Quartetto Katàne: giovani musicisti interpreti della grande musica di Beethoven

Quartetto Katàne: giovani musicisti interpreti della grande musica di Beethoven

giovanni francio

Quartetto Katàne: giovani musicisti interpreti della grande musica di Beethoven

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lunedì 20 Novembre 2023 - 10:00

L'esibizione al Palacultura di Messins per la stagione dell'associazione "Bellini"

Un ottimo Quartetto si è esibito sabato al Palacultura, per la stagione musicale dell’associazione Vincenzo Bellini, in un programma dedicato interamente a Ludwig Van Beethoven, il Quartetto Katàne, composto da quattro giovani musicisti: Ricardo Urbina e Dario Militano ai violini, Clelia Lavenia alla viola e Giulio Nicolosi al violoncello. Il Quartetto nella seconda parte del concerto, dedicata all’esecuzione del celeberrimo Concerto Imperatore, è stato integrato dal contrabbasso di Carmelo La Manna e dal pianoforte di Giovanni Bertolazzi. Quest’ultimo ha iniziato da solo il concerto con una brillante interpretazione della Sonata n.21 in do maggiore Op. 53 “Waldstein”.

Composta nel 1804 e pubblicata l’anno successivo, la sua denominazione è dovuta al fatto che fu dedicata al conte Waldstein, mentre l’altro soprannome “Aurora”, come del resto quello della successiva Sonata “Appassionata”, non è dell’autore, ma fu assegnato dai primi editori.

Si tratta della prima Sonata di Beethoven composta per una tastiera moderna, dall’estensione più estesa, ed è senz’altro una delle più felici creazioni del musicista per il pianoforte. La tecnica pianistica di base (scale, arpeggi, trilli etc.) viene qui utilizzata sfruttando al massimo i registri e il timbro dello strumento, in particolare nel primo movimento “Allegro con brio”. Dopo un breve tempo lento “Introduzione. Adagio molto”, una pausa soave, ricca di spiritualità, che sostituisce l’originario secondo movimento, quello che divenne poi un pezzo isolato sotto il nome di “Andante Favori”, attacca senza soluzione di continuità il “Rondo. Allegretto moderato”, che si basa su uno splendido, indimenticabile tema, accompagnato da un incessante fluttuare di arpeggi. Il brano, che raggiunge i registri più acuti della tastiera, è caratterizzato da una straordinaria dinamicità, che si scatena nel “Prestissimo” che conclude questo capolavoro.

Precisa e nitida l’esecuzione di Bertolazzi, giovane pianista ma già maturo nel restituire i meravigliosi fraseggi di cui la sonata è ricca, sempre con eleganza e intensità.

È poi entrato in scena Il Quartetto Katàne, che ha eseguito Il Quartetto in fa minore Op. 95. Si tratta dell’undicesimo quartetto composto dal musicista tedesco, pubblicato nel 1816 con la denominazione, di Beethoven stesso, di “Quartetto serioso”. Ad oggi non è ancora chiaro perché l’Autore abbia voluto curiosamente intitolare così il quartetto, ma è certo che siamo di fronte ad un’opera misteriosa, oscura, talora brusca, un unicum nella produzione beethoveniana. Si tratta dell’undicesimo quartetto del compositore tedesco, l’ultimo prima della strepitosa serie costituita dagli ultimi cinque quartetti di Beethoven e la “Grande fuga” per quartetto d’archi, e ne costituisce il precursore, a causa della complessità dell’architettura armonica, dei passaggi a volte violenti, all’unisono; un brano serio e ironico ad un tempo, di una modernità straordinaria per l’epoca. Particolarmente affascinante l’ultimo tempo, “Larghetto espressivo – Allegretto agitato”, che contiene un tema (il principale) appassionato, che ricorda il simile tema dell’ultimo movimento di uno dei suoi ultimi Quartetti, il n. 15 Op. 132.

I giovani musicisti hanno dimostrato una intesa non comune e la loro performance è stata assai felice, affrontando un brano di difficile esecuzione ed interpretazione, trasmettendo tra l’altro quella “gioia” di suonare insieme, essenziale in un quartetto d’archi.

Il concerto, come detto, si è concluso con Concerto per piano e orchestra n. 5 in Mi Bemolle Maggiore op. 73 “Imperatore”, nella riduzione per quintetto d’archi e pianoforte di Fran Lachner. La produzione musicale di questo musicista tedesco ottocentesco, ispirata alla musica di Beethoven e Schubert, è ormai caduta nell’oblio, non rivestendo particolare interesse artistico. Viene tuttavia a volte eseguita la trascrizione per quintetto d’archi e pianoforte dell’ultimo e più celebre dei concerti beethoveniani. Certo l’organico così ridotto rispetto alla grande orchestra sinfonica concepita da Beethoven non permette la resa di quella maestosità che ha contribuito all’appellativo di “Titano della musica”, spesso assegnato al compositore tedesco, e in alcuni passaggi l’assenza dei fiati in particolare si è fatta sentire. Il concerto tuttavia è talmente ricco di temi straordinari che l’esecuizone è stata piacevolissima, assai gradita dal pubblico che ha tributato entusiasti applausi a questi giovani artisti che hanno davanti sicuramente un radioso futuro.

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