L’onda d’urto del congresso: Saglimbeni lascia il Pd

L’onda d’urto del congresso: Saglimbeni lascia il Pd

L’onda d’urto del congresso: Saglimbeni lascia il Pd

martedì 10 Novembre 2009 - 09:09

Il consigliere comunale annuncia l’adesione al gruppo Misto: «Contro di me ritorsioni e veti. Brogli al congresso, in un partito così non mi riconosco assolutamente»

«Il consigliere comunale Paolo Saglimbeni, eletto con 848 voti, dato l’insanabile dissenso con il gruppo consiliare di appartenenza, comunica la propria dissociazione dallo stesso e la confluenza nel gruppo misto». Poche righe e un addio. Stavolta senza se e senza ma. Perché se qualche mese fa il passaggio al gruppo misto annunciato dallo stesso Saglimbeni non prevedeva l’abbandono del Pd, ma anzi la permanenza e la partecipazione anche alla fase congressuale, oggi molto è cambiato, e proprio quella fase congressuale ha spinto il consigliere, ex Nuova Sicilia, a lasciare definitivamente il partito. Una scelta sofferta, dice Saglimbeni in una lettera inviata al suo “referente di corrente”, Enrico Letta. «Come ti è noto da tempo – scrive il consigliere – sin dal momento della mia adesione all’associazione 360, su input del partito, ho subito veti e ritorsioni che non mi hanno consentito di esercitare adeguatamente il mandato di consigliere comunale. Ora che anche la fase congressuale del partito si è conclusa, ed i nostri amici non corrono più il rischio di subire contraccolpi, non vi sono più ragioni per restare».

Quasi una fuga, dunque. «La vergognosa frattura consumatasi nell’assemblea di domenica – continua Saglimbeni – nel corso della quale l’area Lumia ha abbandonato i lavori non partecipando alla votazione del segretario, ha dato l’ennesimo colpo di grazia all’obiettivo di costruire in Sicilia e a Messina quel partito nuovo, aperto, democratico, trasparente, che avevamo sognato. L’elezione di Lupo va interpretata infatti come un’operazione gattopardesca che, nel segno della continuità, tradisce le attese di quanti speravano in una svolta reale che assicurasse il rilancio del partito. Le ragioni dell’ennesimo fallimento sono tante. Grande peso ha avuto la decisione di regolamentare la fase congressuale dando centralità alle tessere e quindi ai signorotti locali, padroni delle tessere, che controllando pure l’organizzazione, hanno potuto strutturare la competizione tra candidati alla segreteria regionale sulla base delle risorse finanziarie disponibili».

Secondo Saglimbeni «sono mancate le analisi e le valutazioni sulla gestione e la conduzione del partito nei due anni precedenti per far tesoro degli errori commessi, emarginare i responsabili e ricavarne indicazioni utili su programma, modello di partito, sistema delle alleanze, criteri di selezione della leadership. A Messina, sembra siano stati denunciati episodi che confermano la sistematica violazione delle regole congressuali. Con furbizie, brogli vari e risorse finanziarie e personali del partito, sembrerebbe che l’ex segretario regionale abbia eletto propri uomini in tutte le liste, solo fittiziamente in competizione, grazie alla complicità dei loro rappresentanti. All’orizzonte si intravede pertanto un Pd siciliano che non è molto diverso dagli altri partiti : occupato, gerarchico, ridotto a comitato elettorale, non luogo di confronto e partecipazione, gestito privatamente e personalmente dal padrone di turno, ecc.. In un partito così – conclude Saglimbeni – non mi riconosco assolutamente». Ma se l’addio è definitivo, lo sarà altrettanto l’adesione al gruppo Misto? Difficile che un uomo di politica come Saglimbeni rimanga ai margini: non è da escludere nelle prossime settimane un passaggio all’Udc.

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