Servizi sociali nel guado tra Istituzione e Cissa: i consiglieri comunali interrogano Buzzanca

Servizi sociali nel guado tra Istituzione e Cissa: i consiglieri comunali interrogano Buzzanca

Redazione

Servizi sociali nel guado tra Istituzione e Cissa: i consiglieri comunali interrogano Buzzanca

giovedì 04 Settembre 2008 - 14:10

Prima Saglimbeni e poi Capurro e Pergolizzi sollecitano il sindaco per capire le intenzioni dell'amministrazione.

Non è chiaro il futuro dei servizi sociali, nè si è ancora capito quale sia la reale intenzione dell’amministrazione comunale in merito. In questo momento il delicato settore naviga a vista in mezzo a due sponde, rappresentate da altrettante delibere, entrambe a firma dell’ex commissario straordinario Gaspare Sinatra, entrambe annullate da una sentenza del giudice del lavoro. La prima è la 21/C del 30 aprile 2008, con la quale Sinatra decretava lo scioglimento dell’Istituzione per i Servizi sociali, la seconda è la 28/C, dello stesso giorno, con la quale il commissario disponeva il trasferimento delle attività e delle funzioni dell’Istituzioni al costituendo -Consorzio Intercomunale Servizi Sociali- (Cissa). Il 24 giugno il giudice del lavoro, come detto, ha annullato gli effetti delle due delibere, per comportamento antisindacale, ma dieci giorni prima si era formalmente insediato il Cissa, attribuendo i compiti di presidente a Giovanni Rovito e chiedendo al presidente del consiglio comunale la disponibilità di idonei locali.

A fare il punto della situazione con un’interrogazione scritta è stato, in mattinata, il consigliere comunale del Pd Paolo Saglimbeni, che aveva già sollevato la questione lunedì scorso in sede di commissione Bilancio. «In più occasioni – afferma Saglimbeni – il neo sindaco Buzzanca ha dichiarato di voler revocare la delibera 28/C, istitutiva del Cissa, per scongiurare il rischio di un nuovo carrozzone che dovrebbe esercitare addirittura le funzioni socio assistenziali sanitari del Distretto 26, comprendente il comune di Messina e i comuni limitrofi». Saglimbeni aggiunge che lo stesso Buzzanca «ha espresso giudizi negativi sull’Istituzione per i servizi sociali, considerata uno stipendificio, fonte di confusione nella elaborazione delle politiche sociali, di sprechi e di debiti fuori bilancio, manifestando la volontà di scioglierla e di trasferirne le funzioni alle competenze dell’assessorato alle politiche sociali». A questo punto il consigliere vuol capire le intenzioni dell’amministrazione, «che dalle parole dovrebbe passare ai fatti».

Dunque chiede «se non sia opportuno predisporre con urgenza la proposta di revoca della delibera 28/C e riproporre la delibera 21/C adeguatamente modificata al fine di sciogliere l’Istituzione ai servizi sociali trasferendone le funzioni e i compiti in capo all’assessorato ai servizi sociali». Un’ipotesi che andrebbe comunque concordata con i sindacati, che hanno preteso, nell’ultimo incontro con Buzzanca, di essere coinvolti in qualsiasi decisione verrà presa sul settore.

Nel pomeriggio anche due consiglieri comunali della maggioranza, il capogruppo Pdl Pippo Capurro e Nello Pergolizzi, hanno presentato un’interrogaizone. «In queste settimane – scrivono i due – è emersa in tutta la sua virulenza lo stato di grave disagio in cui versano i lavoratori delle cooperative sociali molti dei quali non ricevono lo stipendio (meglio chiamarlo sussidio) da mesi nonostante l’impegno del sindaco, del ragioniere generale e dei sindacati che, in qualche caso, al limite della patologia cronica, hanno sbloccato alcune somme solo al fine di consentire il pagamento degli emolumenti ai lavoratori». Anche Capurro e Pergolizzi tornano sulla questione Istituzione: «Organismo strumentale del Comune di Messina dotato di personalità giuridica, durante la gestione Sinatra è stata eliminata per fare posto ad un improbabile Consorzio e nelle more il servizio è in atto gestito direttamente dal Comune di Messina». I due consiglieri citano l’ultimo comma dell’art. 20 dello Statuto dell’Istituzione, il quale prevedeva che «A seguito dell’approvazione della dotazione organica, l’istituzione, in conformità alla normativa vigente, è tenuta a valutare la opportunità della gestione in economia di tutti o di alcuni servizi in atto affidati in appalto solo nell’ambito delle risorse disponibili e osservando il principio di pareggio di bilancio».

«In questi anni – fanno notare Capurro e Pergolizzi – è stato stabilizzato un considerevole numero di lavoratori di cooperative mentre per i servizi storici quali Casa Serena e Assistenza domiciliare agli anziani non si è ritenuto di fare altrettanto creando una disparità tra analoghe categorie di lavoratori che rischiano di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano: senza stipendio, senza contributi e probabilmente senza Trattamento di Fine Rapporto. Il Consiglio Comunale ha chiesto piu’ volte e in modo bipartisan di chiudere l’Istituzione e passare a una gestione diretta del Comune, con atti deliberativi proposti sia dal centrosinistra (primo firmatario Ciccio Curcio) che dal centrodestra (primo firmatario Carmelo Santalco)». Dunque, ritenuto che «l’attuale sistema gestionale è quello che offre maggiore garanzia e trasparenza e consente, in ogni caso, sia un maggiore controllo da parte dei vertici amministrativi del Comune e del Consiglio Comunale, sia un considerevole risparmio di spese per indennità agli amministratori, pagamento emolumenti Direttore Generale e Ragioniere Generale, spese legali, consulenze ecc…», i due consiglieri chiedono se il sindaco «non ritiene opportuno riferire nella Commissione competente, anche attraverso gli Assessori ai Servizi Sociali e Rapporti con il Consiglio, quali determinazioni intende assumere per consentire una gestione piu’ efficiente ed efficace in questo delicatissimo settore» e «se non ritiene di impartire urgenti disposizioni ai dirigenti competenti per verificare se sono stati affidati, con gara o ancora peggio direttamente, servizi a cooperative non in regola con il D.U.R.C. e in ogni caso rescindere immediatamente qualsiasi contratto a tutti coloro che non sono in regola con il capitolato speciale d’appalto e con la normativa vigente in materia», prendendo infine in considerazione l’idea «di impartire disposizioni al dirigente competente affinché venga inserita, per le prossime gare, quale documentazione obbligatoria, la dimostrazione di avere realmente accantonato , ovviamente nei modi consentiti, il T.F.R. iscritto a bilancio».

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