Politica

Rifiuti e impianto di Pace. La “guerra” tra Comune di Messina e Regione

Un impianto di trattamento meccanico dei rifiuti, smaltimento del percolato (oggi trasportato in Calabria) e una discarica a Pace, dotato di Aia (Autorizzazione integrata ambientale) sin dall’agosto del 2009. Il progetto definitivo approvato il 30 dicembre 2013 e l’autorizzazione a contrarre per appalto integrato, con un finanziamento di 13 milioni 323mila euro, di cui 7 milioni 241mila euro per il tmb (trattamento meccanico e biologico dei rifiuti) e 4 milioni 937mila euro per la discarica. Il 20 maggio 2015 l’aggiudicazione al Ccc di Bologna, con un ribasso del 13.44 %, per un importo finale di 10 milioni 711mila euro oltre iva.

2015 – 2019

Via libera? Macché. Il 29 ottobre 2015 l’Assessorato regionale ai beni culturali sospende la procedura di gara per un “preteso contrasto con il piano paesaggistico”. Allora l’impresa avanza ricorso al Tar, accolto con sentenza numero 1158 del 2016. Ma il 29 dicembre 2016 la Regione approva il piano paesaggistico della provincia di Messina e, sulla base di questo, il 28 marzo 2018 la Soprintendenza di Messina dichiara che “la procedura di valutazione va riproposta” e dava parere negativo, il 6 novembre 2018, a prescindere dalla collocazione della discarica. Il 4 settembre 2019, dopo accesso agli atti, il responsabile unico del procedimento era riuscito a dimostrare che nell’area “non è consentito realizzare discariche di rifiuti” ma “nessuna interdizione è prevista per l’impianto tmb”. Il 13 settembre 2019 la Regione dice sì alla possibilità di collocare la discarica su un’area adiacente alla fascia di rispetto del torrente Pace.

2 luglio 2020: iter riavviato. Ma poi…

Dopo sollecito, l’11 giugno 2020, da parte del sindaco di Messina, Cateno De Luca, il 2 luglio 2020 viene riavviato l’iter, chiedendo all’aggiudicataria di confermare il proprio interesse.

“Quando sembrava che i problemi tecnici fossero risolti, il rup formulava un nuovo quesito, chiedendo al Comune di Messina e alla Curatela del Fallimento MessinAmbiente spa in liquidazione il consenso alla volturazione dell’Aia, innescando un assurdo, quanto apparentemente irrimediabile, conflitto giuridico tra il Comune di Messina e la Curatela Fallimentare che pretenderebbe il pagamento degli oneri di progettazione dell’impianto per acconsentire alla volturazione dell’Aia”.

Il lungo iter è spiegato nella relazione annuale dell’assessora Dafne Musolino che, insieme al sindaco De Luca, con più note, l’ultima del 27 marzo 2021, hanno “evidenziato l’inammissibilità e l’infondatezza della richiesta, rimarcando altresì l’estraneità del Dipartimento Regionale Acqua e Rifiuti ad ogni questione economica, fondata o meno che sia, tra il Comune di Messina e la Curatela della società MessinAmbiente. Si è dovuto assistere ad un insostenibile rimpallo di corrispondenza in cui il Dipartimento ha tentato in ogni modo di ottenere il consenso da parte del Comune di Messina al pagamento degli oneri di progettazione in favore della curatela della società, e ciò solo per ottenere il consenso alla volturazione dell’Aia”.

Secondo la Musolino, il Dipartimento regionale “ha volutamente trascurato di considerare che (l’aggiudicazione) non sarebbe stata possibile se la struttura commissariale non avesse avuto la giuridica disponibilità del progetto e dell’Aia. Cessata l’emergenza, il Dipartimento regionale è subentrato alla struttura commissariale (quale) stazione appaltante… …non avendo alcuna necessità di ricorrere al consenso di terzi per la volturazione dell’Aia”.

Inoltre, “la struttura commissariale è subentrata come stazione appaltante per la realizzazione degli impianti di Gela ed Enna, inaugurati dal presidente Musumeci, senza sollevare le questioni che solleva per il Comune di Messina”.

Il 28 aprile 2021 “il rup ha candidamente ammesso che la richiesta al Comune di Messina di pagamento di oltre 700mila euro alla curatela fallimentare per gli oneri progettuali non conferisce alcuna certezza che la richiesta di volturazione vada a buon fine, ben dovendosi tenere a mente che il competente ufficio potrebbe, considerato che è stata modificata la collocazione della vasca rispetto al progetto originario e che si devono apportare ulteriori modifiche progettuali, rigettare la richiesta determinando la necessità di dare avvio ad un nuovo procedimento dall’inizio. In sostanza, il Dipartimento regionale insiste e pretende che il Comune di Messina corrisponda delle somme ad una società fallita solo per avere la possibilità di recuperare in extremis un ritardo causato dalla sua stessa inerzia, non garantendo neppure il buon esito del tentativo. Basti rammentare che la stazione appaltante è lo stesso Dipartimento regionale, al quale va imputata la responsabilità dei ritardi nella esecuzione dell’opera. Invece di agire, il Dipartimento temporeggia, rimanda, procrastina, formula accuse infondate e non risponde alle argomentazioni del Comune con le quali si dimostra l’infondatezza della pretesa di pagamento degli oneri di progettazione”.

Luglio 2021: la Regione passa la palla al Comune di Messina, alla Srr e alla Curatela di Messinambiente

Il 6 luglio 2021 “il Dipartimento ha rappresentato che, cessata la vigenza normativa dell’Ufficio del commissario per l’emergenza rifiuti, non avrebbe alcuna competenza in materia. E se ne sono accorti dopo tre anni di conferenze di servizi in cui hanno dibattuto del nulla”.

Il 23 luglio 2021 il Dipartimento ha ribadito la propria incompetenza alla realizzazione dell’impianto e, pur confermando la volontà di realizzarlo, ha chiesto al Comune di Messina e alla Srr Messina di determinare il soggetto attuatore dell’intervento, a partire dall’intestazioni delle Aia scadute e dal rinnovo della autorizzazioni ambientali; alla Curatela Fallimentare di Messinambiente di rivalutare la sua posizione, per superare la clausola che ha reso l’ordinanza del Tribunale Fallimentare interdittiva del procedimento”.

Musolino: “La Regione crea problemi che poi i Comuni devono risolvere”

“La lettura di simili comunicazioni – conclude la Musolino -, scevra da commenti che risulterebbero superflui, è sufficiente a dimostrare l’inconsistenza della politica regionale nella gestione dei rifiuti e la sua sostanziale incapacità di affrontare le questioni irrisolte che, ancora una volta, vengono addossate ai Comuni ed alle rispettive Amministrazioni che vengono chiamate a risolvere i problemi creati dallo stesso governo regionale”.