Presentata la candidatura del reggino Irto a guidare il Pd calabrese

Presentata la candidatura del reggino Irto a guidare il Pd calabrese

mario meliado

Presentata la candidatura del reggino Irto a guidare il Pd calabrese

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giovedì 30 Dicembre 2021 - 18:45

Una mozione congressuale «plurale e inclusiva», 4 grandi sfide, l'idea di mettere insieme forze «riformiste e civiche» che mirano a una «società più giusta»

REGGIO CALABRIA – Sarà un reggino a guidare il Partito democratico calabrese? Tante ma tante cose – come Tempostretto aveva rilevato in tempi non sospetti – lasciano immaginare di sì, e che il suo nome è Nicola Irto.

Caratteristiche incoraggianti

Il dato anagrafico è incoraggiante: Irto compirà i 40 anni il prossimo 5 gennaio. L’esperienza è solidissima: in origine consigliere comunale a Reggio Calabria (insieme a Peppe Marino e al poi sindaco Giuseppe Falcomatà, durante la breve sindacatura di Demy Arena per il centrodestra), dopo il fortunato e gettonatissimo “salto” alla Regione dapprima quale presidente del Consiglio regionale (quando Governatore era l’allora collega di partito Mario Oliverio), successivamente vicepresidente di minoranza dell’Assemblea (con la sfortunata Jole Santelli).

Il doppio “passo indietro”

A questo punto, venne il momento giusto per il “grande salto”, la candidatura alla Presidenza per tentare di riacciuffare per i capelli l’unica Regione che in autunno sarebbe sì andata al voto, ma sulla carta indiscutibilmente di nuovo a vantaggio del centrodestra. Una scalata facile: quando c’è aria di “sconfitta”, i generali di carta si squagliano come neve al sole, eh. E quindi con tantissimo anticipo anche i vertici romani fecero sapere che il candidato del centrosinistra sarebbe stato senz’altro Nicola Irto.

Poi venne il 31 maggio e la rinuncia alla “scalata” a Germaneto, con Irto da un lato pronto a scagliarsi contro i «piccoli feudi» che facendo comunella gli avrebbero frapposto ostacoli e insidie d’ogni tipo, dall’altro a lanciare un bengala per vedere d’attivare le Primarie, considerate l’unico strumento in grado di ricompattare l’intera coalizione attorno alla sua figura. Ma certo nessuno poteva prevedere che nel giro di un grappolo di giorni il “soldato Irto” sarebbe stato ri-arruolato a furor di popolo e avrebbe ri-rinunciato: troppe divisioni, troppa poca convinzione delle truppe: Amalia Bruni ne sa qualcosa ma, se è per questo, pure gli altri numerosi candidati in pectore prima di lei.

A norma di Regolamento

Nicola Irto oggi a Lamezia Terme

In atto, il politico reggino è capogruppo dèm alla Regione. Come già osservato settimane fa su queste stesse colonne digitali, a tratteggiare i “paletti” entro i quali si sarebbe potuta muovere la terza esperienza di Irto a Palazzo Campanella – anche questa volta all’opposizione – ci ha pensato il Regolamento del Pd calabrese per la fase congressuale, varato il 30 novembre scorso.

Le candidature a segretario regionale, con relativa piattaforma politico-programmatica, vanno consegnate alla Commissione regionale entro le 20 del 7 gennaio. Ogni candidatura va sottoscritta da almeno 250 (e non più di 600) iscritti, «distribuiti in almeno tre Federazioni provinciali» delle cinque calabresi.
Il testo regolamentare, però, all’articolo 3 prevede espressamente la possibilità di una candidatura unica a segretario regionale del partito (con una o anche più liste a supporto): il Dna della candidatura di Nicola Irto pare essere proprio questo.

Il Regolamento, poi, non esclude dall’agone i consiglieri regionali come Irto; incompatibili, invece, i sindaci (è il caso tra l’altro di Giuseppe Falcomatà, che conserva la carica di primo cittadino di Reggio Calabria benché “congelata” per 18 mesi ai sensi della “Severino” in séguito alla condanna a un anno e 4 mesi di reclusione nel “processo Miramare”), i Presidenti di Provincia, i componenti dell’Assemblea nazionale del Partito democratico.

Elezione “di secondo grado”

Va anche detto che, quantomeno formalmente, quella del segretario regionale del Pd calabrese risulta essere un’elezione “di secondo grado” e non “a suffragio universale”. Non sono gli iscritti – o l’ancor più ampio popolo delle Primarie – a eleggere il segretario del “loro” partito, bensì i 160 membri dell’Assemblea regionale che, loro sì, vengono eletti dagli iscritti.
I componenti dell’Assemblea regionale piddina da eleggere sono suddivisi tra le 5 Federazioni provinciali «per il 50% in proporzione alla popolazione residente e per il 50% in base alla media dei voti ottenuti alle elezioni europee 2019 e alle elezioni regionali 2021».

Così oggi a Lamezia

D’accordo, ma quella di Irto che candidatura sarà?

Riprendiamo allora quanto anticipato nella conferenza stampa pomeridiana a Lamezia Terme: l’idea è di una candidatura plurale e inclusiva. A corroborarla, la mozione congressuale Rigenerare in Calabria i valori del Partito democratico.
Mozione che parte dalla ricognizione delle quattro “grandi sfide”: Salute, Sanità pubblica di prossimità; Territorio “bene comune”; Legalità, competenza, lavoro e futuro; Autonomia differenziata.

Irto intervistato a margine della conferenza stampa

«Serve una rivoluzione per riaffermare i valori originari del Partito democratico calabrese? Serve un partito organizzato e per molti versi rigenerato – vi si legge, tra le battute iniziali -. Non per rinnegare la storia o dimenticare che ci siano state personalità e azioni di cui tutta la nostra comunità debba fare tesoro, ma per assicurare di saper agire nel tempo che viviamo, di sapere interpretare una società complessa di cui il Covid ha aumentato le contraddizioni ed esasperato i problemi».

Ma soprattutto, serve secondo Irto un partito “presente”, che sia «percepito dal popolo democratico e dall’intera società calabrese anche lontano dai momenti elettorali. Un partito che abbia credibilità, visione».

Solo che tutti vogliono viaggiare in prima, cantava Ligabue: allo stesso modo in politica, ammette l’ex presidente del Consiglio regionale, a parole tutti sono innovatori, e c’è «grande abbondanza di rivoluzionari, di riformisti, ma alla fine gli unici a cambiare sono coloro che ambiscono al potere illudendo i calabresi con progetti irrealizzabili e populisti. Noi non diciamo solo che occorre “riformare”. Usiamo, non a caso, il termine “ri-generare”. Generare nuovamente. Far rinascere e rifiorire».

Una ripartenza che però, attenzione, «non è una questione anagrafica», scandisce in mozione il 39enne Irto, ma consapevolezza che «non possiamo più permetterci questa deriva, bisogna dare nuova linfa a un riformismo autentico e rinnovato».
Tradotto dal politichese: ad avviso di Nicola Irto, nel Pd calabrese bisogna finalmente «superare i singoli interessi di ciascuno per guardare insieme alle necessità dell’Italia e della Calabria». Mentre «il consenso elettorale fine a se stesso non potrà essere più l’obiettivo primario», per varie ragioni: alla Calabria «serve invece mettere insieme le forze politiche, riformiste e civiche, che sentano la necessità di una società più giusta e si pongano obiettivi chiari a favore delle comunità e dei cittadini».

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