Palazzo Zanca, la riforma degli Ato non decolla: nuovo rinvio in commissione

Palazzo Zanca, la riforma degli Ato non decolla: nuovo rinvio in commissione

Redazione

Palazzo Zanca, la riforma degli Ato non decolla: nuovo rinvio in commissione

martedì 12 Agosto 2008 - 12:44

Tutto rimandato alla seduta del 26 agosto, prima di tornare in Consiglio. La proroga dei termini al 30 settembre non è ancora stata ufficializzata dalla Regione

Nuova fumata nera per l’approvazione dello statuto del consorzio Ato06. Il consiglio comunale, su proposta del capogruppo Pd Marcello Greco, non senza qualche polemica, l’aveva rinviata in commissione, per la precisione l’undicesima. Alla seduta di stamani, presieduta da Nello Pergolizzi, non si sono presentati né l’assessore competente, Elvira Amata, né il dirigente interessato, Antonino Cama. Così si è ritenuto che, prima di tornare in consiglio comunale, sarebbe stato opportuno rinviare la discussione alla prossima seduta, fissata per il “rientro- dalle ferie, il 26 agosto.

Anche oggi, però, qualcuno ha sollevato la questione dei termini da rispettare. Il decreto del presidente della Regione Raffaele Lombardo li aveva fissati al 5 agosto, e infatti il 4 l’undicesima commissione, sentito il parere del dirigente, aveva approvato la delibera da portare in aula. Ma proprio il 4 agosto l’Anci Sicilia (Associazione nazionale comuni italiani), di cui è presidente il sindaco di Palermo Diego Cammarata, dopo una lunga querelle con la Regione comunica che Lombardo ha accettato di prorogare i termini al 30 settembre, avvertendo dunque i Comuni di non essere più vincolati a votare la delibera entro l’indomani. Il giorno dopo a Palazzo Zanca il consiglio comunale si spacca in due e in maniera politicamente trasversale, tra chi ritiene la nota dell’Anci abbastanza autorevole da poter rinviare la discussione e chi, invece, fa notare che la proroga dei termini può essere ufficializzata solamente da chi li aveva inizialmente fissati, e dunque lo stesso presidente della Regione, tramite un decreto che non era arrivato.

A una settimana di distanza, quel decreto presidenziale non è stato ancora emanato, e per quanto attendibile sia l’Anci, secondo alcuni consiglieri il Comune sarebbe già da considerare “moroso-. Ad ogni modo, il consiglio tornerà a riunirsi solo nei primi giorni di settembre, quindi fino ad allora la commissione avrà comunque modo di approfondire la vicenda. Tra l’altro proprio l’Anci, il 4 agosto scorso, ha costituito la Commissione sui rifiuti, presieduta dal sindaco di Caltabellotta Calogero Pumilia, iniziando ad elaborare le proposte da presentare al tavolo delle trattative con il Governo regionale e lAgenzia regionale dei rifiuti sulla riforma. Tramite una nota la Commissione sollecitava «i Sindaci e i Consiglieri comunali a contribuire ai lavori della stessa con suggerimenti che possano concorrere alla definizione di una linea propria del sistema dei comuni».

La riforma degli Ato rifiuti in Sicilia dovra’ concludersi entro il 31 dicembre prossimo. I nuovi Ato, che saranno uno per ogni provincia, andranno costituiti entro il 31 ottobre, mentre entro il 30 novembre andranno eletti i consigli di amministrazione che dovranno poi insediarsi entro la fine dell’anno. I nuovi dieci Ato non saranno più gestiti “in house- dalle societa’ d’ambito bensì dai consorzi dei Comuni, che poi affideranno la gestione dei rifiuti a ditte specializzate attraverso gare d’appalto, un po’ come l’Ato3 fa con Messinambiente. Il nodo che offre spunti di “perplessità- a diversi consiglieri, ma anche ai sindaci di altri comuni, è la cosiddetta “fase transitoria-. Secondo il decreto del governo regionale i nuovi Ato dovranno utilizzare nella prima fase tutto il personale in servizio nei vecchi ambiti territoriali, salvo poi procedere ad una riorganizzazione della pianta organica. Ancor più preoccupante e intrigata è la questione finanziaria, considerata la condizione debitoria di diversi Ato. La regione dovrebbe provvedere a sanare i conti in rosso, il grosso dubbio di sindaci, consiglieri e dell’Anci stesso è che alla fine tutto andrà a ripercuotersi nella famigerata Tarsu, ovvero nelle tasche dei cittadini.

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