Due ore di faccia a faccia col giudice per raccontare la propria verità. Tutti i retroscena del delitto di Furci Siculo
MESSINA – “Ho ucciso un uomo, ecco il fucile col quale ho sparato”. Non ci ha pensato molto, Gaetano Nucifora, prima di costituirsi ai carabinieri. Ha confessato di aver ucciso il suo fraterno amico Giuseppe Catania, per tutti Pippo, offrendo i polsi per le manette. Confessione ribadita e confermata davanti al sostituto procuratore Roberta La Speme e il comandate della Compagnia di Taormina Giovanni Riacà poco dopo in caserma.
Il movente privato
Motivi personali, ha spiegato tra le lacrime, in due ore di interrogatorio serrato durante il quale ha sciolto l’angoscia, non ha frenato il pianto, ha raccontato tutto: Pippo era un suo fraterno amico, li legava una “comparanza” formalizzata davanti al prete, un compagno di caccia di anni, di tante cene e momenti spensierati con le rispettive famiglie. Un fratello di fatto che però lo ha tradito, ha spiegato, pugnalandolo alle spalle per anni, almeno da 7 anni. Lui, Tani, lo ha però scoperto soltanto qualche giorno fa, quando già il motivo dello sgarro era superato. Ma un tradimento non si supera così a cuor leggero, e Tani lunedì sera intorno alle 19, passando in auto sul lungomare di Furci Siculo, ha visto Pippo, è corso a casa, ha imbracciato il fucile regolarmente detenuto, è tornato e gli ha sparato in viso un primo colpo, poi altri quando l’ex amico di una vita era ormai a terra.
Una comunità sotto choc
Questo il drammatico racconto che gli investigatori hanno raccolto nella notte, mentre i Ris lavoravano sul marciapiede di Furci per raccogliere e catalogare le tracce di un delitto che ha scosso diverse comunità: quella di Furci e quella di Roccalumera ma anche l’ambiente giudiziario messinese, dove Pippo era noto per aver lavorato una vita tra l’ufficio scorte e la Squadra Mobile, in Questura.
Le indagini
Adesso è il momento di mettere tutti i tasselli a posto per fugare ogni dubbio, con il prosieguo delle indagini. La confessione è genuina come sembra? Saranno i risultati degli esami balistici, l’analisi dei tabulati, gli altri rilievi scientifici e le testimonianze a confermarlo o smentirlo. Già incaricata la professoressa Elvira Ventura Spagnolo, che dovrà effettuare l’autopsia sul corpo dell’agente in pensione, così che il corpo possa essere restituito ai cari per il funerale.
L’uccisore intanto è dietro le sbarre del carcere di Gazzi, in attesa che il giudice fissi l’udienza per la convalida dell’arresto. Quel giorno con lui ci sarà il difensore, l’avvocato Gianni Miasi, che sta valutando i prossimi passaggi per assistere al meglio il reo confesso. La famiglia Catania si è affidata invece all’avvocato Antonio Scarcella.