Referendum, Carovana per la cittadinanza a Messina

Referendum, Carovana per la cittadinanza a Messina

Redazione

Referendum, Carovana per la cittadinanza a Messina

sabato 26 Aprile 2025 - 07:30

Presidio oggi a piazza Cairoli per informare sui quesiti del'8 e 9 giugno

A Messina, il primo aprile, si è costituito il comitato referendario provinciale per i 5 referendum dell’ 8 e 9 giugno. La Carovana per la cittadinanza ha preso il via da Mantova il 21 marzo, nel primo giorno di primavera e nella Giornata internazionale contro il razzismo. La Carovana farà sosta a Messina, in piazza Cairoli, lato monte, oggi, dalle 17:00 alle 20:00, per poi ripartire per un’altra città siciliana. Uno degli obiettivi è portare a 5, anziché a 10, gli anni necessari di residenza continuativa per richiedere la cittadinanza italiana. A piazza Cairoli ci sarà un presidio, con un banchetto informativo tenuto dai rappresentanti del comitato per sostenere la campagna referendaria e invitare al voto.

Un’iniziativa promossa da Arci, Cgil, Coordinamento nazionale nuove generazioni italiane (Conngi), Dalla parte giusta della storia, Idem Network, Italiani senza cittadinanza e in collaborazione con Il Razzismo è una brutta storia e Cnca (Coordinamento nazionale comunità accoglienti) per sostenere la partecipazione ai referendum.

La Carovana è in viaggio nel nome di “cinque sì”. “Un atto rivoluzionario, un gesto di partecipazione che può migliorare la vita di milioni di persone e rafforzare la nostra democrazia”, sottolineano i promotori.

5 quesiti referendari

La Corte Costituzionale ha ritenuto validi 5 quesiti referendari per i quali nel 2024 sono stati raccolti 5 milioni di firme.

Così la Cgil: “Ogni anno muoiono 1000 persone sul lavoro. Rendiamolo più sicuro. Cancelliamo le leggi che hanno reso le lavoratrici e i lavoratori più poveri e precari. Rimuoviamo l’ingiustizia che nega il diritto alla cittadinanza a 2 milioni e 500mila persone che vivono e lavorano in Italia”.

  1. Stop ai licenziamenti illegittimi
    Nelle imprese con più di 15 dipendenti, le lavoratrici e i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi non possono rientrare nel loro posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo. Sono oltre 3 milioni e 500mila ad oggi e aumenteranno nei prossimi anni le lavoratrici e i lavoratori penalizzati da una legge che impedisce il reintegro anche nel caso in cui la/il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto. Abroghiamo questa norma, diamo uno stop ai licenziamenti privi di giusta causa o giustificato motivo.
  2. Più tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle piccole imprese
    Nelle imprese con meno di 16 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo oggi una lavoratrice o un lavoratore può al massimo ottenere 6 mensilità di risarcimento, anche qualora una/un giudice reputi infondata l’interruzione del rapporto. Questa è una condizione che tiene le/i dipendenti delle piccole imprese (circa 3 milioni e 700mila) in uno stato di forte soggezione rispetto alla/al titolare. Abroghiamo questo limite, aumentiamo l’indennizzo sulla base della capacità economica dell’azienda, dei carichi familiari e dell’età della lavoratrice e del lavoratore.
  3. Riduzione del lavoro precario
    In Italia circa 2 milioni e 300 mila persone hanno contratti di lavoro a tempo determinato. I rapporti a termine possono oggi essere instaurati fino a 12 mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo. Rendiamo il lavoro più stabile. Ripristiniamo l’obbligo di causali per il ricorso ai contratti a tempo determinato.
  4. Più sicurezza sul lavoro
    Arrivano fino a 500mila, in Italia, le denunce annuali di infortunio sul lavoro. Quasi 1000 i morti. Modifichiamo le norme attuali, che impediscono in caso di infortunio negli appalti di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Cambiamo le leggi che favoriscono il ricorso ad appaltatori privi di solidità finanziaria, spesso non in regola con le norme antinfortunistiche. Abrogare le norme in essere ed estendere la responsabilità dell’imprenditore committente significa garantire maggiore sicurezza sul lavoro.
  5. Più integrazione con la cittadinanza italiana
    Riduciamo da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter fare domanda di cittadinanza italiana, che una volta ottenuta sarebbe trasmessa ai figli e alle figlie minorenni. Questa modifica costituisce una conquista decisiva per circa 2 milioni e 500mila cittadine e cittadini di origine straniera che nel nostro Paese nascono, crescono, abitano, studiano e lavorano. Allineiamo l’Italia ai maggiori Paesi Europei, che hanno già compreso come promuovere diritti, tutele e opportunità garantisca ricchezza e crescita per l’intero Paese.

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