"Quella volta che mi chiamarono terrona"...

“Quella volta che mi chiamarono terrona”…

Redazione

“Quella volta che mi chiamarono terrona”…

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giovedì 19 Dicembre 2019 - 14:45

Antonella Pavasili, assessore a Torregrotta, esprime la sua indignazione per gli insulti ad una madre nigeriana che aveva perso la sua bambina

Una mamma nigeriana insultata perché le sue urla strazianti per la morte della sua bambina di cinque mesi infastidivano i civilissimi italiani presenti, a Sondrio.

“La notizia mi è sembrata così orribile e incredibile che ho sperato si trattasse di una fake – racconta Antonella Pavasili, assessore a Torregrotta -. E invece no, pare sia drammaticamente vera. E mi sono ricordata di quella volta che in Liguria una elegantissima signora, udendo il mio accento siciliano, infastidita dal parcheggio imperfetto della mia macchina, prese a strepitare urlandomi “Ma vaffanculo terrona! Tornatene nella tua terra di merda!”. Ricordo perfettamente la sua faccia, la sua voce, l’odio, il senso di superiorità, l’astio irrazionale nella sua espressione. E ricordo anche la sua sorpresa, il suo rimpicciolirsi quando scesi dalla macchina, la avvicinai e, calcando il mio accento, le sussurrai “Gentilmente lo ripeta. Anzi lo urli più forte. Vorrei che lo sapessero tutti che io sono una terrona e lei è una povera, piccola, razzista ignorante”. Tacque, si spense come un cerino, si scusò e la sua faccia prima livida di odio arrossì di vergogna”.

“Ma io ho avuto la fortuna di aver studiato, la capacità di reagire, il retroterra, la forza per farlo. E soprattutto, quando mi chiamarono terrona, non ero devastata dal più innaturale e atroce dei dolori. Ma, malgrado ciò, sebbene apparentemente calma, dentro tremavo di sdegno, di rabbia. E penso a quella povera mamma con la sua creatura appena morta, fragile di un dolore insopportabile, annientata da un destino crudele e vorrei spaccare tutto. E penso a questi individui civili, bianchi, acculturati, che magari fanno la beneficenza pelosa, si commuovono per un film, mandano auguri di Natale sdolcinati e hanno un metro di pelo sullo stomaco e sul cuore. E non riesco a sopportarlo. Proprio non ci riesco. Ma dove siamo arrivati? Quale sarà il prossimo orrore? E vorrei affrontarli uno ad uno e sibilare loro “Ripetetelo, ripetetelo più forte! Vorrei che tutti sapessero che lei è una scimmia nigeriana e voi siete dei poveri, piccoli, uomini. Ignoranti e razzisti”. Si vergognerebbero? Non credo. Ormai siamo troppo oltre”.

Un commento

  1. Il pregiudizio non ha latitudine purtroppo. I messinesi che insultano i concittadini con l’appellativo di “buddace” sono un altro esempio di mediocrità.

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