Ma la maggioranza si spacca anche in consiglio comunale

Ma la maggioranza si spacca anche in consiglio comunale

Ma la maggioranza si spacca anche in consiglio comunale

mercoledì 18 Novembre 2009 - 01:01

Melazzo propone di dibattere sulla bocciatura in Senato dell’emendamento D’Alia: si infuocano gli animi e la seduta si arena. Si voterà un documento predisposto dall’Udc

Sembra che ci siano tutti gli estremi per parlare di crisi politica a Palazzo Zanca. Dopo la richiesta da parte del vicesindaco Giovanni Ardizzone di rivedere il percorso del progetto di intervento sul Tirone e lo scontro di ieri mattina in commissione Urbanistica tra Giuseppe Melazzo e Gianfranco Scoglio proprio sulla Stu Tirone (vedi articolo correlato in basso), in serata in consiglio comunale gli animi si sono infuocati sull’onda lunga della bocciatura in Senato dell’emendamento da 100 milioni di euro presentato da Gianpiero D’Alia e sul duello a distanza tra quest’ultimo e Domenico Nania.

Dagli scranni del centrodestra sono partite accuse “interne” pesanti, inaugurate dalla richieste di Melazzo di aprire i lavori d’aula con un dibattito proprio sulla bocciatura dell’emendamento, e sul fatto che nessun esponente del Pdl siciliano, ed in particolare l’unico senatore della provincia messinese, Nania appunto, ha ritenuto opportuno appoggiare l’emendamento stesso. Apriti cielo. Salvatore Ticonosco ha parlato di demagogia, del solito ostruzionismo e di “vergogna”, addirittura, spiegando che difficilmente D’Alia e Anna Finocchiaro (che ha subito sostenuto l’emendamento del senatore Udc proponendone un altro da 200 milioni per Caltanissetta) avrebbero potuto sperare che la maggioranza approvasse un atto dell’opposizione. Da qui la reazione furiosa di Bruno Cilento, uomo di D’Alia in Consiglio, che ha definito inaccettabili le dichiarazioni di Ticonosco, parlando del Pdl come di un «minestrone», e non di un partito.

Il duello è proseguito per buona parte della serata, con accuse reciproche (per Chiarella quella dell’Udc è una «fuga in avanti», per Caliò «si cerca di difendere l’indifendibile») e tentativi di “mediazione”, come quello messo in atto dal capogruppo del Pdl Pippo Capurro. Gli esponenti del Pd non credevano a tanta grazia: «maggioranza spaccata», «sindaco al buio» le considerazioni di Barbalace e Caprì. Nello Pergolizzi ha subito spostato il mirino sul sindaco, accusato di «scarsa trasparenza», mentre nel ballo c’è finito pure Antonio Ruggeri, finito nel mirino di Caliò e di Melazzo, che ne ha chiesto la revoca dell’incarico di coordinatore dell’ufficio commissariale. Il compromesso finale è solo una tregua armata, in realtà: l’Udc predisporrà un documento col quale verrà da una parte approvato l’atteggiamento di D’Alia e Finocchiaro e dall’altro stigmatizzato quello di chi non ha votato in Senato. Impossibile, a conclusione dell’infuocato dibattito, proseguire con l’attività deliberativa: il Pd, complice il mancato accoglimento della richiesta di Gennaro e Contestabile di proseguire mettendo subito ai voti un ordine del giorno sull’argomento, abbandona l’aula facendo cadere il numero legale. E il Palazzo scricchiola…

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