Fumata bianca per le opere compensative al Ponte. Ma è caos politico in consiglio comunale

Fumata bianca per le opere compensative al Ponte. Ma è caos politico in consiglio comunale

Fumata bianca per le opere compensative al Ponte. Ma è caos politico in consiglio comunale

lunedì 25 Gennaio 2010 - 15:46

L’Udc si astiene ma decidono i voti favorevoli di Muscolino e Ansaldo. Determinante anche il sì del Pdl Sicilia. Apparizione “toccata e fuga” del sindaco Buzzanca

Ci si aspettava sorprese dal consiglio comunale di oggi, e le sorprese sono arrivate. Perché i presupposti che sono andati via via delineandosi nel corso della lunga seduta di oggi lasciavano presagire un esito negativo della votazione della delibera sulle opere compensative al Ponte sullo Stretto. Anzi, qualcuno dava per scontato che il sindaco Giuseppe Buzzanca l’avrebbe ritirata, la delibera. E invece è passata, sul filo di lana anche stavolta, ma è passata. Con una tale confusione politica che diventa difficile capirci qualcosa. I dati politici che emergono e sui quali inevitabilmente sarà necessario riflettere nei prossimi giorni sono due: il primo è l’astensione di massa dell’Udc, alla quale hanno fatto eccezione i voti favorevoli di Giorgio Muscolino e Pippo Ansaldo, che alla fine sono risultati decisivi; il secondo è il voto favorevole dei consiglieri che possiamo considerare del Pdl Sicilia, Pippo Trischitta, Nello Pergolizzi e Claudio Canfora, per una volta in linea con il Pdl “lealista”. L’astensione del Pd, anche qui con un’eccezione, il “no” di Gaetano Gennaro e i voti favorevoli dell’Mpa (compreso quello del presidente Pippo Previti, nonostante una prassi a volte dimenticata) hanno portato al dato finale: 18 sì, 13 astensioni, 1 contrario.

Anche la seduta di oggi è stata caratterizzata da un lungo dibattito e da inevitabili polemiche. Si attendeva la presenza del sindaco che effettivamente c’è stata, ma per una rapidissima “toccata e fuga”. Prima di congedarsi richiamato da una provvidenziale telefonata, Buzzanca ha ringraziato il consiglio comunale per il lavoro svolto, sottolineando l’importanza del tavolo tecnico permanente ormai apertosi a Roma al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti al quale ha partecipato la settimana scorsa. In quella sede, ha ribadito il sindaco, «ho posto alcuni paletti, che nascono dal primo dibattito tenutosi in quest’aula alla presenza di Ciucci: tra questi la tutela del cimitero di Granatari, il problema della stazione a Sud, a Contesse o a Gazzi, anche se sulla prima ipotesi ci sono fortissime perplessità di Rfi, e ancora la delocalizzazione della stazione marittima e le fermate della metropolitana sul viale Europa, all’Annunziata e in altri siti. Sono convinto – ha concluso – che il coinvolgimento del consiglio possa dare i risultati propizi».

Prima della delibera sono stati approvati anche gli ultimi tre emendamenti che mancavano all’appello, uno dei quali dalla grande rilevanza politica. E’ passata, infatti, la proposta di Giorgio Caprì del Pd, sottoscritta anche da altri consiglieri, di spostare la stazione marittima a Gazzi: decisivi anche qui i tre voti del Pdl Sicilia e tre dell’Udc (Muscolino, Melazzo e Caliò). Via libera anche ad un altro emendamento, sempre di Caprì, che chiede di vincolare le aree dismesse delle ferrovie ad un uso turistico-ricettivo, per evitare “speculazioni edilizie”. Ha ottenuto disco verde anche l’emendamento di Antonio Fazio (Pdl) che chiede un incremento dei collegamenti pubblici sullo Stretto.

Tra un voto e l’altro, il dibattito, che come detto lasciava presagire tutt’altro esito, e a dirla tutta faceva intuire tutt’altra intenzione da parte dell’Amministrazione. Tanto che qualcuno ha continuato a parlare di «aria fritta» (Giuseppe Melazzo, Udc), di «libro dei sogni» (Felice Calabrò, Pd), di «latitanza della politica» (Sebastiano Tamà, Mpa). Il voto più controverso è probabilmente quello dell’Udc, spiegato dal capogruppo Bruno Cilento, in chiara polemica anche con chi aveva bocciato gli emendamenti presentati dal partito, il dirigente Giovanni Caminiti. «Ci asterremo non per mancanza di fiducia – ha detto – ma perché già in passato abbiamo manifestato grosse perplessità sull’opera Ponte, ritenendo prioritarie la messa in sicurezza e la tutela del territorio». Ciò non ha privato Muscolino e Ansaldo della libertà di votare in maniera difforme rispetto al resto dell’Udc, pur non manifestando alcun intento polemico nei confronti del partito. «Questa non è una rottura col partito – ci ha tenuto a spiegare Muscolino, che dell’Udc è vicecommissario provinciale – il mio voto è coerente con il lungo lavoro della commissione Ponte di cui faccio parte». Diverse le motivazioni per Ansaldo, secondo cui «l’apertura dei cantieri sarà volano per l’economia».

Posizioni diverse anche nel Pd. Quella “maggioritaria”, l’astensione, l’ha illustrata Calabrò, che ha evidenziato: «Parliamo di una delibera che dovrebbe essere fondamentale per l’amministrazione e dalla quale si asterrà uno dei partiti che fanno parte della coalizione. Il sindaco è diventato tale per una manciata di voti e oggi non ha nemmeno quelli, perché non ha più la sua maggioranza». Così Gennaro, invece, ha spiegato il suo no: «Votando favorevolmente si fa passare un principio col quale non sono d’accordo: questa città non potrà avere nessun percorso di sviluppo se non in presenza del Ponte». Alla fine il dado è tratto, Messina in un modo o nell’altro le sue proposte le ha fatte: adesso toccherà al sindaco (e ai parlamentari, chiamati in causa anche dal capogruppo del Pdl Pippo Capurro) farsene portavoce nei tavoli romani che contano.

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