A proporlo l’Ordine degli architetti di Messina, che rivendica un ruolo da protagonista nella fase in cui la città dovrà sedersi al tavolo per il nuovo accordo di programma sul Ponte
Qualcuno ricorderà il famoso Comitato tecnico interistituzionale istituito a suo tempo da Turi Leonardi. Fu il primo, vero tavolo di confronto tecnico sul Ponte e sulle sue opere propedeutiche. Un lavoro che portò, poi, all’Accordo di programma del 2003, che a breve dovrà essere rivisto e corretto alla luce dei tanti nuovi passaggi intercorsi in questi otto anni. Ma c’è chi il proprio ruolo sembra non averlo più e lo rivendica. E’ l’Ordine degli architetti, con il suo presidente Giuseppe Falzea, che non nasconde il proprio rammarico con Comune e Provincia «per la scarsa attenzione riservata in questa fase alle categorie professionali degli architetti e degli ingegneri e nel non avere più ritenuto opportuno far proseguire il lavoro del comitato tecnico interistituzionale». Al tempo stesso, Falzea e colleghi ritengono «inevitabile che si apra un dibattito con la città in tutte le sue componenti, al fine di avere conoscenza del progetto definitivo redatto e soprattutto della previsione di opere e azioni a suo tempo individuate quali imprescindibili per il nuovo assetto del territorio ed urbanistico-infrastrutturale. E’ necessario sapere, alla luce dell’attuale congiuntura economica negativa, quali implicazioni vi siano rispetto a quanto a suo tempo programmato e richiesto come condizione minima necessaria affinché quest’opera possa essere sostenuta dalla città sia nella sua realizzazione che a regime».
Secondo gli architetti sarà necessario confrontarsi prima della conferenza dei servizi sull’atto integrativo all’accordo di programma, propedutico all’approvazione del progetto da parte del Cipe. Un confronto a cui dovranno partecipare le istituzioni locali ma anche gli attori principali dell’affaire Ponte, dalla società Stretto di Messina al consorzio Eurolink. Interesse dell’Ordine è creare l’occasione di «innescare un processo virtuoso che trovi nella qualità dell’architettura il generatore della nuova immagine urbana». In altre parole, concorsi internazionali per coinvolgere le migliori firme dell’architettura contemporanea, senza per questo tralasciare le «enormi risorse tecniche-professionali locali». Una prima opera sulla quale bandire un concorso potrebbe essere, secondo Falzea e gli altri componenti dell’Ordine, la nuova stazione ferroviaria, vista anche «come centro di aggregazione sociale e commerciale al pari delle grandi stazioni europee». Del resto, ricorda Falzea, anche l’attuale stazione centrale del Mazzoni è frutto di un concorso d’idee.
BENE…UNA NUOVA STAZIONE …MA QUANTO CI METTE UN TRENO DA MESSINA A PALERMO?
A che serve la stazione se non ci sarà un ponte? L’unione europea ha volto lo sguardo verso progetti più utili, finalmente!!