Reggio, le discariche a cielo aperto non conoscono vergogna (né campagna elettorale) FOTO

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mario meliado

Reggio, le discariche a cielo aperto non conoscono vergogna (né campagna elettorale) FOTO

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martedì 23 Agosto 2022 - 15:00

Per l'ennesima volta, una montagna di scarti del tutto "senza tetto né legge" lungo via Sbarre Inferiori. "Lasciate libero il cancello"? Ecchissenefrega...

REGGIO CALABRIA – Le discariche a cielo aperto, a Reggio Calabria, non conoscono vergogna. Né tantomeno conoscono la liturgia della campagna elettorale: proprio no, i rifiuti d’ogni sorta continuano ad ammonticchiarsi sacchetto su sacchetto, elettrodomestico su elettrodomestico, cartone su cartone.

Eccoci lungo un’arteria della zona Sud della città che costituisce “un grande classico” per i lordazzi: via Sbarre Inferiori. Un luogo che conosce alla perfezione le dinamiche di chi sversa allegramente immondizia d’ogni tipo senza rossore sulle guance (per quanto a noi possa sembrare incredibile).

Il paradosso – ma neanche tanto: a volte si ha la netta sensazione che di fronte a garbati quanto accorati appelli di questo tipo scatti con ancora maggior violenza la ‘molla’ dell’inciviltà… – è che questa catasta bestiale di valigie inutilizzate e passeggini rotti, di sacchetti contenenti rifiuti misti quanto maleodoranti e materassi ridotti ai minimi termini s’è accumulata per l’ennesima volta giusto davanti a una proprietà privata, nel tratto di via Sbarre Inferiori compreso fra via Ipponio e la traversa di recente intitolata al compianto sindacalista ed ex deputato del Partito comunista Enzo Misefari.

A tal punto che il proprietario, evidentemente esasperato – e a buona ragione -, ha pensato bene di apporre non uno, ma due cartelli: «Si prega di lasciare libero il passaggio», messaggio stampato e inequivocabile che dà la misura di quanto la spazzatura non autorizzata in passato sia stata rovesciata qui davanti a tal punto da non permettere neppure il transito pedonale. E poi, a pennarello, sempre tutto maiuscolo: «Lasciate libero il cancello». Che per senso ultimo – e per disperazione del mittente – è un messaggio del tutto assimilabile al primo appello; e lo è anche in quanto del tutto inascoltato e disatteso, proprio come l’altro.

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