Primo confronto sul piano Atm. L’accusa: tempi e numeri poco certi. Ma per gli uffici è «un atto epocale»

Primo confronto sul piano Atm. L’accusa: tempi e numeri poco certi. Ma per gli uffici è «un atto epocale»

Primo confronto sul piano Atm. L’accusa: tempi e numeri poco certi. Ma per gli uffici è «un atto epocale»

giovedì 05 Maggio 2011 - 12:40

La commissione Mobilità affronta la maxi delibera predisposta dall’Amministrazione con gli assessori Capone e Miloro e i dirigenti Cama e Coglitore. Quest’ultimo: «Le somme da riconoscere? Non c’è nulla di regolarmente documentato»

Che l’Atm fosse arrivata al collasso lo avevamo capito da tempo. Ma quanto detto oggi in commissione Mobilità dal ragioniere generale Ferdinando Coglitore è emblematico: «Le somme da riconoscere all’azienda? Non c’è nulla di regolarmente documentato». Insomma, il “giallo” sui crediti vantati dall’Atm nei confronti del Comune continua. Ed è solo uno degli aspetti più controversi di una lunga vicenda che hanno indotto l’Amministrazione alla decisione ultima: mettere in liquidazione l’azienda. Il complesso atto è stato approvato dalla giunta nelle scorse settimane (vedi articolo correlato) ed è stato trasmesso al consiglio comunale, che dovrà procedere al primo, fondamentale step: la messa in liquidazione, appunto. Dopodiché, nel giro di due anni, conclusa la fase liquidatoria, si passerà alla “morte” dell’Atm ed alla nascita di uno o più nuovi soggetti giuridici (due o tre aziende?). Di tutto questo si è iniziato a discutere stamani in commissione Mobilità, presieduta da Nino Carreri, con gli assessori Melino Capone e Orazio Miloro che hanno illustrato la delibera, coadiuvati dai dirigenti Antonino Cama e Coglitore. Da quest’ultimo è giunto il miglior “biglietto da visita” per la corposa delibera. «E’ un atto epocale – ha detto il ragioniere generale – da quando sono dirigente in questo Comune non ho mai dato un parere favorevole ad un bilancio dell’Atm». Il che la dice lunga sulla situazione che si è perpetrata nell’azienda di via La Farina in questi anni (giova ricordare che l’ultimo bilancio approvato dal consiglio comunale risale a otto anni fa, al 2003). Ma le difficoltà sono anche altre: «L’azienda non ha mai prodotto il bilancio straordinario nei termini in cui lo avevamo chiesto – ha proseguito Coglitore – i revisori contabili interni hanno dato parere contrario. Non c’è strada diversa dalla liquidazione. E credo sia importante chiarire che l’esternalizzazione di alcuni servizi sarà inevitabile». Passaggio, questo, che potrebbe cozzare con la posizione di qualche sindacato.

Tra i consiglieri comunali non mancano alcune prese di posizione particolarmente critiche. Secondo Giuseppe Melazzo dell’Udc, ad esempio, «quest’atto, pur corposo, dice poco. In pratica si afferma: intanto mettiamo in liquidazione l’azienda, poi si vedrà. I tempi sono tutt’altro che certi, chiunque abbia una minima cognizione di come funzionino le procedure di liquidazione sa che i due anni indicati dall’Amministrazione non potranno mai bastare. In sostanza la patata bollente passerà all’Amministrazione che verrà dopo. E poi: con quali risorse si procederà? Perché manca il bilancio 2010, riferibile ad un commissario particolarmente vicino al sindaco come Russo? E si ha idea di quale contenzioso nascerà in questo frattempo?». Non è meno critico Nello Pergolizzi di Fli: «Credo sia chiaro quale sia la strategia: mettere la polvere sotto il tappeto, chi verrà dopo si troverà questo problema da affrontare. Noi quest’atto non lo voteremo». Per Paolo Saglimbeni (Misto) questa delibera «rappresenterà un’occasione importante per ricucire i rapporti tra Amministrazione e consiglio comunale, ma andranno chiariti tutti i passaggi». Pippo Capurro del Pdl ha fatto una sorta di cronistoria delle “malefatte” dell’Atm nel tempo: «Dopo quanto successo questa è la prima volta che si tenta di fare davvero qualcosa». Ma la proposta finale sembra andare in una direzione: estrapolare dalla delibera il bilancio 2009 dell’Atm, che invece ne è parte integrante pur essendo stato approvato solo dall’azienda. Il che significherebbe ritirare l’attuale delibera e proporne una nuova. Insomma, la strada è appena iniziata ma appare tutta in salita.

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