La Cgil “serra le fila” contro il dissesto: in Sicilia oltre il 70% dei territori a rischio. Chieste risorse e interventi

La Cgil “serra le fila” contro il dissesto: in Sicilia oltre il 70% dei territori a rischio. Chieste risorse e interventi

La Cgil “serra le fila” contro il dissesto: in Sicilia oltre il 70% dei territori a rischio. Chieste risorse e interventi

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martedì 14 Febbraio 2012 - 14:59

La segretaria generale della Cisl Sicilia, Mariella Maggio, ha effettuato un’ampia disamina sulle condizioni in cui versa il territorio. Il problema dissesto al centro della marcia organizzata per il 1.marzo

Nel giorno del secondo anniversario dell’alluvione a San Fratello, la Cgil torna a sottolineare l’importanza del tema della prevenzione nelle zone a rischio idrogeologico con un Convegno che ha riunito esperti, tecnici e dirigenti sindacali dei territori colpiti e delle categorie del lavoro maggiormente coinvolte, quella dell’edilizia e quella del settore agroalimentare. I lavori, ai quali era prevista la presenza di Susanna Camusso bloccata da impegni a Roma e sostituita dalla Segretaria nazionale Serena Sorrentino, sono stati aperti dalla segretaria generale della Cgil Sicilia, Mariella Maggio che ha sottolienato la duplice valenza della prevenzione sia per la tutela dei cittadini e del territorio sia perché la prevenzione mette in moto l’economia e crea lavoro.

A seguire la testimonianza del sindaco di Saponara, Nicola Venuto e dei tecnici presenti, il geologo dell’ENEA Falconi e il professore Liguori dell’università di Palermo. Sul versante sindacale il segretaro generale di Fillea – la categoria della Cgil che segue il settore dell’edilizia- Walter Schiavella e la segertaria generale della Flai – la categoria che segue il settore agroalimentare e che con il territorio è legata a doppio filo- Stefania Crogi.
Forte la presenza al Convegno di lavoratori, cittadini, rappresnetanti delle associazioni e dirigenti di settore oltre che delle delgazioni dei territori colputi dai disastri, Scaletta, Giampilieri, Saponara, Barcellona e Milazzo, San Fratello, a testimoniare come il tema della giornata sia un tema sensibile per il territorio messinese.
I lavori sono stati coordinati dal “padrone di casa ” il segretario generale della Cgil di Messina, Lillo Oceano che ha voluto ricordare come il denaro speso nelle emergenze sia sempre più di quello speso in prevenzione, “E purtroppo non porta indietro le vittime”.

“Contro il dissesto idrogeologico e per superare i problemi che ha causato alla popolazione del messinese non servono nuovi consulenti esterni ma un corretto utilizzo delle risorse disponibili per la messa in sicurezza del territorio e per la prevenzione”. Ha esordito così detto Mariella Maggio, segretaria generale della Cgil Sicilia, a proposito dei 15 esperti nominati dal presidente della regione, in qualita’ di commissario delegato per l’emergenza, il cui costo ammonta a circa 400 milioni. Una disamina a tutto campo che ha visto gli interventi di esperti, sindacalisti nazionali e rappresentanti delle istituzioni. In Sicilia, e’ emerso dal convegno, il 70% dei comuni e’ a rischio idrogeologico e sono in situazione critica 17 mila edifici, tra cui 59 scuole e 5 ospedali. Il rischio sismico riguarda invece 1.500.000 edifici. A fronte di questo e delle tragedie che si sono verificate in questi ultimi anni a causa di frane e alluvioni “l’intervento pubblico non ha ancora imboccato la strada della prevenzione- ha sottolineato Maggio- e della correzione delle storture che hanno contribuito a devastare il territorio”.

A proposito dei nuovi consulenti, Maggio ha aggiunto che “si tratta di una scelta incomprensibile, di uno spreco di risorse, alla luce anche delle professionalita’ gia’ esistenti all’interno della Regione e del dipartimento Protezione civile, figure altamente professionalizzate con i contratti peraltro in scadenza”. Maggio ha aggiunto che “e’ oggi fondamentale superare la logica dell’emergenza mettendo in pista un’ ordinaria e costante azione di tutela e conservazione del territorio che puo’ attuarsi solo con una nuova impostazione politica, un fronte su cui ad oggi non si registrano novita’. Dalla messa in sicurezza del territorio e dagli interventi per la prevenzione- ha sottolineato- possono venire peraltro opportunita’ di lavoro significative. Penso ad esempio al lavoro forestale per la tenuta e il ripristino dei boschi e per le manutenzioni (argomento che e’stato poi al centro dell’intervento della segretaria nazionale della Flai, Stefania Crogi)- ha specificato -e agli interventi nel campo dell’edilizia (tema poi ampliato dal segretario nazionale della Fillea, Walter Schiavella). Ecco perche’ – ha sottolineato Maggio – ci sara’ anche questo tema tra quelli al centro della marcia per il lavoro che la Cgil sta organizzando assieme agli altri sindacati e alle associazioni imprenditoriali per l’1 marzo”.

La segretaria ha evidenziato la necessità che “vengano destinate risorse adeguate per la messa in sicurezza e che vengano spese tempestivamente quelle disponibili per le zone colpite. Si usino subito i 100 milioni di euro stanziati per Scaletta, Giampileri e Nebrodi- ha affermato – ma anche si acceleri e qualifichi la spesa del programma operativo Fesr, per migliorare l’assetto idrogeologico. Per quanto sia una cifra esigua si parta subito con gli 11 interventi individuati il 22 gennaio dal Cipe e finanziati con 12 milioni e 756 mila euro,ai quali aggiungono 5 milioni 800 mila euro del Programma attuativo regionale”. La Regione, dovra’ inoltre procedere, chiede la Cgil, a “costituire quanto prima l’autorita’ di bacino distrettuale, quale sede di coordinamento degli interventi”. Uno strumento quest’ultimo indicato dalle direttive comunitarie 2000/60 e 2007/60 “ sulla cui attuazione anche il governo nazionale- ha sostenuto la sindacalista- sconta ritardi”.

Tra le richieste del sindacato, inoltre, la definizione di una nuova mappa del rischio idrogeologico; il ripristino del piano del ministero dell’ambiente sulla difesa del suolo cancellato da Tremonti; la destinazione di risorse in via prioritaria agli interventi per il riequilibrio dell’assetto idraulico e geologico e alle manutenzioni come pratica ordinaria; la redazione di piani urbanistici compatibili con territorio e ambiente e lo stop nei piani regolatori “dell’esasperata ricerca dell’espansione edilizia a tutti i costi, anche a quello della devastazione del territorio e del suo equilibrio e delle tragedie che ne conseguono”.

(FOTO STURIALE)

Un commento

  1. Sono stato al convegno e ho condiviso parola per parola tutto quello che si è detto, ma l’obiezione, manifestata nello scambio di opinioni fra i partecipanti, è il forte ritardo del SINDACATO sulle questioni del rischio idrogeologico,PRIMA dei drammatici eventi.Nell’ultimo quidicennio il SINDACATO è scomparso dai cantieri edili,non ha salvaguardato nè territorio nè i tantissimi muratori in nero, privi di copertura INPS e INAIL.

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