La Rete di ecologia sociale contro il Cipe

La Rete di ecologia sociale contro il Cipe

La Rete di ecologia sociale contro il Cipe

lunedì 09 Marzo 2009 - 23:12

Il portavoce della Rete, Giuseppe Restifo, fortemente critico nei confronti degli ultimi provvedimenti del governo che riportano la Sicilia ad un’era di cementificazione selvaggia

”Partiamo da un dato di fatto: abbiamo a che fare con un uomo d’affari, non con uno statista. Sulla base di questo verifichiamo non quello che dice, dietro cui tanti si affannano, facendosi beffare il giorno dopo da una dichiarazione uguale e contraria. Andiamo a vedere dove sta l’affare di quello che fa e forse comprendiamo meglio gli atti.”

Questa la riflessione che invita a fare Giuseppe Restifo (nella foto), portavoce della Rete di Ecologia Sociale di Messina sulla quale prosegue: “Guardando al piano varato dal Cipe, da cui uscirebbero 1,3 miliardi di euro per il ponte sullo Stretto, ci si chiede: dove sta l’affare? Ad avere un po’ di memoria, per aver seguito le vicende della mega-infrastruttura nell’ultimo ventennio, riemerge una sigla: Impregilo. L’impresa, esattamente tre anni fa di questi tempi, vinceva la gara come -general contractor- del ponte. Ha ricevuto dunque un mandato, insieme alle carte del progetto di massima, compresa la Valutazione d’impatto ambientale, su cui l’Unione europea ha chiesto precisi chiarimenti. C’è un contratto, firmato da Silvio Berlusconi, capo del governo allora e capo del governo oggi.” – commenta Restifo. “C’è una cambiale che va pagata e l’uomo d’affari lo fa con piacere: fare business con Impregilo è sempre cosa interessante, soprattutto se questa grande impresa naviga in acque a volte tempestose, come al tempo della spazzatura di Napoli e come adesso, dopo la condanna per lo scempio del Mugello. Berlusconi contratta da una posizione di forza e non vuole perdere l’occasione, dimostrando al contempo una inossidabile coerenza: lui il ponte l’ha sempre voluto.

Tutto questo cosa c’entra con Messina, i messinesi, i siciliani?” – si chiede sarcasticamente il portavoce della Rete di Ecologia sociale. “Ben poco. Anzi, c’entra, ma in negativo. Perché i soldi da distribuire alle società interessate all’edificazione delle grandi opere in parte provengono dal Fondo Aree Sottoutilizzate, in gergo Fas, quel fondo che nelle intenzioni dell’Unione europea doveva servire ad attrezzare delle infrastrutture necessarie i Sud mediterranei, quindi anche la Sicilia del governatore Lombardo (che, mentre gli sottraggono il Fas, dichiara di avere -il chiodo fisso- del ponte)”.

Abbastanza -spassosi-, secondo Restifo, sarebbero alcuni commenti che hanno accompagnato l’annuncio del governo: “la palma se la aggiudica il sindaco di Messina” – sostiene il portavoce della Rete di ecologia sociale – “quando afferma che ‘la città è pronta’: frana a Castanea, smottamento a Cumia, giubilo per la bretella provvisoria di Pezzolo, Montepiselli non riesce a trattenersi. Così, fra una battuta e l’altra, però stanno ‘chiudendo’ treni e traghetti pubblici, come lo stesso sindaco ha potuto sentire dalla voce dei lavoratori nel convegno dell’Or.S.A., cui ha partecipato e a cui la Rete di ecologia sociale ha dato la più compatta adesione.

Senza farci ‘di-vertire’, senza farci sviare” – conclude Restifo nella sua nota – “guardiamo ai fatti: occorre ripartire con la Rete No-ponte per una impegnata campagna politica non sul -ponte-, ma su quel miliardo e 300 milioni di euro che alla voce ‘ponte sullo Stretto’ si vorrebbero aggiudicare. Sullo Stretto abbiamo bisogno di navi, di mezzi veloci, di cabotaggio, di approdi, di treni, di posti di lavoro stabili e immediati; di nessun esproprio per il ponte, ma di riqualificazione ambientale; di un disegno di sviluppo sostenibile e non di cortine fumogene a protezione degli affari del capo.”

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