Un sabato di protesta contro il precariato e il mal governo del Paese. Pittura, arte e musica fino a sera. Gli interventi e le dichiarazioni dei partecipanti
L’eco “caliente” delle manifestazioni in Spagna arriva anche a Messina. Le rivoluzioni nord-africane contro i regimi, dopo aver varcato i confini nazionali, suscitando nei giovani spagnoli un bisogno di proteste ed occupazioni che vanno avanti da molti giorni, sembrano stiano ispirando anche le piazze italiane. Un segno di vitalità anche a Messina durante l’intero sabato di ieri, dove, lungo la piazza all’incrocio fra via Lepanto e strada san Giacomo accanto piazza Duomo, dalle 16 in poi, giovani, studenti, precari, disoccupati si sono dati appuntamento per occupare pacificamente e manifestare il proprio dissenso contro un sistema economico che impone il precariato e contro il mal governo che non ha saputo dare una risposta positiva alla crisi che colpisce i settori economici e sociali del nostro paese. Esposti striscioni come “Toma la calle, dalla Spagna all’Italia, riprendiamoci il futuro”, “siamo un esercito di sognatori, per questo siamo 0invincibili” e cartelloni sul referendum del 12 e 13 giugno in favore dei “si per dire no al nucleare, alla privatizzazione dell’acqua e al legittimo impedimento“, accanto a esposizioni di quadri artistici, manufatti in ceramica, sculture con materiale a riciclo, pannelli trasformati in graffiti ad opera dei writers e video-box dove filmarsi per esprimere il proprio pensiero. Significativa l’esibizione improvvisata “dell’happening” di alcuni ragazzi che hanno simulato con gesti mimici continui e ripetitivi, l’immagine di un “ufficio valutazione progetti” dove metaforicamente il giovane presenta il proprio progetto che viene timbrato burocraticamente su una scrivania per poi essere scartato dentro un cestino dal nome “cestino delle idee”. “La valenza simbolica – spiega l’ideatore dell’esibizione – è che i progetti, le idee dei giovani non vengono prese in considerazione”.
Diversi i pensieri e gli interventi di denuncia e protesta dei partecipanti durante un’assemblea pubblica aperta che ha avuto luogo sul posto prima dei mini-concerti della sera di band messinesi rock ed hip hop: Emma di Zaragoza, Spagna riconosce “i problemi di noi ragazzi spagnoli sono gli stessi dei coetanei italiani e messinesi, la crisi la stiamo pagando tutti”; le affermazioni degli altri giovani, studenti e precari messinesi: “protestiamo per il diritto al lavoro, per un futuro stabile e non incerto come i lavori precari trimestrali o semestrali, per il diritto allo studio ed una formazione di qualità, contro il numero chiuso, per il diritto alla casa e per non dover più dipendere dai nostri genitori che si ritrovano a dover aiutare loro noi e non noi a loro come dovrebbe essere, per poter accedere al mondo del lavoro senza dover avere bisogno delle raccomandazioni, per la libertà di espressione e spazi per la cultura. Chiediamo democrazia reale, scuole ed edifici al riparo dal rischio sismico, un territorio che non frani sotto i colpi delle pioggie d’autunno, più parchi attrezzati e aree verdi, servizi pubblici di qualità”; “Questa disoccupazione ha creato una generazione senza sogni e senza prospettive, è arrivato il momento di cambiare rotta”.
Evidenziata durante l’assemblea l’importanza del voto al referendum “il 12 e 13 giugno è fondamentale andare a votare Si per dire No al nucleare, alla privatizzazione dell’acqua e al legittimo impedimento”: “Sono un ex precario delle Ferrovie dello Stato e per me non ha senso smantellare l’RFI con la scusa di un ponte che, mettendo solo per ipotesi che io sia daccordo, non si sa se si farà e quando si farà, cerchiamo di mantenere, aggiornare e investire su quello che abbiamo. “Io sono il genitore di un figlio di 22 anni laureando che dovrà andare via da Messina, come genitore sento di dire agli altri genitori che noi siamo responsabili di questo disastro visto che non abbiamo saputo vigilare sulla politica e non siamo stati capaci di indirizzare socialmente i nostri figli, in piazza noi genitori tutti dovremmo scenderci assieme a loro”; “voglio garanzie per le donne lavoratrici che non debbano aver paura di essere buttate fuori quando si è in attesa di un bambino. “Il fenomeno del precariato non è un problema individuale del singolo, ma ci accomuna tutti, dobbiamo unirci in una voce comune contro il lavoro nero e la mancata sicurezza sul lavoro”; “sono un precario di 28 anni e il mio ex datore di lavoro mi deve 10.000 Euro ma questi soldi non arrivano, spero che questi eventi di protesta aiutino a prendere coscienza dello status in cui si trovano le generazioni di oggi”.
