Sopralluogo al “Celeste”: stadio di abbandono

Sopralluogo al “Celeste”: stadio di abbandono

Sopralluogo al “Celeste”: stadio di abbandono

giovedì 14 Maggio 2009 - 11:31

Questa mattina alcuni componenti della IV Commissione consiliare hanno visitato l'impianto di via Oreto. Il presidente Gaetano Caliò: “Tanti ricordi, ma servono troppi interventi per rendere completamente agibile e accessibile la struttura”

Il Messina e il “Giovanni Celeste”. Un binomio vincente per decenni, terminato nel 2004 forse con il più bello dei successi, la promozione in serie A dell’Fc Messina dopo più di quaranta anni. Un rapporto che qualcuno sogna di rilanciare, ma che attualmente cozza in maniera decisa con le condizioni dell’impianto e con i costi eventuali per poterlo rendere agibile e accessibile secondo le recenti normative.

Proprio a questo proposito, in mattinata, una delegazione della IV Commissione consiliare di Palazzo Zanca ha effettuato un sopralluogo allo stadio, appurando la situazione della struttura. Ovviamente in stato di degrado le aree d’ingresso alle tribune, tra rifiuti, escrementi di animali, cartelloni pubblicitari e altro tipo di materiale accatastato. Addirittura, come testimoniano le immagini (foto2), nella parte inferiore della curva nord si è venuto a creare una miscela di muschio, melma e rifiuti. In cattivo stato anche i bagni, i vetri e le ringhiere che delimitano i settori, i cancelli d’accesso e i pilastri. Condizioni ovviamente legate allo stato di abbandono degli ultimi anni (ci sono responsabilità della vecchia società che aveva in concessione l’impianto?). Come già detto infatti, l’ultimo collaudo è stato effettuato nel 2004, proprio in concomitanza con la promozione della formazione giallorossa in massima serie, mentre poi lo stesso è stato utilizzato solo per gli allenamenti dell’Fc Messina e per alcune partite interne del Camaro, rigorosamente a porte chiuse.

Oltre la situazione sopra esposta, risolvibile con qualche intervento straordinario, ciò che preoccupa per un’eventuale predisposizione di riapertura dello stadio, sono le condizioni di sicurezza. In primis per ciò che concerne le torri faro, pericolanti alla radice, soprattutto quelle della Tribuna Coperta. Certo è che l’apertura al pubblico può rappresentare un rischio maggiore, ma le torri allo stato attuale potrebbero comunque “crollare” su chi gioca a porte chiuse, su chi si allena, su chi passa all’esterno dello stadio stesso. Sono diverse le infiltrazioni d’acqua, dunque apparirebbe necessario un’intervento di impermializzazione, così come gli spogliatoi dovrebbero essere adattati alle nuove normative. Per quanto riguarda la capienza, dopo l’ampliamento del settore ospite nel 2001, che consentì di adeguarsi alle norme potendo così continuare a giocare in serie B, adesso dovrebbe essere ulteriormente ridotta, per evitare l’imposizione dei tornelli, dell’area di videosorveglianza e del prefiltraggio, previsti dal Decreto Pisanu per gli impianti pronti ad accogliere più di diecimila spettatori.

Le cifre. C’è chi ha parlato di circa trecentocinquantamila euro, qualcosa in più, qualcosa in meno. Ha sparato alto invece il presidente della commissione Gaetano Caliò, valutando indicativamente in un importo superiore al milione di euro gli interventi necessari per rimette “in piedi” lo stadio. Lo stesso Caliò è apparso poco possibilista sull’ipotesi di riapertura totale della struttura. Ha però lanciato l’idea di potere magari rendere agibile la tribuna coperta, dando la possibilità di sfruttare il “Celeste” alla squadre che giocano in categorie minori. Non è però stato possibile far emergere un quadro completo a trecentosessanta gradi, perché nonostante le richieste della commissione, non è stato recapitato dagli uffici competenti tutto l’incartamento relativo all’impianto. Al sopralluogo hanno partecipato anche i vigili urbani e il funzionario del Dipartimento Sport del Comune di Messina Francesco Fagioli, che ha sostenuto l’esigenza di un’analisi approfondita di una ditta esterna specializzata per poter capire davvero lo stato della struttura.

Sulla riapertura, infine, più possibilista Giuseppe Chiarella, secondo il quale se la nuova società ha l’ambizione di tentare subito la scalata alle categorie superiori, fino alla serie C1, non si può non ripartire proprio dal “Celeste”. Uno spunto proposto dal consigliere è quello di ricavare delle risorse da eventi e concerti da organizzare al “San Filippo”.

Una delle “soprese” che hanno trovato stamattina i componenti della IV commissione è l’occupazione dei locali che negli anni ’80 ospitavano la sede della vecchia Acr. Quattro famiglie (tra le quali quella del custode) che con autorizzazione del Comune, nell’ambito dell’emergenza abitativa, vivono lì, alcune dal 1995 altre dal 2003, pagando un affitto notevolmente ridotto. Una famiglia risulta invece occupante abusivamente.

SERVIZIO E FOTO EMANUELE RIGANO

(cliccando su photogallery altri scatti realizzati da Dino Sturiale)

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