Il Piano Strategico 2020 secondo Scoglio: «E’ l’anima di una città»

Il Piano Strategico 2020 secondo Scoglio: «E’ l’anima di una città»

Il Piano Strategico 2020 secondo Scoglio: «E’ l’anima di una città»

venerdì 20 Febbraio 2009 - 15:09

L’assessore ai Lavori pubblici relaziona in consiglio comunale: «E’ l’elemento fondamentale per creare l’identità economica e sociale di Messina». Anche oggi troppi vuoti in aula

«Ciò che nelle altre città si fa in tre mesi, qui necessita di dieci anni solo per essere valutato». Questo è uno dei mali, forse “il” male della città di Messina, ed è una verità snocciolata oggi dall’assessore ai Lavori pubblici Gianfranco Scoglio (nella foto), intervenuto ai lavori del consiglio comunale per illustrare l’iter del Piano Strategico 2020. L’altra verità è che la politica, in tanti anni, ha fatto poco o nulla per invertire questa tendenza, favorendo, anzi, il declino di una Messina sempre più ai margini dei flussi economici e di sviluppo della Sicilia e del Paese intero. «Ma questa non è una città distrutta», afferma Scoglio, che vede del buono in ciò che centrodestra e centrosinistra hanno prodotto negli anni post-prima repubblica (definito «regime» dall’assessore) e da quel buono intende partire per costruire, appunto, il Piano Strategico Messina 2020.

Quest’ultimo è un programma, una visione d’insieme di quei progetti che dovrebbero creare le basi di sviluppo. Ma soprattutto, precisa Scoglio, «è l’anima di una città, è l’elemento fondamentale non tanto per attirare finanziamenti, ma per creare l’identità sociale ed economica di Messina. Non è certo un puro esercizio accademico». Questo in risposta a chi, anche nel corso del dibattito in aula, ha parlato di libro dei sogni lontano dalla realtà.

E’ una sorta di sfida per la città, che la politica deve mostrarsi in grado di poter raccogliere. A tutti i livelli, dalle amministrazioni locali ai rappresentanti regionali e soprattutto nazionali. Prendendo spunto, magari, dall’esempio calabrese citato da Scoglio: «Lo sanno tutti che lì quando c’è da difendere gli interessi comuni si mette in moto una lobby incontrastabile». L’impressione è che la lobby a Messina esista, ma non miri probabilmente ad interessi comuni.

Scoglio è un fiume in piena: «Ce lo si metta bene in testa: non ci sono più fondi pubblici. L’ultima risorsa è rappresentata dal programma 2007-2013. E in quest’ottica se la città non si dà un Piano Strategico, non concluderà nulla». Questo non significa che il pubblico non abbia e non avrà un ruolo centrale. «Il Comune, dopo il Policlinico, è la seconda azienda cittadina. Il pubblico impiego è una risorsa che però va utilizzata al meglio, nell’ottica di un’amministrazione davvero efficiente». L’assessore non si lascia sfuggire qualche appunto polemico: «A Barcellona, in pochi mesi, hanno trasformato il porto da commerciale a turistico. In Spagna basta una settimana per ottenere una concessione demaniale, qui ci vogliono ottocento giorni. Poi mi sento dire che il project financing sui cimiteri, ad esempio, non è di interesse pubblico, ma se è così cosa sarebbe di interesse pubblico?».

Il Piano Strategico, spiega Scoglio, «mira a superare quelle problematiche che sono una costante del nostro piano regolatore, basato sulla lottizzazione del territorio tra pubblico e privato. A partire dalla condivisione delle strategie si individueranno i cosiddetti “progetti pilota” o “bandiera”, secondo le quattro aree tematiche di cui si occupano le commissioni già insediate». Queste le quattro commissioni tematiche: “L’organizzazione fisica della città e le infrastrutture materiali”; “Le infrastrutture immateriali della ricerca e dell’innovazione”; “Servizi per lo sviluppo locale dei territori”; “Reti per la solidarietà e l’impresa sociale”.

Durante il dibattito in aula diversi consiglieri hanno chiesto che il Consiglio stesso venga coinvolto in maniera più diretta nei lavori del Piano Strategico, anche attraverso l’istituzione di una commissione consiliare apposita. Ma a proposito dell’aula, non si può nuovamente non censurare le tante, troppe poltrone vuote. Anche oggi, dopo la seduta di ieri dedicata al dissesto idrogeologico, pochissime le presenza, sull’ordine della decina o poco più. Un assist che lo stesso Scoglio, più volte finito sulla graticola del Consiglio, non si è lasciato sfuggire: «Forse – ha detto – era più interessante parlare del caso Scoglio che del futuro della città».

(foto Dino Sturiale)

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