Unione e sviluppo. Dalla città metropolitana di Messina a quella dello Stretto

Unione e sviluppo. Dalla città metropolitana di Messina a quella dello Stretto

Marco Ipsale

Unione e sviluppo. Dalla città metropolitana di Messina a quella dello Stretto

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venerdì 24 Gennaio 2014 - 14:27

La presidente del civico consesso, Emilia Barrile, preannuncia i temi di una seduta consiliare straordinaria che si svolgerà lunedì. Sul tema c’è già la condivisione coi capigruppo. I professori universitari Josè Gambino e Michele Limosani spiegano i vantaggi dell’istituzione dell’area di Messina a 51 Comuni e degli accordi successivi con l’area metropolitana di Reggio. I liberi consorzi comunali, al contrario delle città metropolitane, non riceveranno alcun finanziamento speciale

Se ne parlerà lunedì, nel corso di una seduta aperta e straordinaria del Consiglio comunale, con l’obiettivo di approvare un documento unitario da inviare all’Ars, sull’area metropolitana di Messina e dello Stretto.

Le motivazioni sono state anticipate oggi in conferenza stampa dalla presidente del Consiglio, Emilia Barrile, da un gruppo di consiglieri e, soprattutto, dai professori universitari Josè Gambino e Michele Limosani, da tempo fautori della città metropolitana dello Stretto, per la quale hanno già presentato uno studio e un manifesto per lo sviluppo e il lavoro.

“L’area metropolitana di Messina – ha affermato il prof. Gambino – dev’essere quella prevista con la legge regionale 9 del 1986, con 51 Comuni. Dopo la sua istituzione, sarà necessario rapportarsi con quella di Reggio, due aree che da sempre sono state forti se unite e deboli se staccate. Non si vuole fagocitare nessun Comune a vantaggio di Messina, tutt’altro. Sarà invece un’opportunità per tutti i Comuni, anche per i più piccoli, che avranno un ruolo fondamentale. In Europa, le aree metropolitane non comprendono solo il Comune principale. La proposta della Regione, relativa all’accorpamento con 14 Comuni, è stata giustamente bocciata dai sindaci per due motivi. Anzitutto perché avrebbero perso il loro status e sarebbero diventati come dei consigli di quartiere. E poi, ci chiediamo, con quale criterio erano stati scelti? Noi proponiamo il criterio identitario, che corrisponde alla zona dei Peloritani. Un’area diversa dal resto del territorio isolano per caratteristiche geologiche, morfologiche, idrografiche e climatiche”.

Con l’abolizione delle province, però, hanno preso sempre più piede le spinte autonomiste dei Comuni più grandi, come Barcellona e Milazzo, e di quelli più importanti, come Taormina. In quest’ultimo caso, sarebbe addirittura già pronto un nuovo consorzio, denominato Jonia – Taormina – Etna, che comprenderebbe i Comuni della fascia jonica compresi tra Scaletta Zanclea, alle porte di Messina, fino a Giarre, che avrebbe conteso la leadership a Taormina.

Secondo il prof. Gambino, però, si tratta di ipotesi campate in aria. “I liberi consorzi – ha spiegato – non sono previsti dalla legislazione nazionale né da quella europea. Si possono costituire, ma per loro non sono previsti finanziamenti speciali e perderebbero l’ultima occasione per uscire dalla crisi. I finanziamenti europei privilegiano le città metropolitane, ripartendo i fondi su tutti i Comuni sulla base di progetti condivisi”.

A dar man forte alla tesi, anche il prof. Limosani. “Il Governo ha deciso che le città metropolitane saranno il riferimento dei Pon nazionali e, tramite questi, arriveranno i fondi diretti. Non vogliamo imporre niente ma solo esporre le ragioni forti che ci convincono sia meglio stare insieme. L’area di Catania sta già chiudendo accordi importanti con quelle di Siracusa e Ragusa. Noi siamo ancora esclusi da quest’asse. Allora è bene restare uniti e poi guardare ad un’unione con l’area di Reggio. Serviranno presìdi di programmazione in grado di fare sistema, per presentare progetti in modo tale da poter ricevere i finanziamenti previsti”.

In questo quadro, quale il ruolo del Consiglio comunale? I consiglieri Abbate, Rizzo, Russo e Santalco hanno sottolineato l’importanza di riguadagnare centralità all’interno del territorio, visto che le piccole realtà saranno ancor di più relegate ai margini, per evitare che la Sicilia continui a fondarsi esclusivamente sull’asse Palermo – Catania. Chiederanno di essere ascoltati all’Ars, in commissione Affari Istituzionali, col supporto dei deputati regionali messinesi, per difendere le esigenze dei peloritani.

