Rfi ferma la nave Messina, affida a Bluferries le ferrocisterne e traghetta le auto. L’Orsa: "A che gioco giochiamo?"

Rfi ferma la nave Messina, affida a Bluferries le ferrocisterne e traghetta le auto. L’Orsa: “A che gioco giochiamo?”

Rfi ferma la nave Messina, affida a Bluferries le ferrocisterne e traghetta le auto. L’Orsa: “A che gioco giochiamo?”

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lunedì 17 Agosto 2015 - 08:22

Il sindacato conferma lo sciopero del prossimo 8 settembre e chiede chiarimenti in merito alle scelte aziendali operate da Rfi. Ferma la nave più nuova, costata 50 milioni, che è l’unica adibita al trasporto di merci pericolose ma non al trasporto delle auto. Che viene invece svolto dalle navi più datate, Scilla e Villa

“Interpretare le mosse imprenditoriali della Produzione Navigazione Rfi di Messina, specie in questa fase di esodo e controesodo, è impresa ardua”. Il sindacato Orsa interviene ancora una volta sui rapporti tra Rfi e la sua “sorella privata” Bluferries e conferma lo sciopero del prossimo 8 settembre.

“Nel 2013 – ricorda il sindacato – Rfi ha acquistato per circa 50 milioni di euro l’Ammiraglia della flotta, la nave Messina, commissionata senza il ponte auto, quel ponte dedicato esclusivamente al trasporto di automobili, evidentemente considerato inutile ai bisogni del servizio che avrebbe esercitato. Stranamente però, in queste ore, la dirigenza di Rfi, in maniera del tutto improvvida, ha deciso di fermare la più nuova delle navi, ritenendo opportuno far navigare le datate gemelle Scilla e Villa dotate di ponte auto, col fine di traghettare il gommato leggero per conto di Bluferries. Alla luce dei fatti sorge spontanea la domanda: se è necessario e remunerativo traghettare anche le auto, perché la nave appena acquistata con soldi pubblici è stata concepita senza il ponte auto? Qualcuno potrebbe rispondere che Rfi, in seguito all’intervento dall’Antitrust, non può più traghettare automobili; può soltanto affittare i ponti auto delle navi Scilla e Villa alla Bluferries, società del Gruppo FS che agisce a rischio d’impresa, senza sovvenzioni pubbliche. In questo caso significherebbe che tutti gli sforzi messi in atto da Rfi per traghettare il maggior numero di automobili servono a portare utili principalmente nelle casse della ‘privata’ Bluferries e non interamente nelle proprie ma il vero sviluppo autolesionista si registra nel fatto che la fermata forzata della nave Messina comporta l’impossibilità per Rfi, non avendo altre navi disponibili, di traghettare il remunerativo carico di merce pericolosa su ferrocisterne, provvisoriamente affidato, ancora una volta, alla solita Bluferries che lo traghetta con le navi adibite (Fata Morgana e Riace) facendo pagare a Rfi un noleggio con costi non del tutto conosciuti. Tutto sembra muoversi per favorire la produzione della ‘sorella privata’ del gruppo, dove l’armatore ha sostituito il contratto di lavoro dei ferrovieri con un più conveniente contratto marittimo e i costi per l’utenza sono dettati dal mercato storicamente allineato a Caronte&Tourist”.

Secondo l’Orsa, “la dirigenza di Rfi, invece di operare per rispondere alle esigenze di Bluferries che per scelta di Holding agisce a rischio d’impresa, dovrebbe svolgere la propria mission di vettore pubblico impiegando ogni sforzo per conferire canoni di civiltà al traghettamento dei treni a lunga percorrenza e sfruttare le potenzialità produttive del trasporto merci su rotaia, servizi di pubblica utilità ormai scaduti a livelli da terzo mondo dei trasporti”.

Sino ad oggi – prosegue il sindacato – “il numero delle auto traghettate da Rfi è davvero irrisorio e non si capisce quale sia la convenienza economica per il vettore pubblico di lasciare ferma la nave ammiraglia e operare, per conto di Bluferries, un servizio che le è stato vietato dall’Antitrust, rinunciando di fatto ai significativi incassi provenienti dal traghettamento delle ferrocisterne che allo stato dell’arte viene spartito sempre con Bluferries, chiamata ad effettuare il servizio sostitutivo noleggiando a Rfi le proprie navi. Se invece la dirigenza di Rfi si fosse convinta che il futuro della produzione sta nel traghettamento del gommato leggero, avrebbe commesso un imperdonabile errore di programmazione nell’acquistare una nave, la Messina, senza il ponte auto dedicato; in ogni caso, trattandosi di risorse dei contribuenti, per le ragioni esposte, sarebbe doveroso, da parte del responsabile della Navigazione Rfi di Messina, fornire pubblicamente i dovuti chiarimenti con l’indicazione esatta di costi e ‘benefici’ di tale incomprensibile operazione di scambio, in modo tale da spiegare eventuali esigenze di marketing che alle menti normali sfuggono”.

2 commenti

  1. I Sigg. Franza ringraziano TUTTI.

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  2. I Sigg. Franza ringraziano TUTTI.

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