Riecco la vertenza Atm: i sindacati avviano le procedure di raffreddamento

Riecco la vertenza Atm: i sindacati avviano le procedure di raffreddamento

Riecco la vertenza Atm: i sindacati avviano le procedure di raffreddamento

martedì 29 Marzo 2011 - 13:29

L’accusa di Cgil, Cisl e Uil: «Abbiamo pazientato, ma dal Comune nessuna strategia di risanamento»

Pareva quasi irreale il silenzio che proveniva da via La Farina, lì dove ha sede la disastrata Atm. Bilanci non approvati, “bocciati” persino dai revisori contabili dell’azienda stessa e da quelli esterni. Un risanamento che tarda ad arrivare, sebbene annunciato per imminente da chi ci sta lavorando a Palazzo Zanca (nelle ultime settimane numerose sono state le riunioni tra il sindaco Buzzanca e gli assessori Miloro e Capone). E puntuale ecco che arriva la vertenza sindacale, perché in casa Atm non è più possibile nemmeno tirare a campare come si è provato a fare negli ultimi mesi. «Nonostante le nostre denunce – affermano Pino Foti (Cgil), Enzo Testa (Cisl) e Silvio Lasagni (Uil) – sull’allarmante peggioramento delle condizioni dell’Atm e sul protrarsi del ritardo degli stipendi, che ha raggiunto ormai due mensilità, questa Amministrazione, e financo il consiglio comunale, non hanno ancora inteso porre in essere alcun provvedimento e, men che meno, dire chiaro e tondo almeno quali siano le proprie intenzioni in merito. Dai dati relativi al taglio dei trasferimenti regionali emergeva chiaramente già da tempo l’impossibilità per l’azienda a superare i primi mesi dell’anno senza un adeguato intervento che mutasse il volume dei servizi ed offrisse liquidità per nuovi e necessari investimenti. Il problema riguarda un bilancio dimezzato dai tagli operati in finanziaria e dai debiti contratti con la regione, un parco mezzi limitato e sempre più obsoleto, incapace quindi di attrarre un maggior numeri di utenti e di aumentare i chilometri su cui riceve poi i contributi, e non ultimo il permanere dell’illegittima veste giuridica di azienda speciale, a cui l’Atm è purtroppo comunque obbligata dalla mancata approvazione dei bilanci degli anni precedenti. Argomenti dunque risaputi che, però, ognuno per la parte che gli compete si guarda bene dall’affrontare preferendo, molto più utilmente, continuare a far addossare ai lavoratori ogni responsabilità, puntando magari sulla loro crescente esasperazione per giustificare ogni rinvio o addirittura lo smantellamento della società».

«Ma chi amministra – proseguono Foti, Testa e Lasagni – la città sa bene che la stessa natura giuridica dell’azienda fa sì che i debiti di una azienda speciale ricadano direttamente sul bilancio comunale e che ogni ipotesi di chiusura non dispenserebbe le casse comunali da questo obbligo, bensì accelererebbe la dichiarazione di dissesto e casserebbe la possibilità di ripagare, attraverso i proventi di una azienda risanata, quelle passività. Abbiamo atteso un segnale ed abbiamo pazientato, non senza difficoltà, che l’amministrazione indicasse secondo la normale prassi una studiata strategia, ma purtroppo abbiamo ricevuto in cambio solo ingiustificabili rinvii. Chiediamo pertanto un urgente confronto di merito e l’attivazione di misure immediate volte a garantire le retribuzioni dovute, preavvisando in caso contrario il ricorso ad azioni di protesta».

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