La resurrezione dell’Ente Porto e l'incoerenza della Regione

La resurrezione dell’Ente Porto e l’incoerenza della Regione

La resurrezione dell’Ente Porto e l’incoerenza della Regione

martedì 26 Gennaio 2010 - 10:37

In estate era stato avviato l’iter, stabilendo tempi certi e l’impossibilità di realizzare un Punto Franco nella zona falcata. Oggi il dietrofront: l’ente rimane, senza Cda ma con un commissario attuatore, l’ex presidente Madaudo

Tre delibere, una per ciascuna delle giunte finora presiedute da Raffaele Lombardo, e un risultato controverso: l’Ente Porto rimarrà in vita. E questo nonostante due delle tre delibere indicassero tutt’altra strada. Stranezze di un mondo, quello della politica, che a volte sembra davvero lontano dai crismi di logicità che si richiederebbero a chi governa. L’ultima delibera di giunta regionale è quella decisiva: con essa si decide di mantenere in piedi quello che da più parti è stato definito un “carrozzone”, anche se un limite è stato quantomeno posto: non ci sarà più un pletorico consiglio d’amministrazione ma solo un commissario attuatore, in carica per tre mesi, che sarà l’attuale presidente Rosario Madaudo.

Quello che stupisce è che si torna a parlare anche di Punto Franco, la ragion d’essere dell’ente. Eppure nel giugno scorso gli indirizzi sembravano completamente opposti. A quel tempo il dirigente dell’assessorato regionale all’Industria Nicola Tarantino, nominato responsabile del procedimento di scioglimento dell’ente, scriveva in una nota inviata a Provincia, Comune e Camera di Commercio che l’iter si sarebbe concluso il 31 luglio e spiegava le motivazioni che avevano indotto la Regione a liquidare l’ente costituito nel lontano 1953. Tra queste proprio l’impossibilità di realizzare un Punto Franco nella zona falcata di Messina, «a causa dell’intervenuta abrogazione tacita della legge 191/1951», che dichiarava incompatibile lo stesso Punto Franco con il Codice Doganale Comunitario.

Questo significa che se di Punto Franco si dovrà tornare a parlare si dovrà trovare una soluzione diversa dalla zona falcata, magari nell’area del Mela. A stupire è in generale il dietrofront della Regione: l’iter avviato in estate, infatti, prevedeva che una volta conclusa la fase procedimentale (durante la quale potranno essere opposte deduzioni), l’assessore regionale all’Industria avrebbe presentato alla giunta una nuova delibera, con la quale sarebbe stato posto formalmente in liquidazione l’ente e nominato, al tempo stesso, il commissario liquidatore. La delibera c’è stata, ma non per liquidare l’ente, e il commissario da liquidatore è diventato “attuatore”. E c’è una bella differenza.

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