardismo-. La candidata alla Regione: «Abbiamo un compito che vale una vita»

Fassino e la Finocchiaro sfidano il “cuffaro-lombardismo-. La candidata alla Regione: «Abbiamo un compito che vale una vita»

Redazione

Fassino e la Finocchiaro sfidano il “cuffaro-lombardismo-. La candidata alla Regione: «Abbiamo un compito che vale una vita»

sabato 08 Marzo 2008 - 21:02

Genovese e il Pd messinese presentano la candidata alla presidenza. Fassino: «Il Partito democratico è il più grande cambiamento dal '92 a oggi»

Sceglie l’8 marzo, giorno della donna, il Partito democratico per presentare ai messinesi la candidatura alla presidenza della Regione di Anna Finocchiaro. La quale, giusto per far capire di che pasta è fatta, chiarisce dal palco della sala Mons. Fasola: «Le donne in politica non hanno bisogno di quote, bastano i meriti». E’ numerosa la folla che accoglie colei che sfiderà il “Cuffaro-lombardismo– (definizione proprio della Finocchiaro) alle prossime Regionali, accompagnata da uno dei padri fondatori del Pd in Italia, Piero Fassino, dal candidato sindaco e segretario regionale Francantonio Genovese e dai due messinesi più “in vista- del partito, Filippo Panarello e il segretario provinciale Franco Rinaldi.

Panarello e Rinaldi dipingono il quadro attuale della città, partendo dalla “storica- piaga delle baracche, toccando punti delicati come il Consorzio autostrade, i precari del Policlinico (presenti a far sentire la propria voce all’ingresso della sala), e finendo per disquisire, naturalmente, del commissario Sinatra, le cui azioni, secondo Panarello, «la dicono lunga sul modo di fare politica del centrodestra». Sottolineata, naturalmente, la vicinanza tra Sinatra stesso e l’Mpa, il che offre un assist troppo invitante a Rinaldi per decretare: «Lombardo è peggio di Cuffaro, sotto la maschera dell’autonomia nasconde la disperazione del clientelismo». Non può passare inosservato che Genovese abbia scelto un punto preciso dal quale partire nel suo intervento: la situazione finanziaria del Comune. «La nostra amministrazione – afferma l’ex sindaco – fra mille difficoltà, ha fatto in modo di evitare il dissesto finanziario, perché sappiamo quale calamità sarebbe per la città. C’è invece chi, in maniera irresponsabile, continua a parlarne e a invocarlo». Poi parte la stoccata a destra: «Non vediamo quale sia la proposta alternativa alla nostra. Non c’è un quadro preciso, l’unica loro certezza è che saranno assieme solo per vincere a tutti i costi». E conclude con una citazione “veltroniana- (che a sua volta cita Obama): «Con la Finocchiaro, si può fare».

Fassino ha voluto puntare l’accento sull’importanza della doppia elettorale del 13 e 14 aprile. «Se le elezioni si svolgono a due anni dalle ultime – afferma a proposito delle politiche – non è perché il Governo passato ha fatto male, ma perché è esploso un sistema politico che ha reso difficile se non impossibile la governabilità di questo Paese. Il Partito democratico è una risposta a questa inadeguatezza della politica, perché se quando andremo a votare non ci saranno più 39 partiti ma 5 è proprio per l’irruzione in questo sistema del Pd, il più grande cambiamento dal 1992 a oggi. In questa campagna elettorale – prosegue – noi dettiamo i tempi e il centrodestra insegue. Questo è dovuto alla difficoltà politica di Berlusconi e Fini, che non hanno più nulla di nuovo da dire alla gente». Dunque Fassino incorona la Finocchiaro come punta di diamante del Pd in Sicilia.

Ed è stata la Finocchiaro a “infiammare- la platea, dicendo subito che «ho affrontato tante campagne elettorali ma così emotivamente sconvolgente mai». Poi ammette: «La candidatura è stata una scelta sofferta. Mi sono ispirata alla generosità di Fassino, che si è speso per la nascita di questo partito per poi farsi da parte». La Finocchiaro cita Berlusconi, e in particolare una sua dichiarazione sul Ponte, che sarebbe il modo per far sentire italiani i siciliani. «Non credevo – dice ironica – che dei pezzi di ferro dessero la cittadinanza». Dunque parte una disquisizione sui “guasti- del cuffarismo: «Spendiamo 2137 milioni di euro per l’amministrazione regionale, quando in Lombardia se ne spendono 700, per avere le procedure più bizantine d’Italia. Ho intenzione entro novanta giorni di istituire una commissione d’esperti con personalità indipendenti per la semplificazione delle procedure e l’innovazione tecnologica, e soprattutto per la trasparenza». La Finocchiaro insiste molto sulla meritocrazia, poi elenca altre “assurdità- siciliane, a partire dalla spesa pubblica: «Perché si spendono 327 milioni di euro e il turismo non è la fonte primaria di ricavo per la Sicilia? Come si spendono questi soldi? Perché non si monitora la spesa?». Stesso discorso per l’istruzione, con una spesa doppia rispetto alla Lombardia, ma senza pensare alle borse di studio. «Non si può pensare di attingere sempre ai fondi europei, bisogna creare un fondo di investimenti». E altra frecciata a Lombardo: «Questo è il mio concetto di autonomia, non quello degli accattoni fuori dalla Cattedrale».

Grandi applausi quando afferma: «Non possiamo più dire di essere il sale della terra, ma possiamo tornare ad esserlo, soprattutto se smettiamo di dirci: “Chi me lo fa fare, tanto non cambia niente-. Tutto può cambiare, il mondo cambia, anche noi possiamo farlo». La Finocchiaro respinge le «strumentalizzazioni sulle nostre posizioni. Non siamo lo schieramento del no, il nostro no è a ciò che Cuffaro ha costruito. Penso al piano di smaltimento dei rifiuti: vogliamo anche noi i termovalorizzatori, ma al termine di un ciclo dei rifiuti moderno. I quattro mega termovalorizzatori pensati da Cuffaro brucerebbero 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti, quando in tutta Italia si parla di 3 milioni di tonnellate. Un po’ esagerato, con una percentuale di differenziata del 6%. E paghiamo un commissario 500mila euro l’anno». Capitolo Ponte: « Non è una priorità, ma questo non è un no, e un sì ad un sistema di trasporti più moderno, al potenziamento delle autostrade del mare, alla valorizzazione delle infrastrutture ferroviarie eliminando il binario unico dalle nostre coste. Questa è la mobilità». Ma la «questione delle questioni è: le regole devono essere regole. Basta con la disparità causata dal capitale mafioso. Un’impresa che non applica misure di sicurezza e sfrutta il lavoro nero risparmia, è vero, ma uccide. La Regione può e deve fare la sua parte: penso in questo senso a una “certificazione di qualità-, una sorta di “bollinatura- per le imprese in regola, senza infiltrazioni mafiose, che rispettano le norme. La legalità deve essere la convenienza». La conclusione della Finocchiaro è dedicata al filo invisibile che lega il mondo del precariato a quello delle baracche: «il bisogno irrobustisce le clientele. Ci vorrà tempo, ma il nostro obiettivo è permettere, fra dieci anni, a coloro che oggi ne anno nove, dodici di non essere precari con la valigia in mano. E’ una responsabilità che ci prenderemo. Un compito che vale una vita».

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