Natale a Gaza

Natale a Gaza

Redazione

Natale a Gaza

domenica 28 Dicembre 2008 - 12:13

Un popolo che vive, resiste e sogna

Sia permesso un parallelismo tra la vicenda di Antonella* che chiede un risarcimento danni alla sua banca per le sofferenze psicologiche subite a seguito di una rapina, compiuta mentre lei si trovava nell’edificio, e le sofferenze dei palestinesi a Gaza. Un paragone che rende chiara la differenza tra il nostro mondo e il loro.

Noi, che basta agitarsi un po’ per veder riconosciuti pretesi diritti che sempre più spesso fanno a pugni con il buon senso e a volte con la decenza. Loro, così attaccati ad una terra che gli appartiene ma che mantiene la tragica promessa di una vita di costante povertà e pericolo. Noi, liberi di mangiare e di riscaldarci, alla costante ricerca del modo migliore per impiegare il tanto tempo libero a disposizione; loro, in fila tutto il giorno per ricevere un tozzo di pane, quando e se Israele decide di aprire i valichi, con la paura di arrivare troppo tardi e non trovare nulla per sfamare i propri bambini. Noi, che scendiamo in piazza a gridare contro il finanziamento pubblico alle scuole private; loro, che mentre vanno a scuola vengono scambiati per terroristi e uccisi**. Noi, con le nostre case; loro, per lo più profughi espulsi dalle terre di origine, dopo che l’esercito nemico ha abbattuto le case dove vivevano***. Noi, con le nostre manifestazioni contro Berlusconi; loro, con il proprio leader costretto a vivere in un palazzo assediato dai nemici, sotto continui bombardamenti, fino alla morte (rimasta avvolta dal mistero. C’è chi giura che i nemici – quelli che bombardavano per ucciderlo – non c’entrano e chi invece ritiene siano stati proprio loro ad avvelenare Arafat).

Alla fine Noi, con la nostra voglia di vivere e di realizzare i nostri sogni; alla fine Loro, con la stessa voglia di vivere e resistere, perchè si realizzi un sogno, il loro sogno, quello di una Palestina libera. Per un’esistenza diversa

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Note:

1)http://m.ilrestodelcarlino.it/ilcarlinom/post/206?url=51161110-6ffb-fa43-fb5d-07fa41f9fbfb

2)Durante l’anno scolastico 2007-2008 le operazioni militari israeliane hanno impedito nelle scuole dell’UNRWA lo svolgimento di 256 giornate di lezione, pregiudicando il diritto all’istruzione di circa mezzo milione di scolari.

In Cisgiordania, gli scolari devono superare qualcosa come 600 barriere – che vanno da terrapieni a check-point militari – per recarsi ogni giorno a scuola.

 

Secondo i dati a disposizione dell’UNICEF, nella scorsa estate, prima della riapertura delle scuole, si sono registrati 15 attacchi a edifici scolastici da parte dell’esercito israeliano e altri 8 compiuti da coloni israeliani contro scuole palestinesi.

 

Anche quando non è la violenza a mettere a rischio il diritto all’istruzione dei bambini palestinesi, questo viene pregiudicato da altri fattori direttamente collegati al conflitto, come le limitazioni di movimento e la povertà in cui è sprofondata la popolazione palestinese.

A Gaza il blocco israeliano – in vigore ormai da 14 mesi praticamente su tutti i beni in entrata – costringe le scuole palestinesi a barcamenarsi tra mancanza di materiali didattici, acqua ed elettricità. 

 

I prezzi delle uniformi scolastiche sono aumentati del 50-100%. Progetti di ricostruzione dell’ONU per oltre 90 milioni di dollari, comprendenti anche scuole, restano sospesi a Gaza per l’impossibilità di far entrare i necessari materiali di costruzione. E con l’economia sull’orlo del collasso, molti genitori non sono più in grado di mandare i loro figli a scuola.

Ma il diritto all’istruzione è solo uno dei tanti diritti negati ai bambini palestinesi: altri 382 bambini palestinesi mancavano all’appello alla riapertura dell’anno scolastico, ripreso alla fine di agosto, nel Territorio Palestinese Occupato: 82 perché uccisi nel corso del 2008 – 76 nel conflitto con Israele (69 dei quali a Gaza) e 6 durante le violenze tra fazioni palestinesi – e 300 perché detenuti nelle carceri israeliane; tutti vittime della violenza che segna la vita quotidiana dei bambini palestinesi. (www.unicef.it)

3)Nonostante l’Onu abbia stabilito il diritto al ritorno nelle proprie terre per i circa 700mila profughi palestinesi ingiustamente cacciati via dall’esercito israeliano, Israele si rifiuta di obbedire al diritto internazionale, pur sapendo che basterebbe compiere questa mossa dovuta (sia secondo diritto che secondo coscienza) per ottenere una pace duratura.

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