“Incontrerò tutti i presidenti dei Consigli dei 51 Comuni – ha dichiarato la presidente Barrile – per condividere un percorso che ci dovrà portare a costituire un’area importante a livello nazionale, in grado di intercettare i finanziamenti europei. Non abbiamo avuto un confronto con l’amministrazione comunale, ma non guardiamo all’appartenenza politica, anzi insieme possiamo raggiungere risultati migliori. Faremo sentire la nostra voce andando personalmente a Palermo a dialogare con Crocetta e la Valenti, con le istituzioni che decideranno le sorti di Messina, e i deputati dovranno essere al nostro fianco in questa battaglia. Messina è una città che merita lo stesso rispetto di Palermo e Catania. Mi auguro che lunedì venga fuori dal Consiglio un ordine del giorno compatto per il bene futuro della città, indipendentemente da chi verrà dopo di noi. Oltre ai professori Limosani e Gambino, abbiamo invitato alla seduta aperta anche la Consulta degli Ordini professionali, i sindacati Cgil, Cisl e Uil, ed il cartello Uniti per Messina”.

Sulle questioni regionali, con una nota, è intervenuto oggi anche l’ex presidente del Consiglio comunale, Pippo Previti. “Lo Statuto della Regione prevede che l’ordinamento degli enti locali si basi sui Comuni e sui liberi consorzi, escludendo dunque sia le province sia le città metropolitane. I liberi consorzi, però, sarebbero un unicum rispetto al resto del territorio nazionale. Per evitare ulteriori ed irreparabili pasticci amministrativi – conclude Previti – è opportuno fare una pausa di riflessione e avviare le modifiche dello statuto regionale, inserendo sia le province sia le città metropolitane”.

(Marco Ipsale)

5 commenti

  1. MIRTO CITTA’ METROPOLITANA DELLO STRETTO potrebbe essere il nuovo distico impresso all’ingresso di Mirto e degli altri 50 comuni che faranno parte della CITTA’ DELLO STRETTO. Che non sarà solo Messina ma tutte le altre 50 città della provincia che ne faranno parte.
    Questa è la logica delle città metropolitane in quanto istituti geografici e giuridici e che quindi ne avranno personalità autonoma.
    Fuori da questa logica che ripercorre il nuovo orientamento europeo non ci sarà futuro per nessuno. La nuova politica europea infatti privilegierà le aree metropolitane nel conferimento dei fondi strutturali e progettuali.
    Chi non condivide questi fondamenti è già fuori dalla storia.

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  2. Quale sarebbe la ragione per cui dovrebbero unirsi Taormina, Giardini, Letoianni e dall’altra parte Sant’Agata di Militello e Capo d’Orlando con Messina? Messina non è una area metropolitana naturale: non ha più le ferrovie, non ha un aeroporto, non ha un sistema logistico integrato, è esclusa dai corridoi europei TEN T. Ha solo un porto passeggeri (il più trafficato d’Italia). La regione dello Stretto non ha fondamento giuridico perché bisognerebbe modificare gli artt. 116 e 118 della Costituzione. Le due Regioni dovrebbero rinunciare al potere su due aree provinciali. Dall’altra parte Reggio non ha alcun interesse perché è già da sola città metropolitana con legge di Stato. Il suo territorio ricade nei corridoi ferroviari TEN T, ha le ferrovie, tre porti uno commerciale (Reggio), l’altro transhipment (Gioia Tauro), e l’altro (Villa S.G.) passeggeri; l’aeroporto. Insomma che gliene frega a tutti di Messina? Ma il ponte non era inutile?

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  3. …in pratica le provincie escono dalla porta…ma rientrano dalla finestra!!!
    Ma quanto CI COSTERA’ l’istituzione delle “città metropolitane”?
    E quante ne sarebbero previste in Sicilia?
    E quante in Italia?
    e i “consorzi”?
    Diventeranno anch’essi un altro “stipendificio”?
    Marco (Ipsale) si potrebbe fare un’inchiesta un po’ più approfondita per sapere quali sarebbero i COSTI…e i benefici???

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  4. ennesima buffonata inutile, da parte di gente che non sa pulire nemmeno un prato

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  5. Unirsi ed essere grandi è la strada migliore per assicurarsi finanziamenti e crescita.
    Fernando, unire l’area dello Stretto è fondamentale per la crescita comune di servizi ed istituzioni.
    Dall’Università alle strutture sanitarie ai collegamenti attraverso porti e aeroporto..etc
    Sul ponte Messina e Reggio hanno contato poco o….nulla…..altre città hanno deciso…..
    Assistenza, studio, lavoro etc…se cresce Messina o Reggio vale per tutta l’area dello Stretto,
    Se crescono le città che attualmente gestiscono l’area dello Stretto cioè Palermo e Catanzaro nessun beneficio per lo Stretto….anzi…
    Le due province dello Stretto si dovrebbero integrare e costituire una regione…ed una grande area metropolitana…che potrebbe essere la più grande del sud dopo Napoli….
    Lo stretto gestito dalle città dello Stretto…..

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