Rimane in piedi il ricorso al Tar, il giudice dovrà entrare nel merito delle questioni sollevate dalla società che da una settimana è “orfana” di Dalmazio
Messinambiente fa un mezzo passo indietro nella “guerra dei rifiuti” con l’Ato3. Dopo aver presentato ricorso al Tar contro il bando pubblicato dal commissario liquidatore dell’Ato Antonio Ruggeri per individuare il nuovo gestore del servizio di igiene urbana in città, la società da una settimana “orfana” di Nino Dalmazio e oggi amministrata dal direttore generale Armando Di Maria ha ritirato la richiesta di sospensiva. Il che, in termini più pratici, significa che il Tar avrà tutto il tempo di pronunciarsi sul merito del ricorso, che comunque rimane in piedi, senza però il rischio che lo stesso giudice possa nel frattempo sospendere il bando. Che dunque andrà avanti nei tempi previsti: entro il 30 dicembre dovranno pervenire le offerte all’Ato, quindi si procederà con l’apertura delle buste e l’affidamento del servizio fino al 2015.
Ignote le motivazioni che hanno portato a questa sorta di dietrofront di Messinambiente, dietrofront che però arriva forse non a caso dopo la formalizzazione delle dimissioni di Dalmazio ed il cambio al vertice “benedetto” dal socio di maggioranza, il Comune, che è anche socio di maggioranza dell’Ato3. Il ricorso, però, non è stato ritirato (ecco perché parliamo di “mezzo” passo indietro). Ricorso che si basa su diversi punti. In primis, il fatto che secondo Messinambiente la convenzione in vigore con l’Ato3, subentrata al Comune, scadrebbe il 31 dicembre 2025, e non fra diciassette giorni. Inoltre la società in “bilico” in questi giorni sostiene che «l’Ato3 non ha certamente il potere di indire una procedura aperta per l’affidamento del servizio per un periodo di cinque anni», in quanto questa facoltà non rientrerebbe tra quelle proprie di una società in liquidazione.
E ancora, il bando, che secondo il ricorso è «illegittimo», non avrebbe copertura di spesa e soprattutto non garantirebbe la continuità occupazionale del personale. L’obbligo di assunzione per la società subentrante, infatti, riguarderebbe solo una parte dei lavoratori, «corrispondente nel numero e nelle qualifiche al personale specificato nella propria offerta», una chiara violazione, questa la tesi di Messinambiente, del contratto collettivo nazionale secondo. Formalmente, dunque, la guerra è ancora in corso, rimanendo in piedi il ricorso. Ma nella sostanza il ritiro della richiesta di sospensiva cambia e non di poco le carte in tavola.